The Strawberry Statement, di Stuart Hagman (1970) Racconto di James Kunen, Sceneggiatura di Israel Horovitz Con Bruce Davison, Kin Darby, Bud Cort, Murray MacLeod, Tom Foral, Bob Balaban, Michael Margotta, Israel Horovitz, James Kunen, James Coco Musica: Ian Freebairn-Smith , Alessandro Marcello, Richard Strauss: "Also Sprach Zarathustra", John Lennon, Paul McCartney, Buffy Sainte-Marie, Crosby Stills Nash & Young Fotografia: Ralph Woolsey (109 minuti) Rating IMDb: 6,4
Giuliano
“Fragole e sangue”, “The strawberry statement”, un film che negli anni ’60 e ’70 divenne leggendario perché raccontava l’occupazione delle università e la repressione poliziesca, visto oggi fa tenerezza. E’ un film piacevole, e per almeno 70 minuti, visto dall’oggi, non è molto differente dagli altri film d’ambiente studentesco che sono seguiti. Il ragazzo biondo che va ad occupare l’ateneo perché ci sono tante ragazze è inoltre molto più gentile ed educato dei suoi coetanei di “Animal House” o dei vari “Porky’s”; ma in fondo si tratta sempre di studenti che fanno casino. La differenza è che qui si passa alla politica, che ci sarà una presa di coscienza successiva; e l’ultimo quarto d’ora parla chiaro. Il finale ricorda, inoltre, che se si vuole mandar via qualcuno che non se ne vuole andare, bisogna portarlo via a braccia: il che non è semplice né indolore.
Mi ha colpito molto una sequenza: quando il ragazzo viene aggredito nel parco da una banda di teppisti (è con la sua ragazza) e si teme che possa succedere qualcosa di davvero brutto, ma poi gli aggressori si limitano a sfasciargli la cinepresa in Super 8. Tornato nell’università occupata, davanti ai soliti discorsi fumosi e retorici, il ragazzo ancora spaventato si infuria (è la prima volta che se la prende davvero sul serio) e dice “non serve a nulla quello che diciamo qui, quelli fuori se ne fregano tutti...” E’ una frase di grande attualità ancora oggi, e sulla quale varrebbe la pena di riflettere.
Il protagonista è molto simpatico (Bruce Davison, con la passione per il canottaggio), la protagonista (Kim Darby) sembra una bambina ma ha già ventun anni. Poi c’è Bud Cort, che ebbe ruoli importanti quand’era molto giovane (anche con Altman), Bob Balaban (presente in moltissimi film anche recenti), e James Coco, magnifico nel piccolo ruolo del droghiere. Ci sono molte gag divertenti, protagonisti ben disegnati, ottima regia, le canzoni di Buffy St.Marie e Crosby Stills Nash & Young. Il film racconta un fatto veramente successo, e il titolo deriva da una infelice battuta del rettore dell’ateneo.
Rivedendo questo film, mi sono tornate alla mente scene analoghe in “Heimat II” di Edgar Reitz, che è un film diversissimo (girato negli anni ’90) ma che mette in scena gli stessi anni: Monaco di Baviera nel 1963, se non ricordo male, quando a Hermann, studente di conservatorio, gli agenti spaccano la chitarra – una chitarra classica, che gli serviva per dare gli esami, ma rea di essere comunque chitarra: una volta sfasciata la chitarra, gli agenti se ne vanno e si disinteressano del ragazzo. Anche Hermann, come il protagonista di “Fragole e sangue”, non fa politica: ma si trova suo malgrado coinvolto. Di sicuro, il tedesco Reitz avrà visto “The strawberry statement”, e avrà aggiunto questo film ai suoi ricordi personali, antecedenti ai fatti qui raccontati.
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