sabato 11 agosto 2007

Il lavoro nel cinema: L'ultimo della fila

Giuliano
La gag dell'ultimo della fila è eseguita magnificamente da Charlot all’inizio del “Grande Dittatore”: i tedeschi hanno costruito un enorme cannone e si accingono a sperimentarlo. Charlot, soldatino della prima guerra mondiale, è al pezzo: l’emozione è grande, ma il cannone meraviglioso fa cilecca. La bomba esce goffamente dalla grande canna; è come sputacchiata fuori, e ricade mestamente poco più in là.
Cha fare? Il generale non ha dubbi: ordina al colonnello di andare a recuperare la bomba. Il colonnello si volta verso un ufficiale, e gli ordina di andare a recuperare la bomba. L’ufficiale si volta verso il sergente, e gli ordina di recuperare la bomba. Il sergente si volta verso Charlot, e ripete l’ordine; Charlot si volta, ma dietro non c’è nessuno. Tocca proprio a lui.
Si avvicina furtivo alla bomba, che si mette a roteare paurosamente; poi la bomba lo insegue, lo punta, Charlot scappa inseguito dalla bomba e tutti scappano via dietro di lui...
Questa storia dell’ultimo della fila mi ha sempre intrigato. E’ un po’ la replica dell’ «armiamoci e partite», solo che si replica tutti i giorni e a tutte le ore. Qualcuno ha sporcato per terra, e bisogna pulire: c’è chi dà l’ordine e chi lo esegue. A volte la catena è brevissima, come in questo caso; a volte è piuttosto lunga, e magari parte dal Parlamento, dove viene approvata una legge che poi andrà pure applicata.
Penso che il concetto sia ormai chiaro. Io ho imparato ad avere la massima stima per chi esegue materialmente i lavori. Di solito è gente umile, gente che si sporca e che viene disprezzata (lo spazzino, il lavapavimenti, l’appuntato dei carabinieri, l’infermiere generico degli ospedali, il manovale nei cantieri edili) – ma senza di loro la nostra società non si muoverebbe di un millimetro. Hai voglia a comandare, ma se nessuno si rimbocca le maniche...
E’ per queste cose che amo Charlie Chaplin: e lo amo davvero, mica per modo di dire. Qualsiasi cosa si possa dire su di lui, e sulla sua vita privata (Charlot divenne uno degli uomini più ricchi d’America), è certo che nei suoi film mostra cosa che altri non hanno mai osato far vedere. Il lavoro, per esempio, che è sempre al centro delle sue comiche e dei suoi film più grandi: il lavoro, la fatica, lo sporcarsi, le gioie, gli avvilimenti, e le tragedie.

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