lunedì 26 maggio 2008

La moda nel cinema: Siamo donne

Emma Danieli

Siamo donne, episodio diretto da Alfredo Guarini (1953) Sceneggiatura di Luigi Chiarini Con Emma Danieli, Anna Amendola, Alfredo Guarini, Cristina Doria, Cristina Fantoni, Madeleine Fischer, Lello Bersani, Marcella Mariani Fotografia: Otello Martelli Rating IMDb: 7.0
Solimano
Ho già scritto due post sul film Siamo donne, uno per l'episodio con Isa Miranda (regia di Alfredo Guarini) ed uno per l'episodio con Anna Magnani (regia di Luchino Visconti). Ci sono anche gli episodi con Ingrid Bergman (regia di Roberto Rossellini) e con Alida Valli (regia di Gianni Franciolini), ma ne scriverò un'altra volta. Oltre ai quattro episodi, ognuno dei quali è incentrato su una attrice famosa, c'è un altro episodio che fa da prologo, intitolato "Concorso quattro attrici una speranza". Il regista è lo stesso produttore del film, Alfredo Guarini, che era anche il marito di Isa Miranda. Evidentemente pensò di creare sinergia fra il film (quattro attrici) e un concorso per scegliere appunto una speranza, una futura attrice fra molte concorrenti.
Più che di un episodio filmico, si tratta di un vero e proprio documentario, ed è qui il suo interesse: quali erano i modelli di bellezza delle aspiranti attrici nel 1953, soprattutto come trucco, capelli, abbigliamento. Moda, con una parola che consideri anche gli atteggiamenti, gli sguardi, il modo di essere e di presentarsi. Viene naturale il confronto con quello che succede oggi nei concorsi di bellezza di ogni tipo, compresi i reality che inflazionano tutte le reti TV. Non per dire è meglio è peggio, ma per capire cosa è successo in tutti questi anni, in un certo senso com'era l'Italia di allora e come è quella odierna da un punto di vista certamente non secondario: il canone della bellezza femminile.
Quindi inserisco nel post anche diverse immagini piccole (però tutte cliccabili) così ci si fa una idea di come fossero alcune delle concorrenti. Il concorso non ebbe una sola vincitrice, ma due, e ne inserisco una immagine in fondo al post, mentre in cima metto quella fra le due vincitrici che divenne poi molto nota, Emma Danieli, popolare come presentatrice ed attrice in TV. L'altra vincitrice fu Anna Amendola, che fece solo alcuni film negli anni successivi e non compare più in IMDb dal 1958.


Nella prima delle immagini qui sopra di vede il pigia pigia ad inizio giornata prima delle selezioni. Molte delle concorrenti sono accompagnate dalle madri, ma qualcuna è accompagnata da un maschietto che ne cura gli interessi (curando anche i suoi), come il giovane tiratissimo con gessato a rigoni, fazzoletto nel taschino, camicia bianca, cravatta a nodo stretto e capelli sicuramente pieni di brillantina. Non sorridono molto, le ragazze, ancor meno sorridono nella seconda immagine: si tratta di uno dei tanti momenti della verità, difatti l'uomo seduto, a quelle che gli passano davanti, dice se hanno superato quella selezione o sono state eliminate. La ragazza che gli sta in piedi di fronte sta per mettersi a piangere. Questa è proprio una parte documentaria, condotta con gentilezza, senza sbraco, ma anche con una ipocrisia allora un po' ingenua, ma che poi negli anni è diventata, come sappiamo, sempre più sofisticata.
La strategia delle ragazze è quasi identica: non possono permettersi capi di alta sartoria, quindi tutte indossano il vestituccio della festa. Le gonne sono molto lunghe (basta vedere l'immagine delle due vincitrici), quasi tutte puntano le loro fiches sulle chiome, chissà quanto avranno lavorato le parrucchiere che magari erano loro parenti. Per il resto, è in corso la battaglia fra sopracciglia e pinzette, per le ascelle non so, vigono ancora le due correnti di pensiero. Un bel po' di rossetto ce l'hanno, ed alcune, quelle che possono, puntano a mettere bene in vista un argomento molto sentito: il seno. Ma lo fanno più con l'aderenza della camicia o della maglia che con le scollature, salvo eccezione per le ragazze più sgamate. Si nota subito la grande differenza con quello che succede oggi: queste ragazze sono ben diverse l'una dall'altra e riconoscibili alla prima occhiata.


Gli organizzatori sono gentilissimi. Alle ragazze non danno il sacchetto cibarie, ma hanno attrezzato un capannone come se fosse una mensa, così stanno sedute una a fianco all'altra. Per tenerle vispe ne hanno inventato una assai bella: proprio mentre le ragazze mangiano, vengono comunicati i risultati della selezione appena fatta: nella prima immagine si capisce che la moretta (che è una sarda) va avanti, mentre la bionda è delusa perché eliminata. Nella seconda immagine si vede la concorrente più simpatica, quella con le treccione, che arriverà quasi in finale: quando farà il provino vocale, perché i giudici diventano sempre più severi e le prove più impegnative, si capirà che ha anche la macchinetta dei denti, da farci il monumento alla Miss Ignota! Intanto, la trecciona, come la sua compagna di banco, ha una bella mela nel piatto.


Non tutte le ragazze sono di campagna, qualcuna ha già il suo avviamento e cura al meglio sia l'abbigliamento intimo, sia il trucco, sia lo sguardo fatale.
Momenti divertenti del film (che continua ad essere anche un documentario), sono le due code che debbono fare le ragazze; una coda per la toilette, ed una coda per l'unico telefono, con cui informare la mamma e tranquilizzare il moroso lontano e geloso. Non mancano le occasioni per gli addetti ai lavori (non ancora dotati dei bellissimi nomi inglesi tuttora imperanti), per affollarsi attorno a quelle più disponibili, che si notano per la scollatura. Occasioni e promesse: intervista, provino, scrittura, fotoromanzo, pubblicità e via andare.
Qui a fianco metto due immagini di concorrenti che rappresentano le tipologie dell'eterno femminino italico: la mora prosperosa e la bionda eterea. Non appartengo ai laudatores temporis acti per definizione, ed ognuno è in grado di farsi benissimo una opinione su come le aspiranti miss erano allora e come sono adesso. Dico che le diversità sono tante e le vedo collegate soprattutto al fatto che queste ragazze, come modelli, avevano i film, ma soprattutto i fotoromanzi, come la protagonista de Lo Sceicco Bianco di Fellini, che scriveva allo sceicco firmandosi Bambola Appassionata.
La differenza vera oggi la fa la TV, e consiste nel fatto che si somigliano tutte. A completare l'opera entro i ventitre anni, interviene con solerzia la chirurgia plastica. L'erotismo si è sempre nutrito di fantasia, ma che tipo di fantasia ci può essere su tanti multipli di anatomia? La moda è figlia del tempo, lo sapeva benissimo Giacomo Leopardi: i tempi cambieranno e con essi le mode.

Anna Amendola ed Emma Danieli, le vincitrici del concorso

P.S. Per questo tipo di concorsi, si può anche andare più indietro nel tempo. Il primo che mi risulti fu quello in cui il giudice era Paride, che dovette scegliere a chi dare la mela d'oro: Athena, Afrodite o Hera? La diede ad Afrodite, come attesta Pieter Pauwel Rubens in diversi quadri, fra cui ho scelto quello del Prado. A proposito di Rubens. Sta finalmente cominciando a passare la nomea che le donne che rappresenta Rubens sono grasse e sgraziate, c'è evidentemente una moda anche nella fruizione della pittura, e le tendenze anoressiche hanno prevalso per troppo tempo. Basta basta basta: torniamo alla felice e terrestre carnalità di Rubens.

Pieter Pauwel Rubens: Il giudizio di Paride (part) 1639 Madrid, Prado

Nessun commento:

Posta un commento