Dumbo, di Walt Disney (1941) Regia di Ben Sharpsteen Racconto di Helen Aberson, Sceneggiatura di Otto Eglander, Joe Grant, Dick Huemer Musica: Franck Churchill, Oliver Wallace (64 minuti) Rating IMDb: 7,4
Giuliano
Ho visto Dumbo per la prima volta a trent’anni passati. Non era facile, prima dell’invenzione delle videocassette, vedere i film di Walt Disney: ne usciva uno nuovo ogni sei-sette anni, e al cinema quelli vecchi si tiravano fuori solo per Natale, uno alla volta: un anno Biancaneve, l’anno dopo Cenerentola, poi Mary Poppins...
E’ stato così che ho visto la storia dell’elefantino che impara a volare con gli occhi dell’adulto, e non con quelli del bambino. Ed è per questo, forse, che sono qui a parlare per prima cosa della sequenza del sogno di Dumbo: non l’avevo mai vista, e mi ha fatto una grande impressione. E’ stato fatto notare che non sembra Disney, e forse è vero, ma io piuttosto direi: sembra il primo Disney, quello degli anni Trenta, molto più fantasioso e “fuori dal normale”. E mi piace moltissimo la musica della marcia degli elefanti, ogni tanto senza volerlo mi trovo a fischiettarla e magari a tambureggiarla con le dita sul volante dell’automobile.
Da bambino avevo visto molti spezzoni di film Disney, alla tv e in bianco e nero, nel “Club di Topolino” (un appuntamento da non perdere): al bianco e nero non ci si faceva caso, film e cartoon erano belli lo stesso. Ma il film visto per intero è molto angoscioso, e questa è stata una sorpresa. Così come è angoscioso Bambi, e anche Biancaneve (che in Svezia fu vietato ai minori, al suo apparire, proprio per l’angoscia che poteva ingenerare). Non avendolo visto da bambino, non so cosa dirne. Non so nemmeno se sia vero, come mi si dice da più parti, che ai bambini di oggi piace vedere i vampiri e gli zombies: forse ne sono affascinati, ipnotizzati, ma penso che – soprattutto se molto piccoli – ne farebbero volentieri a meno.
E, comunque sia, Dumbo rientra nella lista dei miei film preferiti: non c’è Hitchcock o Eisenstein che tenga, davanti all’elefante che vola, al suo amico topino, e alla band dei corvi che suonano il jazz.
Si Giuliano, un film molto angoscioso. Io l'ho visto a 30 anni, pensavo fosse melassa e invece mi colpì proprio per quella vena triste e malinconica, nella quale neppure il finale riscatta l'ombra di tristezza e malinconia che rimane residua nello spettatore.
RispondiEliminaBrian
Potremmo fondare il club "Spettatori trentenni di Dumbo", perchè anche a me è accaduto lo stesso.
RispondiEliminaPeggio ancora, l'ho visto in cassetta insieme a mia figlia piccolissima, e mentre lei si divertiva un mondo io (di nascosto) piangevo a calde lacrime...
Roby
E io invece Dumbo non l'ho mai visto, ed avevo i miei motivi.
RispondiEliminaPur nella mia cronica bellezza, da ragazzo avevo due problemi: i sopracciglioni e le orecchie a ventola, che allora erano una specie di piccola vergogna sociale. Poi, col crescere, le orecchie molto intelligentemente si sono riaccostate alla testa da cui chissà perché avevano preso le distanze.
Il soprannome Dumbo veniva rifilato frequentemente, in ogni classe ce n'erano due o tre, e questo fu una ragion sufficiente per privarmi della visione di questo film.
Per i sopracciglioni, ha provveduto la moda: se Isabella Rossellini li porta in Velluto blu e in Cuore selvaggio, potrò pure portarli io!
saludos
Solimano
A proposito di questo bel post, mi vengono in mente alcune osservazioni di Arbasino su "Biancaneve", precisamente sulla sconvolgente scena della Strega che dando un calcio ad una brocca d' acqua vuota manda in pezzi lo scheletro di un prigioniero...
RispondiEliminaRestando in ambito disneyano, il mio film preferito fra tutti è "La Bella e la Bestia", l' ho rivisto centinaia e centinaia di volte...
Un po' perchè il "lifestyle" quasi ludwighiano della Bestia - quindi prima della sua trasformazione in un principe belloccio...- mi è sempre stato molto congeniale... :-)
Caro Oyrad, ma guarda un po' che coincidenza! Fra i Disney classici, anch'io prediligo la Bella e la Bestia, pur trovando irresistibile la marcetta iniziale di Robin Hood e Little John, volpe e orso che insieme "van per la foresta"... Adesso invece scalpito, in attesa di andare a vedere RATATOUILLE!!!!!!
RispondiEliminaR.
Dice Giuliano: "Non c’è Hitchcock o Eisenstein che tenga, davanti all’elefante che vola, al suo amico topino, e alla band dei corvi che suonano il jazz."
RispondiEliminaQuando ero bambina mi sorprendeva che mio padre, uomo di vastissima e raffinata cultura, mi chiedesse alle volte un giornaletto di Topolino per rilassarsi prima di dormire. Mi ci sono voluti anni per capire che non esiste vera cultura (nè intelligenza) senza apertura mentale, curiosità, autoironia, capacità di preservare nel tempo anche il bambino che è in noi.
Un sentitissimo applauso a Giuliano!
H.
Va tutto bene, e grazie per le belle parole: però ci siamo dimenticati del Quartetto Cetra. Che si fa, ricominciamo da capo il dibattito?
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