lunedì 24 settembre 2007

Il piacere e l'amore

La Ronde, di Roger Vadim (1964) Commedia di Arthur Schnitzler, Sceneggiatura di Jean Anouilh Con Jane Fonda, Anna Karina, Catherine Spaak, Francine Bergé, Marie Dubois, Jean-Claude Brialy, Maurice Ronet, Bernard Noel, Jean Sorel, Claude Giraud, Denise Benoit, Valérie Lagrange, Françoise Dorléac Musica: Michel Magne Fotografia: Henri Decae (110 minuti) Rating IMDb: 5.3
Solimano
Mi trovo bene alla Biblioteca Civica di Lissone: è ben fornita, c'è molto spazio, mi lasciano esplorare gli scaffali, sono gentili, il libri me li lasciano per due mesi, in cinque minuti d'auto ci vado, e parcheggio quasi davanti. Due settimane fa, l'impiegata a cui riconsegnavo i libri ha notato che ce n'erano due sul cinema, e mi fa: "Lo sa che abbiamo aperto un punto di prestito dei DVD?" Detto, fatto: posso prendere tre DVD che debbo restituire nel giro di otto giorni, prendendone altri tre. Come fanno per i libri, anche lì si può procedere direttamente, maneggiandoli (sono uno tattile). Hanno il catalogo in rete, con altre dieci biblioteche, ma così è più comodo. Per il momento non ne hanno molti, ad occhio saranno trecento, ma in futuro farò come fa mio figlio per i libri: li convincerò a comprare certi DVD che mi interessano. Per ora c'è una buona scorta di film che vorrei vedere e che non ho mai visto.

Così mi è capitato fra le mani il DVD de La ronde (1964) di Roger Vadim. Veramente cercavo La ronde di Max Ophuls, ma non l'ho trovata, e poi Vadim mi incuriosiva, perché la squadra è ottima: Jane Fonda, Anna Karina, l'amatissima Catherine Spaak (mi passerà, prima o poi), più Francine Bergé, Marie Dubois e Valérie Legrange che non conoscevo, ed è stato un piacere. C'è persino Françoise Dorléac in una piccola parte, ma non l'ho individuata. Aggiungo che la presenza dell'erotismo nei film (non parlo di film erotici, non amo i generi) la trovo coinvolgente da tanti punti di vista, come la sorpresa quando scoprii che il Correggio, autore di pale d'altare e di affreschi di cupole, è stato nei suoi ultimi anni un grande pittore erotico, con gli Amori di Giove per Carlo V, defensor fidei. Il Giove ed Io di Vienna e la Danae Borghese sono fra i capolavori del pieno Rinascimento.
Le premesse erano buone, compreso il testo di Arthur Schnitzler e l'intervento nella sceneggiatura di Jean Anouilh, solo che questo film di Vadim è talmente erotico che dopo viene voglia di farsi frate. Il tema è noto, ma lo riassumo semplificando: una prostituta (Marie Dubois) va con un soldato (Claude Giraud) che va con una cameriera (Anna Karina) che va con il figlio studente della padrona (Jean Claude Brialy) che va con una signora borghese (Jane Fonda) che va con suo marito (Maurice Ronet) che va con una ragazza leggera (Catherine Spaak) che va con uno scrittore( Bernard Noel) che va con una attrice (Francine Bergé) che va con un ufficiale aristocratico (Jean Sorel) che va con la prostituta iniziale(Marie Dubois), così il cerchio si chiude. Solo che sembra che per tutti e tutte fare l'amore sia un po' come timbrare il cartellino, e poteva anche essere una rispettabile scelta interpretativa, che Greenaway o Almodovar potrebbero fare, solo che Vadim fa timbrare il cartellino involontariamente, ed è un bel guaio.

Ce la mette tutta per non fare così: Parigi, le canzoni, i mobili, i divani, le alcove, i prati in ombra per i plein-air notturni, gli sbottonamenti inteminabili (mamma mia, quanti bottoni, peggio dei monsignori!) la veletta da togliere - Jane Fonda ne ha due, di velette - le calze, anche il caso di calze inesistenti, gli specchi alla vedo e non vedo, il salottino separé, le bevande, cognac e champagne naturalmente, ma anche acqua fresca, visto che siamo d'estate, la portinaia compiacente, la lettera che Anna Karina scrive al moroso campagnolo intimandogli di esserle fedele (dopo l'amplesso con il figlio della padrona), la messa dove si sono conosciuti Jane Fonda e Jean Claude Brialy, la prima guerra mondiale che scoppierà fra qualche giorno (è sotteso che di Ronde sarà difficile organizzarne), la vasca da bagno con i sali per l'attrice, i libri utilizzati dallo scrittore per tirarsela un po' di più con Catherine Spaak... E' come a certi ristoranti in cui ti presentano un menù magnifico da tutti i punti di vista, solo che tu non mangi il menù, vuoi del cibo buono, variato, sostanzioso, sorprendente, tutto quello che qui non c'è.
Vadim manca di spirito, di leggerezza, di misura, persino di eroticità, altro che erotismo. Non c'è trionfo di desiderio, al massimo soddisfazione di essersi tolti uno sfizio di un quarto d'ora, dopo di cui tutti vorrebbero andarsene per i fatti propri. Nel vedere queste coppie ho rimpianto Les Grandes Manoeuvres di René Clair, che è di dieci anni prima. Bella forza, mi direte: Michèle Morgan e Gérard Philipe! No, mi sarebbe bastata la coppia in minore: Brigitte Bardot e Yves Robert. In tanto sfacelo, sopravvivono meglio le signore (per me Vadim gli uomini non li poteva vedere), Fonda e Karina in particolare, Spaak meno, plagiata in modo plumbeo dal borghese ipocrita e dallo scrittore parolaio. Naturalmente, visti i nomi nella locandina e la trama, il film ebbe molto successo, per lo stesso motivo per cui, fra le cartoline che si spedivano da Parigi ai parenti ed agli amici, a parte il lustro coloratissimo della patina, c'erano dieci Tour Eiffel e cinque Bateau Mouche, ma nessuna Saint Chapelle o Place des Vosges. Speriamo in Max Ophuls, che la sua Ronde la fece quindici anni prima.

Per La Ronde di Vadim il problema fu nel manico, in lui come regista, ma evidentemente val più la pratica che la grammatica, vista la sua clamorosa carriera di tombeur de femme, carriera che gli inimicò milioni di uomini. Riflettiamoci, con serietà ed un piccolo risvolto gossiparo, non facciamoci mancare niente. Principiò nel 1949 con la quindicenne Brigitte Bardot, che allora non la conosceva nessuno o quasi, quindi il dispiacere per milioni di uomini fu retroattivo, e se ne fecero una ragione, pur con qualche difficoltà. Ma la Catherine Deneuve del tempo di Les Parapluies de Cherbourg no, fu una stilettata che colpì nel profondo, con le mogli che dicevano, per sfotterli: "Hai visto? E tu credevi che fosse una santerellina!" Annette Stroyberg, vabbè, toccò solo alcune centinaia di migliaia, una piccola cosa. Jane Fonda però no, di qua e soprattutto di là dell'Atlantico, un'altra botta quasi come con la Deneuve. Poi Vadim sembrò mettere la testa a posto, e dispiacque solo a qualche centinaio di miliardari (Catherine Schneider era una ereditiera). Tutti si tranquillizzarono, anche perché quasi non faceva più film. Ma Vadim aveva in serbo la freccia del Parto, che personalmente non gli ho ancora perdonato: Marie-Christine Barrault, la nipote di Jean-Louis Barrault, l'Uomo Bianco, Baptiste in Les Enfants du Paradis. Questo non è dispiaciuto a tanti, solo a qualche decina di migliaia, solo che di mezzo ci sono anch'io perché c'è un film che... ma ne parleremo un'altra volta. Se non ci hanno già pensato, sarebbe il caso che un bravo regista facesse un film titolandolo, ad esempio "La Ronde de Roger", e sarebbe una bella nemesi storica, un film molto vivace come certamente era lui di persona.

2 commenti:

  1. Caro Primo, beh, è scontato: Vadim non è Ophuls. Max Ophuls ha dei movimenti di macchina favolosi, una volta che si è capito come lavora (ma sono film vecchi, ahinoi: anni’30-’50) lo si riconosce subito, anche da una mezza sequenza vista in tv. Dicono che Kubrick abbia iniziato copiando religiosamente Ophuls, nei suoi primissimi film: e non faccio fatica a crederci.
    “La ronde” di Ophuls ho fatto un po’ di fatica a vederlo, tanti anni fa (io invece non amo molto il genere, questo tipo di commedie), ma mi è rimasto in mente soprattutto Anton Wallbrook, l’attore che inizia e conlude il film e fa un po’ da narratore, canticchiando con grazia e recitando sottovoce. Con una cornice così, il film era già fatto...

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