Howards End, di James Ivory (1992) Dal romanzo "Howards End" di Edward Morgan Forster, Sceneggiatura di Ruth Prawer Jhabvala Con Vanessa Redgrave, Helena Bonham Carter, Joseph Bennett, Emma Thompson, Prunella Scales, Adrian Ross Magenty, Jo Kendall, Anthony Hopkins, Samuel West, James Wilby, Jemma Redgrave, Susie Lindeman, Nicola Duffet Musica: Richard Robbins, Ludwig van Beethoven "Quinta sinfonia" Fotografia: Tony Pierce-Roberts (140 minuti) Rating IMDb: 7.3
Solimano
Delle due sorelle Schlegel, Margaret (Emma Thompson) è la maggiore, Helen (Helena Bonham Carter) è la minore. Il rapporto fra le sorelle è molto stretto, c'è una forte affettività, ma come carattere sono molto diverse. Potremmo dire, banalizzando un po', che Helen corre il rischio di comportarsi da ragazzina quando è già donna, mentre Margaret rischia di comportarsi da zitella mentre è ancora giovane. Difatti, nel giro dei Wilcox, che sono rozzi ma non stupidi, c'è uno che definisce Margaret una vergine incallita. Così Helen verso Margaret è a volte insofferente, mentre Margaret verso Helen è sempre preoccupata. C'è fra loro un rapporto di schietto sentimento e lo si capisce da una prova che non teme smentite: ognuna delle due è contenta quando alla sorella le cose vanno bene, il che è molto più di certe carinerie di tipo dichiaratorio.
Ogni schiettezza ha il contorno di qualche ambiguità, così Margaret, pur avvertendo che Helen è più fragile di lei, si accorge che Helen le è anche superiore: come profondità di cultura e vero amore per la lettura, ad esempio. Nella loro biblioteca, i libri sono quasi tutti di Helen, che non si contenta delle conversazioni da te e pasticcini in cui parlare di un libro è un utile tocco in più, ma poi è meglio tornare a discorsi che mettano a proprio agio tutti. Helen va da sola a conferenze, tipo quella su "Musica ed interpretazione", dove si impossesserà dell'ombrello di Leonard Bast (Samuel West).
Margaret è prudente, sa che viene scottata se non lo è, come quando legge felice ad alta voce ad Aunt Juley (Prunella Scales) la lettera di Helen che le scrive che si è fidanzata con Paul Wilcox (Joseph Bennett), salvo accorgersi alla fine della lettera che Helen le raccomanda di non dirlo a nessuno. Però Helen, suvvia, poteva scrivere all'inizio della lettera un bel NON DIRE NIENTE in capital letters! Così Aunt Juley si mette subito in viaggio per Howards End e ne nasce un bel pasticcio, perché il fidanzamento è finito quasi prima di cominciare.
Una differenza grande fra le due sorelle è il rapporto con la società e col tempo in cui si trovano a vivere. Helen ne avverte tutta l'ipocrisia truccata da rispettabilità, ma la sua non è solo sensibilità morale, si accorge che così non potrà continuare perché le contraddizioni sono evidenti ed i nodi stanno venendo al pettine, in questo accorgersi l'aiuta una vera cultura letteraria, filosofica e musicale. Apparentemente Margaret è all'opposto, ma non è così, avverte anche lei la tronfia crescita della nuva società basata sul denaro e sugli affari e cerca una via più di presa delle distanze che di fuga nel mantenimento dei vecchi valori basati sul possesso terriero e nelle case di campagna, che possono costituire un mondo a sé in cui gli attriti cittadini non hanno corso. E' uno sguardo rapito, quello di Margaret, la prima volta che guarda Howards End attraverso i vetri della porta-finestra.
L'amicizia vera che si stabilisce fra Margaret e Ruth Wilcox (Vanessa Redgrave) nasce dall'analogia del loro percorso mentale, per entrambe la casa, che poi è Howards End, è il paradiso a volte possibile che nel caso di Ruth la allontana dalla volgarità però fattiva del marito Henry Wilcox (Anthony Hopkins) e dalla volgarità solo volgare dei figli. Per cui l'ultima cosa che fa Ruth è di scrivere poche affaticate parole per lasciare Howards End a Margaret, come unica erede possibile dei valori in cui crede. Ma una prima interruzione è nei fatti, preannunciata nella scena in cui Ruth e Margaret stanno per partire per andare insieme ad Howards End, ma le blocca la famiglia Wilcox che incontrano prima di salire sul treno.
La seconda interruzione, che Margaret non saprà, la fa il fuoco del camino che brucia la carta scritta da Ruth. La getta nel fuoco Evie Wilcox (Jemma Redgrave), ma il mandante è suo padre Henry, a cui non va di sporcarsi le mani con un gesto simile, tanto era sicuro che uno dei suoi figli l'avrebbe fatto.
Il successivo matrimonio fra Henry e Margaret è anche un matrimonio di convenienza: ad Henry non va di restare solo e a Margaret non va la parte della vergine incallita. Non c'è solo convenienza, c'è stima reciproca e considerazione. Non sono parole né piccole né equivoche, perché Henry a suo modo è coerente sia nel far distruggere la carta scritta da Ruth sia nel fare la proposta di matrimonio a Margaret, in cui favore era la carta. Henry è incolto, ostinato, ma molto acuto: sa benissimo che Margaret non ha operato per ottenere l'eredità, e che se Ruth le era diventata amica era perché in lei trovava delle qualità importanti che non trovava in famiglia, e che Henry in fondo apprezza, a differenza dei figli. Margaret acconsente subito al matrimonio non solo per sistemarsi, ma perché la forza oggettiva di Henry le piace, non è solo il denaro, ma la capacità di decisione ed una schiettezza di tipo cinico, ma schietta. Il contrasto vero fra Margaret ed Henry non sarà su quello che ha combinato Henry dieci anni prima con Jacky Bast (Nicola Duffett) a Cipro, Margaret dice che lo perdona, ma non ne aveva neppure bisogno, lo capisce benissimo perché fa parte della coerenza di Henry, ma sarà nell'atteggiamento di ripulsa totale che Henry mantiene verso Helen.
E' allora che anche Margaret soffre veramente, cosa che in genere la sua intelligenza di vita le permette di evitare: si trova con la sorella che quasi rompe anche con lei e che poi sparisce per mesi, e ad avere col marito un contrasto del tutto insanabile. Per Margaret, che a differenza di Helen privilegia il mantenimento delle relazioni (che non è un superficiale mantenimento di buoni rapporti), è una perdita di senso irrimediabile, che sarà superata solo con la decisione di Henry di lasciarle Howards End (ma neppure un soldo, Henry ci tiene, a mantenersi lucidamente cinico) e lì ci sarà la sorella con il figlio avuto da Leonard Bast. Ma mentre Helen nel prato davanti a casa fa in modo, indicando con la mano, che il bambino si abitui a guardare lontano, lo sguardo di Margaret sarà soprattutto per la casa, che sente come giustamente sua perché ha imparato che Ruth Wilcox così voleva, e la casa è Howards End.
... A questo punto, però, mi domando --- e chiedo perdono per l'irriverente domanda --- perchè mai qualcuno dovrebbe perder (o investir) tempo a leggere il romanzo di Forster o a vedere il film di Ivory.
RispondiEliminaIn genere, sai com'è caro Solimano, almeno alla prima lettura di un romanzo e alla prima visione di un film si vorrebbe non conoscere ancora tutti ma proprio tutti i particolari da cui evincere inequivocabilmente che era proprio il maggiordomo il bieco assassino...
Beh, meno male che io il romanzo di Forster e il film di Ivory li avevo già letti e perciò non mi hai rovinato le tante sorprese che entrambi contengono ^__^
D'altra parte, ormai io mi regolo così: leggo prevalentemente i post che parlano di film che ho già visto. Gli altri li metto, come si dice... "in memoria". :-)
Ciao e ossequi
Dissento dal tuo parere, Gabriella.
RispondiEliminaE' vero che la prima volta c'è la storia che ti acchiappa, perché vuoi sapere come andrà a finire, e a volte la psicologia è più sfiziosa del giallo e del nero, ma se c'è una seconda volta, e nel caso di Howards End non può non esserci, anche se la storia la sai ti acchiappa lo stesso, non solo, più la sai più scopri cose che non sapevi, ed è un gioco senza fine. In questo caso, è bravo Forster o Ivory? Io non ho dubbi, il primo posto ce l'hanno quelle due, Bonham Carter e Thompson, alla pari, ed uno si sente come l'asino di Buridano o un tendenziale bigamo. Che magari nella vita reale le due parti sono scambiate, sarebbe il caso di chiederlo a Kenneth Branagh che credo lo sappia.
grazie e saludos
Solimano