sa che Fredrik sta guardando col binocolo l'amante Desirée
Solimano
Apparentemente, Sorrisi di una notte d'estate di Ingmar Bergman (1955), ha una struttura che richiama un po' quella de La ronde (Strindberg/Ophuls), ma vediamo di ricostruire i fatti, ci troveremo delle sorprendenti differenze.
La Contessa Charlotte Malcolm (Margit Carlqvist) ama suo marito, il Conte Carl Magnus Malcolm (Jarl Kulle), ma è un amore sofferto, perché sa che Carl è l'amante di Desirée Armfeldt (Eva Dahlbeck), celebre attrice, che è divisa fra Carl e Fredrik Egerman (Gunnar Bioernstrand), ricco e maturo (Desirée, non sposata, ha un figlio piccolo, che si chiama, vedi caso, Fredrick). A sua volta, Fredrick, dopo che è rimasto vedovo, si è risposato con Anne (Ulla Jacobsson), molto giovane, che è ancora illibata, per timidità sua e rispetto di Fredrick, che aspetta paziente che la giovane si svegli.
mentre Henrik abbraccia vergognoso la chitarra,
non potendo abbracciare né Anne né Petra
Anne è quasi maternamente amica di Henrik (Bjorn Bjenvelstam), il figlio di primo letto di Fredrick, studente in teologia, che ha la stessa età di Anne, e quindi il maternamente non gli starebbe bene. Però Henrick è attratto dalla cameriera di Anne, che si chiama Petra (Harriet Andersson), ragazza assai vivace, che si diverte a menare per il naso Henrik, senza dargli mai completa soddisfazione. Intanto Petra conosce il cocchiere Frid (Ake Fridell) che le piace molto, è vivace e disinibito come lei, che lo vorrebbe sposare.
Fin qui, la struttura è come quella de La ronde, salvo il fatto che sono amori in cui non c'è sempre il sesso, ma ci sono sentimenti, passioni, inibizioni; inoltre c'è che questa Ronde non si chiude, perché non lo vedo proprio il cocchiere Frid con la contessa Charlotte, non avrebbero niente da dirsi e da darsi (per quanto... in queste cose non si sa mai...)
non sa che Charlotte sta cercando di ingelosirlo, e che Anne,
la moglie di Fredrik, è appena scappata con Henrik
Più che di una Ronde, si tratta di una serie di triangoli, che hanno l'un con l'altro un lato in comune. La trama del film è il racconto di come questi lati comuni non ci siano più: quello che è oscuro si chiarisce, quello che è inibito si sveglia, quello che è vivace si regolarizza in un rapporto di coppia, che forse durerà forse no, fatto sta che alla fine del film i personaggi soffrono meno che all'inizio, un gran bel risultato. Così Charlotte e Carl ristabiliranno fra di loro una pace amorosa seppure armata (amano sparare entrambi), Anne ed Henrick fuggiranno insieme all'alba di quella magnifica notte di sorrisi, fuggiranno sulla carrozza approntata da Petra e Frid, che durante la notte si sono amati. Fredrick, abbandonato da moglie e figlio, preso in giro dal Carl con una falsa roulette russa, all'inizio del film era il più sicuro di sé, alla fine sembra lo sconfitto, ma il rapporto con Desirée non sarà per lui una consolazione da poco. Tutto si aggiusta, quindi, anche se tutto rimane come prima: i personaggi resteranno alle prese con l'impermanenza dell'amore e degli amori, con l'ansia di possesso ed il rischio di perdita. Ma sapranno tutti, uno per uno, che senza amore ed amori non si può stare: si vive quando si ama - e quando si è amati, se possibile.
In questo film prodigioso, che rivelò al mondo il talento di Ingmar Bergman al festival di Cannes di quell'anno, diversi critici trovarono un fondo cinico, qualcuno disse addirittura che era un film amarissimo. Ma quando mai. Quasi tutti, allora, avevano una visione dell'amore statica, regolamentata, doveva essere un amore privo di durata, che vivesse nell'eternità fittizia della costanza dei sentimenti, e nella sicurezza di una monogamia che è più dei piccioni che degli esseri umani. Questo film racconta il passaggio da amori celati, inquinati, contraddetti dalle situazioni concrete, ad amori palesi, schietti, che vivono non in una bloccata eternità, ma nell'intensità del qui e ora, sapendo benissimo di essere esposti a due venti: il vento della noia e quello della opportunità. La regola del non esserci regole ha persino questo di bello, che un amore, se basato più sul rapporto che sul legame, può essere nuovo ogni giorno per anni ed anni. Ma questo piccolo pensiero grande nel 1955 non era quasi possibile, e al di là delle apparenze è minoritario anche oggi. La insincera certezza, basata su quotidiane menzogne, è come una assicurazione, l'amore giorno per giorno (magari sempre rivolto alla stessa persona) è un rischio che è meglio non correre.
Allora, Bergman non si è ispirato a Strindberg ed a Ophuls? Credo proprio di no, al di là delle apparenze: quando rivedo questo film penso a "Le nozze di Figaro" di Mozart ed in particolare al personaggio di Cherubino: "Voi che sapete che cosa è amor" e "Non so più cosa son cosa faccio". Ci trovo la stessa felicità lievemente turbata, quindi ancora più vera.
si lascerà trovare, la notte d'estate è troppo bella
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