venerdì 25 gennaio 2008

Popcorn e tv: telefilm o telefighi?

Il capostipite: Beverly Hills 90210


Roby
Da tempo pensavo -con mossa vagamente sacrilega per un blog come questo- di sconfinare con i miei post dal grande al piccolo schermo: davanti al quale, comunque, sgranocchiare popcorn è sempre possibile oltre che piacevole, sia che si seguano le grandi pellicole cui tutti siamo legati, sia che si butti l'occhio su qualcosa di molto, molto più piccolo. Minuscolo all'incirca come certi telefilm che potrei definire adolescenziali (facendo rima, tu guarda la combinazione, con demenziali), a proposito dei quali posso vantare una robusta cultura, dopo anni di visione congiunta con la mi' figliola. Certo, i non iniziati si troveranno subito un po' smarriti, scorrendo le foto di scena dei telefilm medesimi, tutte incredibilmente, desolatamente, paurosamente simili e perciò indistinguibili ad occhi non allenati: mi è sembrato giusto, dunque, apporre la doverosa didascalia sotto ognuna di esse, anche se le 16-18enni eventualmente on-line lo riterranno senza dubbio superfluo.


Dawson Creek

"Ma come si fa -si chiederanno, disgustate- a confondere Dawson e Pacey di Dawson Creek con Ryan e Seth di O.C. (che sta per Orange County, località geografica californiana)????". Il massimo del cool, in ordine di tempo, è il protagonista di One Tree Hill, Chad Michael Murray, che secondo me è solo un patetico biondino dozzinale e complessato, mentre per la mia progenie e le sue compagne di scuola è "un figo da paura"! La bellezza -vera o presunta- e il sexappeal -idem- degli interpreti di questi serials è una delle componenti più importanti del successo degli stessi, indipendentemente dalla loro capacità di recitare, commuovere, avvincere il pubblico giovanile che li segue, adorante, stagione dopo stagione. Gli attori vengono meticolosamente radiografati dalle voraci telespettatrici, annotando mentalmente come si vestono, come si muovono, cosa mangiano, dove e con chi dormono, se e come reagiscono agli ostacoli e agli imprevisti di una vita peraltro vissuta -in genere- sullo sfondo di spiagge da sogno e di ville con piscina (male che vada, con vasca idromassaggio).

The O.C.

Le innumerevoli puntate di queste chilometriche storie si trascinano per intere mezz'ore senza che accada assolutamente nulla: in O.C. Ryan -jeans D&G e t-shirt Sisley- rimugina per tutto il pomeriggio, nel chiuso della sua cameretta , se sia o no il caso di baciare, nel corso del prossimo appuntamento, l'eterea Marissa; la quale, mentre prende il sole al Country Club in bikini griffato Cavalli e occhiali Ray Ban, sta riflettendo esattamente sullo stesso argomento. Nel frattempo, i loro rispettivi genitori, entrambi in crisi con i reciproci coniugi, meditano scappatelle più o meno serie con colleghi/e e vicini/e di casa, tutti rigorosamente vestiti Prada e/o Versace, mentre i nonni (firmati Armani) alternano episodi di demenza senile a decessi improvvisi e gli zii tentano di dimenticare la calvizie incipiente calzando berretti Won Dutch e spiando dal buco della serratura le compagne di classe dei nipoti.

One Tree Hill


Qua e là, qualche sprazzo di vivacità viene offerto da tormentate relazioni omosessuali fra maturi managers di successo (marcati Jean Paul Gautier), che finalmente -dopo settimane di infruttuose puntate- scelgono come teatro delle loro effusioni gay il proprio ufficio, nel quale sul più bello piombano, inaspettati e sgomenti, i relativi figliuoli. Più che di serie televisive, io parlerei di sedute psicanalitiche, a mio parere più soporifere di Porta a Porta alle prese con l'ennesima ricostruzione del delitto di Cogne. Figlia ed amiche, al contrario, seguono ogni puntata in religioso silenzio (chiamarle per la cena equivale alla profanazione di una sacra cerimonia), pronte subito dopo ad attaccarsi al cellulare o a messenger per commentare le mises dei vari personaggi, le strategie di seduzione delle interpreti femminili e la possanza atletica degli interpreti maschili durante le loro molto esplicite prestazioni amatorie.

Smallville

Leggermente diverso, in un panorama così tristemente piatto, il caso di Smallville, dove si narrano le vicende relative all'adolescenza di Clark Kent alias Superman, piovuto su questa terra dal pianeta Krypton per la gioia di mamma, papà e di tutte le ragazzine del globo, visto che gli presta volto e corpo il bel Tom Welling. I miei coetanei estimatori dei vecchi fumetti di Nembo Kid e dei supereroi in genere, tuttavia, si rassegnino: qui delle fanta-avventure care alla nostra infanzia non c'è traccia, o quasi, benchè la kriptonite faccia capolino ogni tanto, incastonata nei braccialetti o nei piercing di procaci ragazze. Lex Luthor (anche lui studentello imberbe) più che nemico giurato di Superman è suo rivale in amore, ed il nostro sembra molto più impegnato a cogliere il momento opportuno per pomiciare con Lana che a stare all'erta per salvare il mondo con i suoi straordinari poteri.

Seventh Heaven (Settimo cielo)

Non potevo non chiudere in bellezza (come del resto in bellezza ho iniziato) dedicando qualche riga ad uno dei telefilm più longevi, più affollati, più edificanti, più edulcorati e più irritanti che mai siano apparsi su un teleschermo dalla scoperta del tubo catodico ad oggi: Seventh Heaven (Settimo Cielo), saga familiare della dinastia Camden di Glenoak, sette figli più vari generi, nuore e trovatelli raccolti lungo la strada da un pastore protestante e dalla di lui prolificissima consorte. Padre e madre, dalle prime luci dell'alba al calar della sera, ripetono ossessivamente alla loro numerosa nidiata di non fumare, non bere alcoolici, non fare sesso prima del matrimonio e non copiare a scuola, col bel risultato che prima della fine delle superiori metà dei figli è già sposata e (nel caso delle femmine) già col pancione. Neppure le fervide menti dei cardinali Ruini e Bagnasco avrebbero potuto concepire una sceneggiatura tanto vomitevolmente puritana, bigotta e lontana dalla realtà. E in ultima analisi mi consola grandemente la certezza che la mia pargoletta segue la serie attirata unicamente dall'indubbia avvenenza di quasi tutti gli interpreti maschili: in fondo, basta togliere l'audio e stare a guardarli nel più perfetto silenzio, ringraziando il cielo (primo, secondo o settimo che sia) di aver generato tanta grazia-di-dio.

4 commenti:

  1. Cara Roby, certo che si può parlare di tv, la tv è tres important, basta farlo nella maniera giusta. (e poi, ho cominciato io con Colombo...).

    Confesso: mi fermo ogni tanto per guardare le fimmine, tutte davvero meritevoli. Però poi, se mi si chiede di ricordare quale era il telefilmo, boh, per me son tutti uguali, anche i dialoghi.
    L'unica cosa che li differenzia è quando passa un po' di tempo, cambiano i vestiti, i telefonini, i piercing appaiono e scompaiono.
    L'unico che distinguo sempre e subito è Roswell (quello sugli extraterrestri mescolati ai ragazzi normali): mica per altro, ma perché io davanti alla tv non mi sono mai addormentato, ma qui ho rischiato grosso.

    RispondiElimina
  2. Roby,mi sarebbe comodo dire che i telefilm non li ho mai seguiti, ma non è del tutto così: per diversi mesi ho seguito Un posto al sole, per alcuni motivi, il primo e nettamente predominante l'ha detto Giuliano: fimmine. Un po' diverse dagli altri telefilm, non tutte fatte con lo stampino, qualcuna di bellezza difettiva, qualcuna clamorosa, come Serena Autieri che poi ho perso di vista.
    Adesso non li guardo più, non per atteggiamento di puzza sotto il naso, tutt'altro, a me ad esempio piace in molte cose la Wertmuller e anche il primo Verdone mi faceva sghignazzare con mucho gusto, è che mi annoiano: la noia è una esperienza per me rara perciò dolorosa. Però la mia animaccia zozza desiderebbe vedere gli ultimi che hai messo, quelli biancovestiti, quelli Heaven, per lo stesso motivo per cui ogni tanto vorrei ascoltare Radio Maria, che ritengo però assai più cattiva, meno ingenua e più pericolosa, vedi un po' quello che hanno combinato in Polonia, dove vorrebbero proibire la lettura non del Marchese de Sade (che già sarebbe grave il proibirlo) ma di Goethe, ti rendi conto?

    saludos y besos
    Solimano

    RispondiElimina
  3. GIULIANO, è verissimo: l'antidoto migliore nei casi di insonnia ostinata è una dose doppia di Roswell prima di andare a letto!

    SOLIMANO, anche a me piaceva Un posto al sole, e il motivo era che i suoi interpreti, a confronto di quelli dei "telefighi", sono tutti da premio Oscar... o almeno da Telegatto!
    PS: la mia ottima suocera segue quotidianamente Radio Mater, spin-off di Radio Maria. Uno di questi giorni devo scriverci su un post, magari su Nonblog. Tanto mia suocera non ce l'ha, internet....

    Abbraccioni

    Roby

    RispondiElimina
  4. Sarà un autentico spasso il promesso post di Roby sulla suocera, fedelissima ascoltatrice di Radio Mater. Io ero ferma a Radio Maria che la badante di mia madre (cingalese cattolica) ascoltava tutte le mattine nella sua cameretta. Mia madre aveva voglia a sgolarsi per chiamarla, la pia fanciulla non sentiva, o fingeva di non sentire...

    Roby, ti aspetto su Nonblog.
    Smack :-*
    H.

    RispondiElimina