Born Yesterday, di George Cukor (1950) Commedia di Garson Kanin, Sceneggiatura di Albert Mannheimer Con Judy Holliday, Broderick Crawford, William Holden, Howard St. John, Frank Otto, Larry Oliver, Barbara Brown, Grandon Rhodes, Claire Carleton Musica: Frederick Hollander, Ludwig van Beethoven: Sinfonia n.2 Fotografia: Joseph Walker (103 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
Eppure Harry Brock (Broderick Crawford) poteva accorgersi prima che la sua amante da ormai sei anni, Emma "Billie" Dawn (Judy Holliday) non era stupida, ma solo ignorante. Bastava riflettere sul fatto che tutte le sere, quando loro due giocavano a gin rummy vinceva sempre lei. D'accordo, gin rummy non sarà il massimo, come gioco intellettuale, ma dimostrava che Judy era senz'altro meno stupida di lui. Se ci avesse pensato, avrebbe evitato di crearsi un bel problema, scritturando un giornalista, quel morto di fame di Paul Verrall (William Holden). Questi doveva sgrossare Billie, in modo che non facesse danni parlando con la gente che Harry doveva frequentare a Washington per combinare degli affari grossi nel ramo rottami, in cui Harry era competente fin da bambino. E sì che il suo consigliori Jim Devery (Howard St. John), un avvocato che gli costava 100.000 dollari l'anno, l'aveva avvertito di non svegliare il can che dorme, ma Harry non ci aveva badato, fiducioso di essere meno ignorante di Billie, solo perché sapeva che cosa significa "penisola", che Billie credeva fosse il nome di una medicina.
Il guaio fu che Verrall, invece di spiegare a Billie come parlare del tempo con le mogli dei deputati, le insegnò a leggere le prime pagine dei giornali, mentre prima leggeva solo i fumetti. Poi la portò a visitare la Corte Suprema e la statua di Thomas Jefferson, infine fece in modo che leggesse dei libri e che imparasse il significato un po' strano di parole come "democrazia", "popolo", "rappresentanza", "indipendenza", tutte cose che non servivano a nulla, se l'obiettivo era quello di non fare brutte figure con le mogli mentre lui combinava degli affari un po' così con i mariti. Oltre tutto, Harry aveva intestato a Billie proprietà sue, facendole mettere delle firme su delle carte, ma erano solo carte, il proprietario nei fatti era lui.
Adesso Billie ha imparato molte cose, e prima di firmare vuol sapere di che cosa si tratta, e, siccome può accedere all'archivio, sa dove sono le carte che ha già firmato, e sono delle buone carte, meglio addirittura di quelle di gin rummy. Così non c'è match quando i nodi vengono al pettine e Verrall e Billie si innamorano; Harry prova a comprarsi Verrall, come a suo tempo fece con Devery, e passa a vie di fatto con Billie per farle firmare altre carte, poi ci sono le minacce, ma Billie sa come bloccarlo: le carte già firmate adesso le ha lei, che gliele restituirà pian piano se lui non darà fastidio, una carta l'anno - le carte sono 126. Il saluto finale di Billie ad Harry, per chi non se lo ricordasse è questo: "Would you do me a favor, Harry?" "What?" "Drop dead!"
Di questo film, giustamente famoso, ci sono alcune cose che a rivederle non mi convincono più. La prima è la retorica patriottarda di quando vanno alla Corte Suprema, leggono la Dichiarazione di Indipendenza, parlano di deputati e senatori come se fossero persone al di fuori delle miserie umane. Un vezzo tipico dei film americani di allora, ma anche una convinzione molto forte dell'americano medio di oggi. Si stava preparando la tempesta McCarthy, e la stessa Judy Holliday fu interrogata, un anno dopo aver vinto l'Oscar con questo film. A differenza di altri non fece nessun nome, adottando di fronte alla Commissione l'ovvia (per lei) tecnica di fare la Billie prima della cura. Il proverbio: "Due soldi di stupido comprano il mondo" può essere molto vero.
Poi, si vede troppo che il film proviene da una commedia recitata per tre anni di seguito dalla stessa Judy Holliday: il dialogo non sbaglia una mossa, è troppo perfetto, mentre ora apprezziamo una maggiore casualità, un va e vieni più aderente alla vita.
Infine, il film si regge tutto sulle spalle molto robuste di Judy Holliday: Broderick Crawford fa il prepotente in modo troppo sistematico, e William Holden fa la parte dell'angelo salvatore che non era la sua, l'attenzione è tutta per Judy Holliday, lui è solo una spalla, forse non delle migliori. Però dice ogni tanto alcune frasi memorabili, la più bella è questa: "A world full of ignorant people is too dangerous to live in". Il film ha quasi sessant'anni, ma la frase è ancora attualissima, purtroppo. Mentre è stata smentito dal tempo il consiglio che il padre di Billie le dava da bambina: "Never do nothing you wouldn't want printed on the front page of The New York Times." Oggi si consiglia esattamente l'opposto.
Judy Holliday. D'accordo, aveva recitato la commedia per tre anni di seguito, ma non sbaglia un gesto, un modo, un respiro. Non fa l'oca svampita che diventerà usuale in seguito con altre attrici. Fa la donna che ha vissuto a basso livello e crede che la vita sia così, salvo quello che le diceva il padre a cui è rimasta affezionata, vedendolo però come un povero illuso. Scopre che esistono altri libri, non si contenta dei due che le dà Verrall, se li cerca lei, ci si siede sopra - sono tanti e grossi. Con i libri se la prenderà Harry, non sapendo più come fare: questo non è solo un film brillante ma è anche drammatico, vedi la scena in cui Harry costringe Billie a firmare. I cinque minuti della partita a gin rummy non fanno solo ridere, è in corso una lotta, quei due fanno sul serio, lei che nella partita serale vede una rivalsa, lui che non si capacita di perdere.
Ma la scena più bella è quando Billie al mattino riceve Verrall nella sua camera. Sta leggendo il giornale che ha riempito di cerchietti, perché Verrall le ha detto di cerchiare quello che non capisce così poi glielo spiega. Billie, molto diretta, si dichiara a Verrall, che non sa cosa dire, è a libro paga di Harry, quindi sta sul vorrei e non vorrei, e Billie gli fa: "Ti faccio un bel cerchietto attorno".
A questo film manca una cosa: Walther Matthau. Peccato, era troppo presto...
RispondiEliminaSolimano, ormai posso anche evitare di pagare il biglietto del cinema o svenarmi nell'acquisto di DVD. Mi basta immergermi in questo blog ed i film più interessanti è proprio come se li vedessi (anzi, meglio!) anche se, in realtà, non li ho visti mai.
RispondiEliminaUn saluto riconoscente a tutti voi di Abbracci e popcorn.
H.