venerdì 30 novembre 2007

Hollywood Party (1)

The Party, di Blake Edwards (1968) Sceneggiatura di Blake Edwards, Tom e Frank Waldman Con Peter Sellers, Claudine Longet, Steve Franken, Kathe Green, Sharron Kimberly, Gavin MacLeod, Fay McKenzie, J. Edward McKinley Musica: Henry Mancini "Nothing To Lose" cantata da Claudine Longet Fotografia: Lucien Ballard (99 minuti) Rating IMDb: 7.4
Solimano
Dopo il leone della Metro non ci sono i soliti titoli, comincia direttamente il film. Una lunga fila di soldati britannici, fra cui ci sono molti indiani col turbante, percorre un'arida valle forse dell'Afghanistan. Ci sono anche cavalli ed una banda militare.

Sulle balze sono appostati i ribelli, numerosi e bene armati, che contano sull'effetto sorpresa, ma un valoroso trombettiere indiano, pur ferito, è riuscito a salire lassù, e con il poco fiato che gli rimane suona la tromba, avvertendo così i suoi commilitoni che marciano nella valle.
Inizia la sparatoria, la sorpresa non è riuscita, però un ribelle individua il trombettiere e gli spara in pieno petto. Il trombettiere si accascia, noi non lo vediamo, è nascosto dalle rocce e certamente ormai morto.

E invece no! Sbuca prima il turbante, poi una mano, poi si vede il viso: ha la tromba sulle labbra, sebbene il fiato sia sempre meno. Ancora colpito, stavolta sarà morto per davvero. Ma si rialzerà otto o nove volte, e la smette solo quando il regista del film lo manda a quel paese. Quindi non stiamo vedendo un film, ma un film nel film. Mi sono informato: si tratta del The Son of Gugga Din, il remake di un vecchio film di George Stevens, che naturalmente si era ispirato a Kipling, come d'obbligo in questi film coloniali. Il trombettiere è l'attore indiano Hrundi V. Bakshi ( Peter Sellers) che per il momento si contenta di piccole parti, ma aspira a salire.

Vediamo subito dopo un'altra scena del film The Son of Gugga Din: Bakshi deve aggredire alle spalle un ribelle con barbone e turbante, ed interpreta assai bene, si noti lo sguardo assatanato, solo che proprio nel momento topico emerge un particolare che al regista non piace, quindi dà lo stop. Bakshi è sorpreso, pensava di aver fatto bene, ma il regista gli chiede: "Lo sai quando si svolge cronologicamente il film?" "Nel 1878!" "Appunto, non portavano orologi subacquei".

Bakshi ci rimane male, ma si tranquillizza perché il film è quasi finito. Manca solo la scena della esplosione della fortezza, scena che è costata tanti soldi nella costruzione e nell'approntamento, anche per gli esplosivi. Quindi si attende che tutto sia a posto e che il regista alzi il braccio per procedere. Nell'aria c'è tensione, perché la scena è facile, ma non può essere ripetuta, occorrerebbe ricominciare da capo, ricostruire la fortezza eccetera. Bakshi si è messo comodo, ai piedi ha un paio di sandali, di cui uno fa un piccolo inghippo abbastanza frequente: il cinturino posteriore scende sotto il tallone. Basta appoggiare il piede da qualche parte e rimetterlo a posto.

Solo che Bakshi sceglie di appoggiare il piede sullo scatolotto che serve per provocare l'esplosione (l'abbiamo visto in tanti film, specie se c'è un ponte da far saltare).
Il piede appoggia sulla leva, la leva scende e la fortezza esplode, fuori tempo.
Riporto poche righe del conseguente dialogo fra il regista e Bakshi:

Director: You.
Bakshi: Me?
Director: Yes, you. Get off of my set, and out of my picture. Off, off! You're washed up, you're finished! I'll see to it that you never make another movie again!
Bakshi: Does that include television, sir?

A questo punto il dialogo si interrompe perché il regista cerca di strozzare Bakshi, che però riesce a fuggire, forse per unirsi ai ribelli.
Cambio scena. Il megaboss della Major, Fred Clutterbuck (J. Edward McKinley) sta in un grande ufficio, e controlla la lista degli invitati al party che terrà in serata a casa sua. Squilla il telefono, è il regista del film che lo aggiorna sulla dolorosa novità della fortezza esplosa anzitempo, e gli chiede di segnarsi il nome di quell'indiano in modo che nessuno lo assuma in futuro. Fred è d'accordo, la cosa è gravissima, e prende nota del nome: Hrundi V. Bakshi, col regista che fa naturalmente lo spelling, questi indiani hanno dei nomi impossibili. Poi Fred si alza e se ne va, solo che non ha notato che il nome di Bakshi l'ha segnato su un pezzo di carta che è la lista degli invitati al party della sera: la sua solerte segretaria, appena lui esce, prende il foglio e si mette in moto per spedire gli inviti. A questo punto, dopo otto minuti e quaranta secondi dall'inizio del film, partono i titoli di testa, ma tutti sono già tranquilli: i soldi per il biglietto sono spesi bene, vedremo cosa combina nel film Hrundi V. Bakshi (...sempre Peter Sellers...)
(continua)

3 commenti:

  1. Hrundi V. Bakshi è il mio eroe preferito, viene subito dopo Stan Laurel!

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  2. Non ho visto questo film, ma mi sembra davvero una chicca. Poi Peter Sellers è davvero grande e il divertimento credo assicurato.
    Aspetto la seconda puntata. Sto cominciando a riprendermi e quindi torno a seguire i tuoi bellissimi post

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  3. Giuliano, il fatto è che non sono personaggi generici: Hrundi V. Bakshi, Stan Laurel e l'ispettore Clouseau sono diversi l'uno dall'altro. Con un aspetto in comune: sembrano dei perdenti ma non lo sono. Il più bello è che non lo sanno!
    Giulia, sono contento che tu ti riprenda così alla svelta, ma il camion, come sta il camion?

    grazie e saludos
    Solimano

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