domenica 18 novembre 2007

Brancaleone alle crociate (2)

Giuliano
- Aspettate, gente codarda; aspettate, gente miserabile; che non ci ho colpa io se son steso qui a terra, ma il mio cavallo!
No, non è un dialogo tratto da Brancaleone alle crociate: è il Don Chisciotte, parte I, capitolo secondo. Se non ci credete e volete verificare, padroni: ma Cervantes è pieno di dialoghi che sembrano tratti dal film di Monicelli, non c’è nemmeno bisogno di cercarli tanto. La cosa buffa è che di solito sono i dialoghi di Sancio quelli che meglio si adattano al valoroso cavaliere interpretato da Gassmann – ma non è poi così strano, a pensarci bene.

Certamente le fonti di ispirazione per Brancaleone sono state tante, ma il Don Chisciotte lo metterei in prima fila. Poi c’è il Kikuchiyo di Kurosawa (da “I sette samurai”: i costumi di Gassmann sono spesso orientaleggianti), e il divino Ariosto con l’ippogrifo della sua fantasia, e anche Bergman per il dialogo con la Morte, e tante altre cose belle; ma soprattutto direi che “Brancaleone alla crociate” è una bella mano di tarocchi, ben giocata. Ci sono quasi tutte le figure: l’appeso (Brancaleone a testa in giù), il re di Adolfo Celi, la strega e il bagatto, la Morte, basta cercarli e si trovano tutti, gli arcani dei tarocchi, magari un po’ nascosti ma ci sono.

Di Brancaleone ha già parlato Solimano, e con estrema perizia. E dunque se ci ritorno sopra è solo per il piacere di ritrovarmelo davanti, e di fare ancora un po’ di strada in sua compagnia. E, già che ci sono, porto in prima pagina quello che in precedenza avevamo confinato fra i commenti: il dialogo di Brancaleone con la Morte, all’inizio del film, subito dopo il massacro della spedizione che aveva seguito il predicatore in partenza per le crociate, e alla quale pochi sono sopravvissuti, ma solo perché erano finiti sotto la barca capovolta.

Brancaleone: E voaltri, voaltri, rognosi! Come osaste voi restar vivi fra cotanti morti? Chi vi dette tanto infame coraggio?
Uno dei sopravvissuti: E a te, chi te lo dette? Te, campi come nui altri.
Brancaleone: No, eh! stupido cieco! Non come voaltri...
(pausa) Onta, onta su di me! Che l’onta mi sommerga e mi soffochi! Che mi sia tolta la colpa d’essere vivo fra cotanti morti! (si allontana, verso il deserto)
Brancaleone (solo, nel deserto): Vieni, Morte, bella Morte: piglia anco me! Orsù, che indugi? Io ti invoco, tu non mi spaventi! Che è mai la vita? Un breve romore, seguito da un fiato ammorbante... E però vienimi, vieni Morte! Strappami ad essa, ti affretta! Che fai, Morte? Tentenni? Presto, accorrimi, più non reggo! Io te l’impongo!
La Morte: Son qua.
(la morte parla con accento toscano)
- Chi è ? Chi tu sie ?
- Son la tua morte. Non mi chiamasti?
- Io?
- Sì. Fosti tu ad invo’armi.
- Ah... sì... son parole che sfuggono nell’empito dei sentimenti... Che si sape, mai furon prese a serietà.
- D’ora innante lo saranno. Preparati a morire.
- Lo come? In su l’istante?
- (ride) O che s’aspetta? Io ci sono, tu ci sei... Ti fo scegliere: un coccolone? Peste improvvisa? Vermiculite? Ovvero un fulminante disciogliersi del corpo?
- (ride, rinfrancato) Le misere proposte... Brancaleone deve avere una morte gloriosa, con l’arme in pugno et per causa iusta. Questo mi spetta: son cavaliere.
- Come tu vuoi. Hai tempo le sette lune, trascorse le quali io verrò a ti pigliare, dove unque et come unque.
- Sette lune! Mi basta l’arco di un sol jorno per trovare la mia degna morte.
- Quand’è così voglio aiutarti. Le cinque miglia da qui, il loco detto Ponterragno, stassi per compiere un delitto contra uno innocente. Tu tenta salvarlo, et havrai così gloriosa morte. Io là
sarò tra minuti dieci. Procedi!
- Dieci minuti, col caval mio Aquilante? Facimo in fra un’oretta, et ivi sarai mia. Birba chi manca! - Birba!
(Al loco detto Ponterragno troveremo Paolo Villaggio, l’alemanno a guardia del ponte.)
“Grande la fede, stretto lo mare!” dice il predicatore (Shel Shapiro) all’inizio del film: ma non era il mare, era un lago. E’ per questo che l’altra sponda del mare è arrivata così presto...

5 commenti:

  1. Non ho visto il film, e non sapevo che la morte parlasse toscano! Lo trovo comunque molto appropriato, adeguato al fatto che essa risponda così sollecita ai richiami di Brancaleone e che abbia tanta puntigliosa "furia" di risolvere la questione della di lui dipartita. "Cosa fatta capo ha", si dice noi a Firenze: e allora, caro Branca, "icchè tu peni a decidere?" Tanto, "l'è la stessa": alla fine, sia per colpa dello scioglimento del corpo o della spada di un infedele, tu sarai defunto, e amen.

    Ovvia, ragazzi, io vo: ci si vede...

    Roby

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  2. Cara Roby,
    ...ma col caval mio Aquilante...

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  3. Roby, è meglio che la morte parli in toscano, almeno è rapida, affilata, non ci gira attorno in modo ciceroniano. Cattivissima però elegante.
    Giuliano, metterò l'etichetta anche a Miguel de Cervantes. Il tuo incipit lo trovo del tutto convincente, e Miguel non se ne dispiacerà, e con lui il Cavaliere della trista figura (ma quale trista figura...) e lo scudiero nonchè governatore di isola. Però Aquilante lasciamolo tranquillo, quel cavallaccio giallo, a noi servono Baiardo, Brigliadoro, Frontino e Rabicano, magne imprese ci attendono, o nella Mancha o insino al Catai, se va male a Bulgarograsso. Ehm... forse ho letto troppi romanzi cavallereschi...

    saludos
    Solimano
    P.S. Però dillo, Giuliano, che almeno le prime due immagini ti hanno fatto piacere!

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  4. Cari crociati del cinema, a breve un mio post sul Grande Gatsby in salsa brianzola. Come faceva la canzone del Branca?

    Berlu berlu berlu
    luscon luscon luscon...

    Brian

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  5. Caro Suleyman, mi piacciono molto le bestie cornute in riva de lo mare (pardon, de lo lago), e mi piace molto il Re delle Carte affidato ad Adolfo Celi, impagabile quando parla in rima e in versi (al confronto di Celi, Gassmann che recita poesie è un dilettante).
    Mi piace la Sandrelli, ma questo è ovvio... Mi sembra che manchi il migliore di tutti, quel sant'uomo di Gianrico Tedeschi: ma ci arriveremo, si merita un post tutto per lui (il Peccato Innominabile...)

    Quanto ad Aquilante e a Ronzinante, Cervantes (o era Cide Hamete Benengeli?) dedica molte pagine anche all'Asino di Sancho, vero portagonista misconosciuto del libro. Peccato che non gli abbia dato un nome anco a isso...

    saludos, e un bacione a Firenze (che non gli è la mia città, purtroppo)

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