Roby
Ho già parlato di Nefertiti ("La bella che arriva") come di una delle mie attrici preferite. Ho sempre pensato che -con l'espressività di quel volto perfetto- avrebbe potuto essere un'interprete cinematografica incomparabile: e senza dubbio è stata tale sul grande schermo dell'antichità, con la scenografia naturale del tramonto sul Nilo ed i suggestivi costumi dell'epoca. Non avrei mai immaginato, tuttavia, che in California esistesse una società di ricerca, la Marquardt, i cui esperti si sono presi la briga di misurare il viso della regina egizia, ricavandone una maschera che è una sorta di stampo della bellezza ideale, attraverso reticoli di linee geometriche che s'intersecano e si susseguono in modo vagamente inquietante.
Ma il bello viene ora: perchè i solerti ricercatori, non contenti di aver giocato a scarabocchiare il ritratto del regale busto, hanno occupato proficuamente il loro tempo e il loro (mi auguro) denaro per applicare la stessa maschera ai volti di celebri dive un po' meno arcaiche, ottenendo i risultati -per me quasi repellenti- che qui vedete. La conclusione di tante scientifiche fatiche è che la Garbo, la Dietrich e la Monroe "coincidono" quasi perfettamente con lo schema (algebrico?) di Nefertiti, e che in forza di ciò, la loro può essere considerata la bellezza tout court, quella ideale.
Mah... sarà... Tutta la faccenda mi convince assai poco, per non dire proprio che mi disturba. Non è certo l'avvenenza delle quattro divine che io metto in dubbio (ci mancherebbe altro!): è piuttosto il modo in cui l'intera operazione è stata condotta che mi lascia molto ma molto perplessa. Con tutto il rispetto per i matematici all'ascolto (!), nessuno riuscirà mai a convincermi che la bellezza sia fondata su una formula, su un diagramma o su precise coordinate da rispettare. Se così fosse, la mia cara Audrey dagli smisurati occhioni in quale casella sarebbe relegata? E Julia/Pretty woman?
E poi, dov'è la maschera per i maschietti ? Non ne ho trovata traccia. Vogliamo provare a ricalcarla sulle fattezze di Tuthankamon? Ovviamente, su quelle misteriose ed eterne del suo sarcofago d'oro: calando un pietoso sudario sulla faccia raggrinzita e nerastra -sciaguratamente rivelataci di recente- della sua povera augusta mummia.
( Sulla Marquardt Beauty Analysis cfr: http://www.beautyanalysis.com/index2_mba.htm )
( Sulla Marquardt Beauty Analysis cfr: http://www.beautyanalysis.com/index2_mba.htm )
Roby, racconto un fatto vero.
RispondiEliminaLa compagnia aerea scandinava (credo si chiamasse SAS), anni fa ebbe un problema. Risultava che la customer satisfaction era inferiore alle aspettative. Fecero riunioni al vertice e presero diverse decisioni, fra cui c'era che ogni hostess, durante il viaggio, chiacchierasse con almeno tre clienti.
Trasmisero le decisioni a tutti i dipendenti operativi, con la data di decorrenza per l'entrata in vigore di ciò che avevano deciso. Quella sera, non so se a Stoccolma o a Oslo scoppiarono diverse discussioni, perché, quando una hostess si avvicinava per attaccare bottone con un cliente, arrivava non di rado una solerte collega dicendo ad alta voce: "No, con quello no! Con lui ho già parlato io!". La fonte è Richard Norman, sentito in viva voce.
Prima Morale. Noi pretendiamo di quantificare tutto (compreso il volto della bellezza). Ma ci sono grandezze hardware e grandezze software, dati quantitativi e dati qualitativi, misurazioni e percezioni. Parrebbe banale, ma con l'ISO 9000, quanta volte si è presteso di rendere misurabile ciò che non è misurabile!
Seconda Morale. Io, per fare un esempio a caso, sono bellissimo, anche se non sono proprio uguale al Doriforo di Policleto. E' bene che i popoli ne siano informati.
saludos y besos
Solimano
Caro Solimano,
RispondiEliminabellissimo lo sei: lo si vede anche dal tuo avatar.
Roby: sulla bellezza della matematica vado interrogandomi, con tanti altri, da tempo. Della matematica della bellezza, invece, non avevo ancora sentito parlare.
Certo che Nefertiti, Marlene e le altre, con quella ragnatela sul viso, paiono un pò ripugnanti.
Ciao,
Màz
PS Bisognerebbe chiedere agli studenti dei licei artistici e delle accademie: credo che a loro una sorta di "geometria della bellezza", anche facciale, venga insegnata da tempo. E che schemini come quelli sovraimposti ai volti delle belle d'antan siano in giro da svariati secoli, o millenni.
Sulle prime pensavo di aver letto male, che non era possibile questo gossipismo archeo-cinematografico su questo fantastico blog, ma la mia coscienza mi ha zittito: spettegoliamo pure! Hai ragione, Roby. Anch'io sono stanco di paragoni veri o presunti (ma chi mette in giro la notizia che tizio assomiglia a caio?). La Thurman che fa il paio con la Dietrich, Clooney con non ricordo più chi (Cary Grant?). Però, è stuzzicante! Una mia ex era la fotocopia di Diane Keaton, ma era in bianco e nero...
RispondiEliminaCaro Gioacchino, sulle somiglianze facciali credo che ci sia della buona scienza. Il cervello umano (forse non solo quello) è fatto per riconoscere facce e ci sono dei moduli nella corteccia che svolgono -in collaborazione col resto- proprio quella funzione. Non per niente gli ufologi vedono facce in ogni meteora.
RispondiEliminaIeri, comunque, in stazione ho visto la copia conforme di una collega che incontro tutti giorni. Solo che la fotocopia era una trasandata turista inglese in visita a Ravenna, mentre la collega è bolognese e assai meno trasandata. Stesso volto, stessa spressione, stesso taglio di capelli, persino.
Ciao,
Nicola
PS Roby, contina a stroncare! Un giorno che stronchi una cosa mia, incornicio il post e lo appendo in sala.
Grazie per la delucidazione, Nicola. Applico rigorosamente e puntualmente la funzione cerebrale di cui parli con le facce da dimenticare. Ciao,
RispondiEliminaGioacchino
Gioacchino, il risvolto gossiparo c'è dappertutto, compresa la letteratura, la filosofia, la musica e la pittura. Ci sono biblioteche piene di libri documentatissimi sui primi amori di Tostoj, sull'orientamento sessuale del Parmigianino, sulla mamma di Schopenauer. C'è inevitabilmente anche nel cinema, al di là del chiasso mediatico. Fra l'altro, sono persino utili a capire meglio. Metti il caso di Polanski: il caso Manson e Sharon Tate da una parte e il processo con relativa condanna che Polanski subì negli Stati Uniti dall'altra forse spiegano certe cose del suo cinema più di certe elocubrazioni.
RispondiEliminaIl punto è l'atteggiamento nostro: se si fa del gossip, si sia consapevoli che si fa solo del gossip, e che ci sono altre cose, oltre al gossip.
saludos
Solimano
Chiedo scusa per la puntualizzazione, ma io sono Vergine con ascendente Vergine: Solimano non è bellissimo, è Magnifico.
RispondiEliminaPS: in queste ragnateline vedo male Meryl Streep, che è una delle mie preferite; e nel volto di Greta Garbo così trattato intravedo Solveig Dommartin.
Però noto che una delle caratteristiche del reticolo è la fronte spaziosa: beh, meno male, lì sono messo bene (molto bene).
SOL: concordo con Giuliano, tu sei MAGNIFICO, tout court!
RispondiEliminaMAZ: è vero, agli studenti d'arte probabilmente lo schema facciale serve, per i ritratti. Riguardo alle mie stroncature... uhmmm... sono in un momento di "bontà", quindi, per adornare il salotto, dovrai aspettare che -come puntualmente accade- mi ri-inca****** per qualcosa....
GIO: il gossip cinematografico, secondo me, fa parte integrante dei film, e quando scovo qualche saporito pettegolezzo (contemporaneo o archeologico che sia) non me lo faccio certo scappare!!!
GIU: la fronte spaziosa è senz'altro un tratto fisiognomico di grande rilevanza, per cui non posso che complimentarmi con te!
A tutti: [;-P] da
ROBY
L'accusa di fare gossip, ovviamente, era scherzosa. Farlo in maniera seria o leggera per soddisfare la propria curiosià, ben venga. La curiosità è una buona cosa. Non sono d'accordo invece sulla possibilità di interpretare i film (ma a questo punto, perché non allargare il discorso a tutta l'arte?) partendo dalle biografie degli artisti. Agendo in questo modo, ciò che si spiega è forse la causa, l'occasione che ha dato vita all'opera, ma non lo scopo, che io ritengo più importante. Ho sofferto, lo ammetto, quando divulgarono la notizia che il cielo ne "L'urlo" di Munch era rosso "perché" rappresentava un raro fenomeno atmosferico. La domanda vera è: perchè rappresentare un "raro fenomeno atmosferico"? Perchè era bello? So che ci sono opinioni contrastanti su quali siano i compiti della critica, perciò non è mia intenzione imporla, tantomeno con una battuta. Ciao,
RispondiEliminaGioacchino
Gioacchinooooooooooooo!!!!
RispondiEliminaMi ero ovviamentissimamente accorta che la tua era una battuta scherzosaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!
Quella dell'"Urlo" di Munch, comunque, non la sapevo. Pensavo che il colore rosso fosse stato da lui scelto per rendere più impressionante tutto l'insieme... Che ingenua, eh?
Ora scusami, devo proprio andare: Solimano mi ha incastrato con la faccenda della "Moda nel cinema", e se non trovo un paio di buoni spunti entro l'alba di domani, temo proprio che mi "licenzierà" dal blog!
[:-@]
Roby
Roby, sapevo che sapevi che stavo scherzando! La discussione era diventata seriosa tuo malgrado, così ho "spiegato" come la pensavo. Ci vediamo alla "giornata della moda"! Ciao,
RispondiEliminaGioacchino
Agendo in questo modo, ciò che si spiega è forse la causa, l'occasione che ha dato vita all'opera, ma non lo scopo, che io ritengo più importante. Ho sofferto, lo ammetto, quando divulgarono la notizia che il cielo ne "L'urlo" di Munch era rosso "perché" rappresentava un raro fenomeno atmosferico. La domanda vera è: perchè rappresentare un "raro fenomeno atmosferico"? Perchè era bello? So che ci sono opinioni
RispondiEliminaGioacchino, credo che la "causa" sia sempre molto legata allo "scopo". Se si è più interessati a leggere un'opera ad una distanza di sicurezza, allora sia. Ma se a interessarci è più lo schiaffo -o la carezza- che quella data opera ci dà, forse sarebbe bene non curarsi tanto delle nozioni che vi ruotano intorno. Personalmente, è lo schiaffo - o la carezza - a farmi decidere poi, in un secondo tempo, ad abbassare la temperatura risalendo alla "causa" e allo "scopo". Ci sono ritratti che raccontano pur rimanendo senza nome. Non è più bello lasciarsi guidare così?
Non pensare al fenomeno atmosferico di Munch. pensa solo a cosa ha generato in te. Munch credo ti ringrazierebbe di cuore.
Roby, lo schema facciale serve ma poi devi saperlo abbandonare. Ti aiuta a raggiungere l'altra sponda ma niente di più. E' sempre il resto (tutto ciò per cui schemi non esistono) che fa di un freddo insieme di segni il ritratto di una persona.
Un caro saluto
Laura
Laura, credimi, sono d'accordo con te: non ero sofferente per la notizia in sé (riguardo a Munch), ma perchè era stata divulgata con tanta enfasi, come se potesse spiegare, attraverso la "causa scatenante" l'intima natura del dipinto. Ma, dicendo questo, e parlando della bellezza dei ritratti senza nome, come fai a sostenere anche l'importanza della "causa". Parli di un piacere soggettivo, e la causa è soggettiva solo per l'artista, mentre lo scopo, come anche tu auspichi, è interpretazione, intimo ascolto. La distanza... è un altro discorso, io non l'avevo neanche presa in considerazione, perchè non credevo che c'entrasse con quello che dicevo. Credo che tutto il mia discorso sia stato un po' frainteso (e due), o forse soltanto la "causa" lo è stata(devo imparare a usare i vocativi). Colpa della brevità e della "distanza". Ciao,
RispondiEliminaGioacchino