Adua e le compagne, di Antonio Pietrangeli (1960) Storia e sceneggiatura di Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli, Tullio Pinelli, Ettore Scola Con Simone Signoret, Marcello Mastroianni, Gina Rovere, Sandra Milo, Emmanuelle Riva, Claudio Gora, Ivo Garrani, Gianrico Tedeschi, Antonio Rais, Duilio D'Amore, Valeria Fabrizi, Luciana Gilli, Enzo Maggio, Italia Marchesini, Domenico Modugno, Michele Riccardini Musica: Piero Piccioni, "Besame mucho", "La Paloma" Domenico Modugno canta "Più sola" Fotografia: Armando Nannuzzi (106 minuti) Rating IMDb: 7.7
Solimano
Non sono pochi i film che hanno per protagoniste delle prostitute e fra di essi ci sono film notevoli, non faccio l'elenco perché sarebbe lungo, ma questo è un film sulla prostituzione come mestiere e come status sociale, nel suo genere piuttosto raro.
Il 20 settembre 1958 venivano chiuse a norma di legge le case di tolleranza. La legge Merlin era stata approvata, dopo una annosa trafila di rinvii e di voti contrari (quando il voto era segreto). Quasi tutti a parole erano a favore, molti in fondo contrari per il consueto ragionamento: la prostituzione è il mestiere più antico del mondo e non lo si abolisce con una legge. Da quel che lessi anni dopo, mezza Italia era in frenesia, e non ci volevo credere, perché è una opportunità che non ho mai utilizzato, non per ragioni morali, ma così, per assenza di quel tipo di desiderio.
Ma adesso capisco molte cose. Ad esempio, ho sentito discorsi di persone ad alto livello nella scala sociale che dicevano tranquillamente di avere una specie di abbonamento mensile a caro prezzo ma di cui erano molto soddisfatti. Chi crede che questo sia tipico dei lavoratori manuali si sbaglia, non è così, è un discorso trasversale, come età e come ceto. Sono convinto che i motivi prevalenti non siano quelli sessuali, ma non dico la mia opinione, che sarebbe azzardata in quanto del tutto inesperta.
Il film di Pietrangeli racconta di quattro donne che si sono fatte un piano da attuare appena le case chiudono: aprire insieme una trattoria che costituisca la facciata della prosecuzione del mestiere. Ognuna difatti ha una camera sua al piano di sopra della cosiddetta trattoria.
Adua (Simone Signoret) è la più anziana ed è l'organizzatrice di tutto, quella che resiste nei momenti difficili.
Milly (Gina Rovere) è quella più di campagna, che al mestiere è evidentemente arrivata per povertà ed ignoranza.
Lolita (Sandra Milo) è la più bella, quasi del tutto svanita, crede alle promesse di soldi e carriera malgrado sia stata sempre delusa.
Marilina (Emmanuelle Riva) è piena di problemi, ha un figlio da qualche parte, ogni tanto dà fuori di matto.
Per reggere coi soldi, fanno un accordo con un vecchio cliente, che fa soprattutto il lenone, Ercoli (Claudio Gora)che è ben contento di essersi fatto una rendita di posizione: lui compra la casa e le donne gli daranno un milione al mese (bei soldi, nel 1960). Solo che -è qui il meglio del film- le quattro donne arrivano ognuna a suo modo ad appassionarsi al lavoro comune della trattoria. Non fanno considerazioni morali, ma ognuna prende delle decisioni: Adua frequenta Pietro (Marcello Mastroianni) che è una boccia persa, però Adua crede che le voglia bene. Milly è corteggiata da Emilio (Antonio Rais) che l'ama al punto di accettare che nel passato lei abbia fatto il mestiere. Marilina va a riprendersi il figlio e lo cresce nella trattoria. Persino Lolita si stufa di farsi raccontare delle storie e sta volentieri con le altre tre.
Ma un giorno arriva Ercoli per esigere i soldi e per vedere l'avviamento commerciale: quando vede che le camere delle donne sono tutte a soqquadro capisce che quelle camere servono solo per dormire. Minaccia di tornare il giorno dopo con l'intimazione di sfratto, il padrone è lui. Succede di peggio: le donne protestano e vengono chiamate in questura. Lì scoprono che la menata di essere schedate prosegue come prima più di prima: il giorno dopo, titolone sul giornale: "Scoperta una casa clandestina etc" e le loro quattro fotografie sotto, mentre di Ercoli nessuno parla.
Gli uomini spariscono, compreso Emilio che non regge alla foto sul giornale. Finiranno tutte non più nelle case, che sono state abolite, ma sul marciapiedi, che è molto peggio. Nella scena finale si vede Adua sotto la pioggia, con le più giovani che le portano via i clienti, che dice a sé stessa ad alta voce: "Non ce la faccio più!"
Il film ha qualche compiacenza, ma non tanto, procede in modo deterministico a dimostrare un teorema che io leggo così: chiuse le case, rimane il problema, perché c'è chi le donne le cerca. Trasformate in cittadine a norma di legge, le schedano di nuovo, proprio come prima. Una legge di buone intenzioni che non si pose il problema di come permettere il rientro sociale di tante donne, non perché smettessero, o per conversioni obbligate, ma perché potessero non essere sfruttate nel fare quello che volevano. Messa così, senza inciampi moralistici fra i piedi, la cosa sarebbe fattibile, anche perché, se si schedano le donne, perché non schedare gli uomini? Fatto sta che ancora oggi c'è chi si vanta di essere andato nelle odierne case come fosse una prodezza. Delle quattro attrici, grandi le parti di Simone Signoret e di Emmanuelle Riva, discreta quella di Gina Rovere. La parte di Sandra Milo non ha spessore: un po' credulona un po' svanita, sempre bellissima. Il produttore del film é Moris Ergas, allora suo compagno. Fa specie la lucida prontezza di Pietrangeli: a un anno di distanza dalla applicazione della legge gli era già chiaro il problema, che nel film tratta evitando quasi sempre la scorciatoia facilitante del sentimentalismo.
P.S. Al film partecipò Domenico Modugno, che interpreta se stesso ospite della trattoria con una tavolata di amici, e canta "Più sola" accompagnandosi con la chitarra. Ho trovato due sue belle foto sul set con Signoret, Milo e Rovere, e qui le metto.
Io sono nato proprio nel 1958, e quindi non so cosa dire delle case chiuse; però da quello che ho letto e sentito (al cinema, soprattutto Fellini ma non solo lui)mi sembra un ambiente piuttosto sgradevole. Così come mi sembra igienicamente improponibile andare con le prostitute che sono per strada, ma c'è chi lo fa e non sono pochi. Se fossero pochi, per le strade non ce ne sarebbero...
RispondiEliminaE' diverso il discorso davanti a una Jane Fonda in "Una squillo per l'ispettore Klute"... beh, qui le garanzie igieniche e ambientali sono nettamente migliori e davanti a una Jane Fonda del 1968 c'è da vacillare.
Però il discorso serio, quello che mi fa rabbrividire, è questo: che ogni volta che si torna sul tema si parla delle prostitute come esseri non-umani, come cose e non come persone. Si dice "rinchiuderle", "toglierle dalle strade", "creare quartieri appositi", da questa gente mai una parola buona...
Come cristiano, trovo tutto questo scandaloso. (anche le prostitute rientrano nell'ama il tuo prossimo).
Tutta la mia simpatia alla Signoret di questo film, una persona vera e bella.
Eh, si. Di film su prostitute, prostituzione, tipologie varie ed assortite di prostitute (perchè le prostitute non sono tutte eguali, nevvero, e già il semplice stilare una casistica o una tipologia sarebbe gran cosa) ce ne sono tanti, e spero proprio che Abbracci e Pop Corn approfondisca il tema.
RispondiEliminaChe merita.
...Su Simone Signoret invece, ardisco di dire che ne parlerò io.
Prima o poi.
Più poi che prima.
Se il mio oblomovismo mel consentirà. Chissà.
I miei sempre più riveriti ossequi tutta la Mai Abbastanza Premiata Ditta
Quello dei film sulla prostituzione potrebbe essere davvero un post "goloso", i quelli che garbano a me... Io però lo farei piuttosto leggerino, un po' fru-fru; e invece il tema è serio... Del resto, si potrebbe trattare l'argomento sotto vari punti di vista. Insomma, ci sto pensando. ma prima ho in serbo una cosuccia a metà fra la moda e gli oggetti.
RispondiEliminaSee you later!!!
R.
Alcuni film importanti li abbiamo già inseriti, cito a memoria: Ombre rosse con Claire Trevor, Bella di giorno con Catherine Deneuve, La ballata di Cable Hogue con Stella Stevens, Rosa la rose fille publique con Marianne Basler, Film d'amore e d'anarchia con Mariangela Melato e Lina Polito e ci metto pure, par condicio, American Gigolò con Richard Gere.
RispondiEliminaMa anche altri che in qualche modo ci hanno a che fare: Lola con Barbara Sukowa, La noia con Catherine Spaak, Questa ragazza è di tutti con Natalie Wood, Il piacere e l'amore con Marie Dubois e Catherine Spaak.
Il fatto è che quella che viene normalmente denominata prostituzione è un caso particolare di un caso molto più generale: il rapporto fra potere e denaro da una parte e sesso da un'altra. Sintomatico su questo piano l'episodio di Visconti nel film Boccaccio '70, con Romy Schneider che fa la moglie che scopre che il marito è stato sorpreso in una casa di appuntamenti e decide di fargli lasciare i soldi sul comodino ogni volta che vuole andare con lei...
saludos
Solimano
Sulla prostituzione si è espresso bene e con chiarezza da esperto un notissimo uomo politico, poche settimane fa. Si tratta di prostitute molte attente e determinate, alle quali spesso basta vendersi una volta sola, o magari anche due, massimo tre - magari a distanza di qualche anno.
RispondiEliminaMagari poi si ritrovano non solo in tv o nei salotti buoni, ma anche in Parlamento con tanto di pensione d'oro quando sarà il momento - ma qui mi fermo per non rischiar querele.
Quelle (e quelli) che si vendono, e non solo per sesso, li capisco e le capisco; capisco molto meno quelli che li votano contenti, quando ci sono le elezioni politiche...
Per me Pietrangeli fu un genio della commedia all'italiana. Non so perché lui rimane così ignoto.
RispondiEliminaDoppo Monicelli, secondo me, ha la migliore trayectoria filmica. Dino Risi fu molto più irregolare.
Io la conoscevo bene, La visita e specialmente La parmigiana sono capo lavori. Mi piace tutto: il suo ritmo, il mix di dramma e commedia, la cattura del suo tempo, quella Italia degli 60 in bianco e nero, il suo buon gusto musicale (le canzone pop).
Suoi film degli anni 50 sono anche buoni, non perfetti (penso nel finale de Il sole negli occhi, "exigido" per la censura, credo).