Nicola
Foxy-lady, in inglese, è una donna di sensuale bellezza, con una sfumatura di rischio:
"Per la bellezza di una donna molti sono periti;
per essa l`amore brucia come fuoco."
(Ecclesiastico)
Nella tradizione sino-giapponese le volpi sono creature dalla metamorfosi facile, a loro agio nella forma umana e sfuggenti in quella volpina, intriganti e inquietanti. Non sono di per sé né buone, nè cattive: sono irrimediabilmente ambivalenti, nella loro disposizione verso gli uomini non meno che nella loro forma. Come la Baba Yaga, si tratta di creature ingovernabili e potenzialmente assai pericolose, magari anche capricciose, ma non arbitrarie; hanno anche un loro senso della giustizia. Sono comunque esseri a cui avvicinarsi con prudente cautela.
Il pretesto per accennare alle volpi, alle donne-volpi in particolare, mi viene da due frammenti di Kurosawa. Traducendo il Re Lear nel Giappone delle guerre del secolo XVI, Kurosawa immagina che il potente daymo Hidetora Ichimonji abbia diviso il suo feudo tra i tre figli, che subito lo esautorano e prendono a combattersi tra loro. A fomentare la lotta, e così la caduta della casata Ichimonji, trama la bella e spietata Kaede, figlia di un daymo ucciso a suo tempo da Hidetora e poi moglie in successione di due dei tre rampolli Ichimonji. Diventando amante di Jiro, secondogenito di Hidetora, Kaede diviene rivale della sua prima moglie, la principessa Sue, a sua volta figlia di una vittima del vecchio capoclan.
Mentre Kaede reagisce al torto meditando una machiavellica e feroce vendetta, Sue ha preso la via buddista, perdonando, facendo del bene, meditando i sutra. Il potenziale pericolo della tranquilla bontà buddista della rivale, ma forse anche l'angoscioso rimprovero che l'esistenza stessa di Sue costituisce per lei, inducono Kaede a chiedere all'amante di far sopprimere la pacifica principessa. Il capo dei samurai di Jiro, scandalizzato, si rifiuta di compiere l'omicidio. Un giorno si presenta a Jiro con una testa di volpe scolpita, l'immagine di chi è veramente Kaede: uno spirito malvagio e intrigante.
In uno degli episodi di Dreams, sempre di Kurosawa, un fanciullo -contravvenendo al divieto della madre- va a passeggio nel bosco durante uno di quegli scrosci di pioggia in cui c'è nondimeno il sole. Proprio in queste occasioni gli uomini-volpe si riuniscono per le loro cerimonie nuziali e il bambino, nascosto dietro un albero, assiste alla lunga processione delle volpi. Si tratta di quelle circostanze in cui è affascinante vedere, ma è pericoloso essere visti. Una volpe ha scorto il bambino
che, arrivato a casa dopo una lunga fuga, viene a sapere che quella volpe è già stata lì e ha lasciato un coltello con cui lui si deve suicidare. L'unica cosa da fare, suggerisce la madre, è di cercare le volpi e chiedere loro perdono: si sa che non lo concedono quasi mai, ma non c'è altra via. Il bambino parte verso
l'arcobaleno, in cerca delle volpi.
(Le volpi si chiamano in giapponese kitsune: vedete su Wikipedia Kitsune per saperne di più, caso mai doveste incontrarne qualcuna).
Mentre nella tradizione occidentale ad incontrare (o a credere di incontrare) gli spiriti nei boschi sono in genere i cavalieri erranti, nella tradizione cinese questo genere di avventura tocca in sorte ai giovani funzionari statali freschi di concorso pubblico a titoli e esami. La tradizione del civil service cinese è antichissima, inizia ancor prima dell'unificazione imperiale nel 220 a.C., ed è dall'inizio fondata sul cardine degli esami di stato. I grandi nomi della storia
cinese sono infatti, oltre agli imperatori, quelli di ministri e governatori: la créme della burocrazia statale, quelli che hanno passato tutta una lunga successione di concorsi con prove scritte e orali; contemporaneamente amministratori e intellettuali, letterati e filosofi. Gli scrittori di storie e romanzi, a loro volta, sono in genere burocrati spiantati che a un certo punto hanno fallito questo o quell'esame o che, avendo preso servizio come esattori, sono poi per qalche motivo caduti in disgrazia.
La storia cinese di fantasmi inizia spesso così:
"Il signor Kung Hsuen-Li, uomo d'ingegno e poeta, discendeva da Confucio. Un suo compagno di studi, che era sottoprefetto a T'ien T'ai, gli scrisse invitandolo a recarsi da lui. Giunto colà, apprese che il compagno era sfortunatamente morto proprio allora.
Povero e senza amici, Kung non poteva far ritorno a casa, per cui prese dimora nel tempio del 'Supremo Sapere' e fu assunto come copista dai bonzi del tempio."
(da Ciao Nuo, in Pu Sung Ling, I racconti fantastici di Liao. Mondadori)
Può sorprendere il lettore di Ariosto sapere che questo tranquillo, ma sfortunato intellettuale finirà con lo sposare una donna-volpe, si legherà al suo clan e dovrà pure audacemente difenderli, spada in pugno, da un orrendo demone; morendo e magicamente resuscitando. Avranno anche un figlio:
"Il piccolo Hsiao Huan, divenuto grande e d'aspetto fiorente, aveva però le tendenze di una volpe, e quando usciva a passeggio tutti sapevano che era il figlio di una volpe."
(Questo di cui ho riportato incipit e congedo è uno tra più di quattrocento racconti di fantasmi di Pu Sung Ling (1640—1715), vedete su Wikipedia Pu Sung Ling. Uno di questi racconti, pieno di creature strane e inquietanti, ma senza volpi, fa da soggetto per Storie di Fantasmi Cinesi, un godibilissimo film prodotto a Hong Kong nel 1987.
Per concludere, sempre da Pu Sung Ling riporto quanto difficile sia catturare gli spiriti-volpe. Un vecchio è riuscito a prendere una volpe e la tiene stretta ai fianchi con una corda: "Ho sentito dire che sei molto abile nel trasformarti; io, tenendoti così, non ti leverò gli occhi di dosso per vedere quali mezzi usi!" L'essere prima si assottiglia (la volpe dell'Alexander Nevsky avrebbe ben potuto fuggire dal cuneo, avesse avuto le arti delle consorelle cinesi); quindi si dilata per allentare la corda, poi ancora si stringe... Il vecchio, per paura di perderla, si volta verso la moglie per chiederle un coltello, così da uccidere la volpe. Distrazione fatale: quando si gira, s'accorge che la volpe ha magicamente allentato il legaccio ed è scomparsa.
Akira Kurosawa, Ran (1985)
Akira Kurosawa, Dreams (1990)
Siu-Tung Ching, Storia di Fantasmi Cinesi (1987)
Grazie Nicola, un post interessante, non sapevo della donna-volpe!
RispondiEliminaUn caro saluto
Laura
Molto bello, e direi necessario.
RispondiEliminaAggiungerei due film che purtroppo non vedo da una vita:
Gone to earth (La volpe) di Powell e Pressburger, 1950, con Jennifer Jones e David Farrar; e un film di John Sayles dove le protagoniste sono due donne che vivono in una fattoria, e la volpe è l'elemento maschile (the fox, in inglese non è femminile), è del 1968 circa, però il titolo mi sfugge.
Bellissimo, questo post. Soprattutto per l'intreccio fra cinema e letteratura.
RispondiEliminaAnche nella lett. occidentale ci sono romanzi in cui la donna (e guarda caso in genere moglie) viene paragonata a - oppure addirittura trasformata in una volpe. Adesso vado di fretta e mi sfuggono titoli e autori, ma assicuro che ci sono.
Ho approfittato della moglie sinologa, che mi ha introdotto ad alcuni aspetti a me prima sconosciuti del mondo cinese (gli altri mi sono sconosciuti tuttora).
RispondiEliminaE allora un grande inchino rispettoso anche alla moglie del folletto, e non solo al folletto.
RispondiEliminaGrande fortuna, vantare UNA consorte capace di (e disponibile a) svelare i segreti di grandi civiltà... Grandissima fortuna, poi, avere UN consorte in grado di recepirli e farne partecipe anche il prossimo (= NOI, in questo caso!!!)
RispondiEliminaSayonara
Roby
Di kurosawa ho visto solo sogni che mi è piaciuto moltissimo. E adesso che ci penso è una vita che non lo vedo. Magari lo noleggio proprio in questi giorni. Grazie delle notize interessanti e la storia delle volpi e molto altro di cui non sapevo.
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