Giuliano
- (....) Dissi a Emeric: «Dobbiamo pensare subito a un film da fare quest'anno, altrimenti saremo richiamati sotto le armi»; infatti io, tecnicamente, ero già in marina. Mi rispose: «C'è una storia che ho sempre voluto fare: una ragazza vuole andare su un'isola; è vicinissima, può vedere la gente dall'altra parte, ma non può raggiungerla». Gli chiesi, credo abbastanza ragionevolmente, perché vuole arrivare sull'isola. «Oh, facciamo il film e lo scopriremo!». Avevo affittato un cottage nel Devon per mio padre che era fuggito dalla Francia. Andammo tutti là e Emeric scrisse in circa 15 giorni la sceneggiatura, non il soggetto, ma la sceneggiatura, di I Know Where I'm Going. Allora, afferrai quei fogli e corsi a cercare l'isola: perché, finché non so dove sto andando a fare un film, non riesco a visualizzarlo, a entrarci dentro. Solo quando ho tutte le risposte, le altre cose cominciano a prendere forma. Lavoravamo sempre in questa maniera. Andai in diversi posti e alla fine scelsi l'isola di Mull, nelle Ebridi, perché la sua desolata bellezza si adattava bene alla storia. Trovavo la parte di Pamela Brown particolarmente intrigante, e la chiamai Catriona, dalla strega della leggenda. Ovviamente, era innamorata di Torquil, ed era stata innamorata di lui in ogni momento dei due o tre secoli precedenti. Volevo offrire questa percezione senza dirlo apertamente. Inizialmente, c'erano moltissime inquadrature di lei che guarda Torquil. Avevo anche girato una scena nel finale, quando lui apparentemente lascia Wendy Hiller e va al castello per affrontare la maledizione; era una scena in cui Catriona lo seguiva dentro il castello e lo guardava, come se fosse stata attirata là dalla stessa ispirazione, dalla stessa leggenda. Io credo che nella vita (sotto la superficie) ci siano molte più energie di quelle di cui la gente si rende conto. Non è veramente misticismo: penso che la vita sia così; non è tutto quello che vedete, ma un insieme di strati sotterranei. Mi piacciono tutte queste cose inespresse; possono avere un'efficacia enorme in un film. In altre parole, io sono un grande «occhio», ma credo anche che ci sia di più di quello che appare a prima vista. (...)
(intervista del 1979, alla rivista francese “Ecran”) (dal volume “Powell & Pressburger”, edito da Bergamo Film Meeting nel 1986)
Siamo alle Ebridi, tra la nebbia, con gli scozzesi che parlano in gaelico, fumano la pipa e bevono il whisky; c’è un colonnello in pensione dedito alla falconeria che ha ammaestrato un’aquila; e ci sono perfino le foche, che quando sale la nebbia cantano, perché a loro la nebbia piace. Siamo in un mondo ruvido ma accogliente, dove circolano pochi soldi ma la gente vive bene lo stesso.
In questo ambiente piomba una ragazza di 25 anni che avevamo visto nelle primissime sequenze mentre annuncia decisa a suo padre di volersi sposare con un uomo molto più anziano di lei, ma molto ricco. Il padre vorrebbe obiettare qualcosa, ma la ragazza è molto decisa, sa quello che vuole. Si sposeranno presto, lui la attende sulla sua isola, nel suo castello, alle Ebridi; sta partendo adesso e tutto è già organizzato.
E così sembra andare, ma a pochi minuti dal matrimonio ecco il primo imprevisto: il traghetto per l’isola (che si chiama Kiloran) non c’è, causa nebbia. La ragazza deve fermarsi nel paese dei pescatori, nella locanda di Catriona. Lì incontra Torquil, un militare in licenza: anche lui deve raggiungere l’isola. Il giorno dopo la nebbia è sparita, ma spira un fortissimo maestrale: non cesserà più per molti giorni, e in quelle condizioni le barche non si mettono in mare. Suo malgrado, la ragazza dovrà approfondire la conoscenza della gente del posto; Torquil le spiega che in realtà è lui il padrone di Kiloran, il suo promesso sposo l’ ha solo affittata.
Come andrà a finire è facile immaginare: la ragazza è così ostinata che a Torquil toccherà affrontare il mare in tempesta e schivare il terribile vortice, ma non si riuscirà a raggiungere l’isola. Quando ormai il tempo e gli elementi si sono placati, è tardi: la nostra protagonista ha capito cosa vuole veramente dalla vita, che è diverso da quello che credeva di volere...
I due si abbracciano dentro le rovine del castello: nessuno dei Kiloran vi era mai entrato perché vi era incisa una maledizione, lasciata da una donna. Adesso la possiamo leggere anche noi: c’è scritto che se un maschio dei Kiloran oserà entrare nella torre, “non ne uscirà mai come uomo libero”.
Il titolo del film viene da una bella canzone tradizionale, che io vi consiglio di ascoltare (se riuscite a trovarla) non nella versione umoristica del film ma nell’interpretazione dolce e toccante di Kathleen Ferrier, incisa proprio negli stessi anni del film. Il testo è questo:
I know where I’m going,
And I know who's going with me;
I know who I love,
but the dear knows who I’ll marry.
I have stockings of silk,
shoes of fine green leather,
combs to buckle me hair
and a ring for every finger.
Some say he's black,
but I say he's bonny,
the fairest of them all,
my handsome, winsome Johnnie.
Feather beds are soft
and painted rooms are bonny,
but I would leave them all
to go with my love Johnnie.
I know where I'm going,
and I know who's goin' with me,
I know who I love,
but the dear knows who I’ll marry.
Regia, soggetto, sceneggiatura: Michael Powell, Emeric Pressburger.
Fotografia: Erwin Hillier. Montaggio: John Seabourne.
Musica: Allan Gray. Suono: C.C. Stevens. Scenografia: Alfred Junge.
Interpreti: Wendy Hiller (Joan Webster), Roger Livesey (Torquil MacNeil), George Carney (il signor Webster), Pamela Brown (Catriona), Walter Hudd (Hunter), Duncan MacKechnie (capitano «Lochinvar» ), Ian Sadler (Ian), Finlay Currie (Ruairidh Mor), Murdo Morrison (Kenny), Margot Fitzsimmons (Bridie), Capitano C.W.R. Knight (colonnello Barnstaple), Donald Strachan (il pastore), John Rae (il vecchio pastore), Duncan MacIntyre (suo figlio), Jean Cadell (la direttrice dell'ufficio postale), Norman Shelley (Sir Robert Bellinger), Ivy Milton (Peigi), Anthony Eustrel (Hooper), Petula Clark (Cheril), Alec Faversham (Martin), Catherine Lacey (la signora Crozier), Herbert Lomas (il signor Campbell), Kitty Kirwan (la signora Campbell), John Laurie (John Campbell), Graham Moffat (il sergente della Raf).
Produzione: Michael Powell, Emeric Pressburger. Produttore associato: George R. Busby. Compagnia di produzione: The Archers. Durata: 92'.
Complimenti per aver recensito con tanti dettagli quest'opera che ho visto stasera per la prima volta su una rete locale. Mi ha impressionato per il ritmo serrato, le immagini di una natura selvaggia e ostile, la naturalezza con cui si ascolta la lingua dei popoli oriundi e ci si immerge nella loro esistenza. Molto documentaristico, a volte, con notevole sforzo di produzione. La cacciatrice dai copiosi e devoti cani sembra una figura mitologica, uscita dal ciclo Arturiano, coi capelli sciolti e lo sguardo disincantato
RispondiEliminaRaccogliere queste testimonianze permette di preservare dall'oblio un'opera così pregevole. Non si può vedere tutto, ma mi piacerebbe vedere più spesso un cinema così potente e diretto nel descrivere la natura, senza mediazioni, nella sua crudezza e violenza