venerdì 10 agosto 2007

Il lavoro nel cinema: Matewan

Mathewan di John Sayles (1987) Con Chris Cooper, James Earl Jones, Mary McDonnel, John Sayles, David Strathairn, Ken Jenkins Musica: Mason Daring, "Fire in the Hole", "Gathering Storm", "Hills of Galilee" Fotografia: Haskell Wexler (132 minuti) Rating IMDb: 7.7
Nicola
Nei miei primi anni americani sono stato uno di quegli stranieri antipatici che sempre criticano il paese che li ospita: troppo selvaggio il mercato dl lavoro, troppo classista il sistema educativo, troppo ingenua la middle class, troppo imperialista la politica estera... Non ho risparmiato ai miei gentili ospiti nessun giudizio, pregiudizio e stereotipo.
Partivo invero un po' sulla difensiva: sulla domanda per il visto avevo risposto affermativamente alla domanda sull'appartenenza a organizzazioni comuniste (finendo in una categoria comprendente tossici, schizofrenici, ex-criminali e collaboratori dei nazisti); ero dovuto passare attraverso un'"intervista speciale" (molto pro-forma, in verità) e il mio visto era arrivato con un leggero ritardo sulla norma. Sulla norma di allora, intendo: era più facile per un comunista andare negli USA prima dell'11 settembre che per un comune mortale andarci adesso. Il maledetto bin Laden ha ucciso della globalizzazione una delle parti migliori, che era una certa facilità nello spostarsi per le persone, oltre che delle merci.

Lunga premessa per dire che, in quei primi anni, mi attirava particolarmente tutto ciò che era americano e di sinistra: il settimanale The Nation, i libri sul maccartismo e questo bel film western-sindacale. Non so se mi piacerebbe ancora adesso come allora: magari c'erano delle ingenuità, e già ai tempi mi parve che alcune cose fossero ritratte come il regista avrebbe voluto che fossero state, più che come dovevano essersi sul serio svolte. Più importante, la colonna sonora comprendeva la famosa canzone delle mondine che a me, ex-comunista all'estero, cresciuto a ridosso della bassa lombarda, fece sentire intensamente l'odore di casa.
Il film narra una storia vera: cruda e americana. Nel 1920 le miniere di carbone del West Virginia, su per gli Appalachi, erano impermeabili alla sindacalizzazione. Alcuni dirigenti sindacali arrivarono nella città mineraria di Matewan a organizzare la sezione locale. I minatori che adrirono al sindacato furono licenziati e sfrattati dalle case della compagnia, ma la campagna di adesioni andò avanti e uno sciopero ebbe inizio. La compagnia chiamò i detective di un'agenzia privata, la Baldwin-Felts, specializzata come tante altre (i celebri Pinkerton, per esempio) in azioni antisindacali.

Il 19 maggio 1920 si arrivò al confonto aperto tra i detective da una parte e il sindaco e lo sceriffo, a favore del sindacato, dall'altra. La sparatoria che ne seguì, a cui parteciparono i minatori in sciopero, fece undici morti, tra cui uno dei fratelli Felts e il sindaco. I detective abbandonarono l'area.
Il film si ferma a questo punto, ma sappiamo dalle cronache che la lotta procedette per un altro anno ancora, vinta infine dai padroni delle miniere, anche per via di una recessione che rese disponibile forza lavoro a basso prezzo e in quantità. Lo sceriffo Hatfield divenne un'eroe locale, prima d'essere ucciso in un agguato da dei detective della Baldwin-Felts, mai processati per l'omicidio.
Il film è notevolmente compatto; è didascalico, ma d'azione. Niente di brechtiano, ovviamente: il ragionamento c'è, ma è tutto morale -secondo l'uso americano. Notevole è la galleria dei tipi: una sorta di enciclopedia del melting pot dove ci stanno gli italiani e i neri ("dagoes and niggers"), i selvaggi abitanti degli Appalachi (famosi per la frequenza dell'incesto e per le interminabili e sanguinarie faide tra famiglie), il minatore-predicatore, il sindacalista-comunista.
P.S. Nessuna immagine del film, si tratta di fotografie fatte a suo tempo a Matewan. (s)

3 commenti:

  1. Oggi ho visto in tv un attimo di una delle tante trasmissioni (non delle peggiori): niente di particolare, però anche qui “en passant”, si davano per scontate cose che in realtà scontate non lo sono affatto: le otto ore di lavoro, per esempio. Che sono costate scioperi lunghissimi sanguinosi, ma è passato tanto di quel tempo che la gente se lo è completamente dimenticato, o lo ignora punto e basta. Sarebbe un discorso lunghissimo, preferisco ricordare lo slogan dei comunisti e socialisti dell’800: otto ore per lavorare, otto ore per dormire, otto ore per te e per la tua famiglia.
    In quella battaglia per le otto ore, che oggi diamo per scontate e quasi proverbiali, come se fossero il tramonto col rosso di sera, c’era anche il lavoro minorile, c’era l’assistenza sanitaria, c’era la maternità...
    Da questo punto di vista, il comunismo ha largamente vinto la sua battaglia. Un comunista dell’800, proiettato nell’Europa di fine Novecento, sarebbe stato largamente soddisfatto: oggi lo sarebbe un po’ meno, ma comunque non crederebbe ai suoi occhi.
    Ringrazio Nicola per avermi segnalato un film (e un fatto) che non conoscevo. E speriamo che le conquiste ottenute rimangano, e che in futuro non si debba più lottare per fare avere una paga decente agli operai e un futuro decente per i loro figli.

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  2. Nicola, il tuo atteggiamento iniziale verso gli Stati Uniti era ed è molto diffuso, anche se spesso non confessato. Gli Stati Uniti sono quelli della competizione, noi quelli della collusione, il motivo di fondo è questo, e tu, che hai avuto le due esperienze, lo sai benissimo.
    Giuliano, mi sono letto prima l'editoriale iniziale del Corriere della Sera, perché volevo vedere se mi ricordavo bene. Era contro l'istruzione obbligatoria e contro il suffragio universale.
    Scommetto che molti non lo sanno, quindi non si rendono conto delle lotte che si dovettero sostenere.
    Nel primo decennio del Novecento la bestia nera di tutti i borghesi era Giolitti.
    Ma quanto fossero biechi i moderati e i conservatori del post risorgimento a scuola non lo raccontano, compresa la tassa sul macinato e la pellagra. Certe cose non furono ottenute gratis, ma con lotte durissime.
    A ce ne sarebbe da raccontare, ho buona memoria di quello che sentivo dire in casa.

    saludos
    Solimano

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  3. Anche nella mia famiglia ci sono diversi racconti, ma del tempo delle "leghe". I contadini avevano ottenuto il diritto che la scelta dei braccianti da mandare nei campi non fosse lasciata ai padroni o ai loro caporali, ma venisse affidata, appunto, alla Lega, che distribuiva il lavoro con una certa equità. A mio nonno mezzadro, che tutti sapevano che non si lamentava mai, capitavano sempre braccianti vecchi o sciancati.
    Prima di quello c'era Il Mulino del Po e Coniglio Mannaro.
    Tra i miei vicini di casa c'è una famiglia di operai napoletani, saliti al Nord un anno fa perchè qui si trova lavoro in fabbrica o in cantiere anche senza essere figli di, raccomandati da, presentati per conto di.
    Ciao a tutti,
    Nicola
    PS Negli USA c'è ancora una norma che permette il "permanent replacement" dei lavoratori in sciopero; in pratica, il licenziamento. Gran parte degli autisti dei Greyhound sono afroamericani, che vennero chiamati vent'anni fa a rimpiazzare in blocco gli autisti bianchi, sindacalizzati e in sciopero.

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