mercoledì 18 luglio 2007

La scuola (1)

La scuola di Daniele Luchetti (1995) Da racconti di Domenico Starnone, Sceneggiatura di Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rolli, Domenico Starnone Con Silvio Orlando, Anna Galiena, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Petrocelli, Anita Zagaria, Mario Prosperi, Anita Laurenzi Musica: Bill Frisell, Fotografia: Alessio Gelsini Torresi (104 minuti) Rating IMDb: 6.7
Solimano
Devo molto alla scuola, non in generale, ma per merito di alcuni insegnanti che ho avuto la fortuna di incontrare. Qualche tempo fa ho scritto il racconto di quello che hanno fatto per me: chi è interessato lo trova qui. Negli anni la scuola è cambiata, e ricordo come rimasi sorpreso quando un mio amico disse: "Oggi, la categoria più sputtanata è quella degli insegnanti". Poi ci riflettei e mi accorsi che aveva al tempo stesso torto marcio e molte ragioni. Ma se cominciassi a dettagliare il torto e le ragioni non ne uscirei per alcune pagine, quindi è meglio che venga al film di Daniele Luchetti, che è del 1995. L'idea di partenza è felice: partire da alcuni racconti di Domenico Starnone, che di scuola se ne intende e scrive bene, a volte con sdegno ironico. Le figure esistono nella realtà: il preside burocratico e nei fatti inesistente (Mario Prosperi) che vuole solo non avere grane, il professor Sperone (Fabrizio Bentivoglio) un po' ammanigliato, che si intrufola fra politica e aziende, la professoressa Majello (Anna Galiena), alle prese con la necessità di guadagnare ed una famiglia - marito e figlia - con qualche problema, ma che il suo dovere di insegnante lo fa, il professor Vivaldi (Silvio Orlando), che è una specie di simbolo dell'I care, sempre proteso a risolvere problemi: la scuola, i ragazzi, le famiglie, i colleghi. Ma qui insorgono i problemi, perché Luchetti sceglie di rappresentarlo un po' come una macchietta un po' come un santo, e soprattutto, come innamorato della Majello. Mentre invece è autentica la sindrome della gita scolastica, che ogni anno si manifesta fra l'avidità e l'insofferenza degli albergatori e la voglia di effrazione dei ragazzi, con in mezzo i professori che non sanno bene con chi schierarsi. Il film dice verità importanti sulla difficoltà della scuola nell'aiutare gli studenti a disagio e nel tenere a freno i bulli, ma le cose più convincenti riguardano i professori, a cui al tempo stesso si richiede di essere dei punti di riferimento, ma che vengono messi l'uno contro l'altro per problemi banali, come l'orario scolastico. Però il film non la dice tutta, ad esempio che oggi la generalità delle scuole come maschi in cattedra ha solo quello di religione e quello di ginnastica, cosa di cui sembra sia vietato parlare, chissà perché. Soprattutto, un tema vero, come quello dell'innamorato che non crede di essere riamato e per ciò stesso perde l'opportunità, non dà tutto quello che dovrebbe a livello di sofferenza e creatività, che sono i due poli in cui ci si muove in quelle situazioni. Da questo film sono uscito come da una opportunità non completamente colta. C'è una vita sotterranea dei film sul mondo scolastico, che ha dato anche opere dure o tragiche, come Arrivederci ragazzi di Malle, I quattrocento colpi di Truffaut e L'attimo fuggente di Weir, occorre individuarli e ricordarseli, collegandoli fra di loro.

12 commenti:

  1. Solimano, i tuoi racconti sui professori che hai avuto sono molto belli e mi hanno fatto ricordare la mia maestra, imponente come una matrona, la professoressa d'Italiano delle scuole medie, simile alla tua Giorgia. Stranamente nessuno racconta dei professori dell' Università che, per ultimi, dovrebbero essere maggiormente ricordati. Invece, mi sembra che tutti cercano di dimenticarli. Brutto segno.Non penso che tu sia stato ingrato verso Carolina non parlandole dopo tanto tempo. Si tratta di un gesto di conservazione del ricordo nella sua integrità perché vedere invecchiare una persona che si ricorda con piacere è una presa di coscienza dolorosa.

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  2. L'ho visto quando era uscito, e mi era piaciuto molto, nonostante le molte critiche negative o sbrigative.
    Penso che Luchetti sia uno dei talenti buttati via dal cinema italiano, insieme a Mazzacurati. Erano loro gli eredi (con Soldini) dei Risi e dei Monicelli, e invece è arrivato Berlusconi con gli spot e l'audience...

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  3. Isabella, subito dopo aver scritto quei brani, feci una piccola indagine, e trovai sulle pagine bianche di Libero un numero telefonico di Parma intestato a Carolina Grandinetti. Ci pensai un po', e decisi di provarci. Rispose lei, che aveva 92 anni! Ancora lucidissima, scrive dei brani d'arte su una rivista locale, ma non usa internet. Per posta prioritaria le mandai il mio brano che la commosse e ritelefonandomi dimostrò tutta la sua intelligenza e la sua sensibilità: "Sono tre brani molto sentiti, quello più bello è quello su Giorgia". Sono riuscito a ringraziarla dopo cinquant'anni!

    Anche all'università ho avuto grandi professori. Il mio voto era il 27, ogni tanto qualche 30 ma anche qualche 24. In Elettrotecnica 1 e 2 mi toccò prendere due 30 e lode. Ciampolini faceva lezione così bene che tu imparavi tutto frequentando senza studiare il libro. E' più facile tenere l'attenzione con le materie letterarie, ma lui riusciva a farci volare il tempo di lezione, non perdevamo una parola. Sono convinto che le riforme sono importanti, ma quello che può fare una singola persona capace e motivata è tanto, e occorrerebbe ricordarlo sempre, guai a demotivare un professore veramente bravo.

    saludos
    Solimano

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  4. Solimano, ciò che racconti della tua Carolina è straordinario. Ma Giorgia ti è davvero entrata nel cuore.

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  5. Eh sì! Con una come Giorgia, Dante ce l'hai per sempre.

    saludos
    Solimano

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  6. Solimano, vorrei che Carolina, Francesco e Giorgia venissero ospitati anche su Nonblog. Ci avevo già pensato ma forse l'ing. Casalini preferisce portarceli lui, personalmente. Il film di cui parli ricordo di averlo visto ma lo ricordo solo perchè lo hai nominato. Evidentemente non mi aveva detto granchè, altrimenti non lo avrei completmente rimosso dalla mia memoria.

    Un caro saluto
    h.

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  7. Habanera, ho parlato col dott.ing. Primo Casalini e mi ha detto che è onorato dalla tua richiesta e che si mette in fila dietro di me, che aspetto di caricare una cosa mia, basta che tu mi dica quando.
    Il film "La scuola" io lo ricordo meglio di te per tanti motivi, di cui uno è Anna Galiena, mentre per te non credo che sia un motivo Silvio Orlando. Comunque ti assicuro che, anche a livello di solo intrattenimento, è un film gradevole. Che sgarbato però, 'sto ingegnere, è qui dietro che spinge...

    saludos
    Solimano

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  8. Solimano, a me il tipo di professore interpretato da Orlando non piace. Prefeisco i tuoi tre esemplari, Carolina, Francesco e Giorgia, che sono come erano anche i miei indimenticabili, insieme al mio Preside che ha fatto storia. Lo chiamvamo Kociss. Era il primo ad arrivare a scuola e pretendeva la traduzione dal graco al latino. Un supplizio, ma...

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  9. Questo film a me piacque molto. E non credo che il personaggio di Vivaldi sua superficiale.

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  10. Lilith, sarebbe un discorso lungo e complesso, quello sui professori che vanno bene e quelli che non vanno bene. Potrei scrivere, sulla base della mia esperienza, "Tre nomi scritti sull'acqua" perché di professori che non andavano bene ne ho avuti, ma sarebbe un esercizio amaro.
    Preferisco una cosa che può essere male interpretata da Isabella, visto l'uso che se ne fa adesso, preferisco l' I care, vero però, rivolto quindi anche agli studenti migliori, che esistono e non vanno penalizzati: sono i migliori, e la scuola spesso li annoia, li delude, non li stimola ad una crescita ulteriore, robe che sarebbero a vantaggio di tutti.

    saludos
    Solimano

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  11. Solimano, per noi che abbiamo studiato il latino "curare" significa "prendersi cura". Non vedo perché si dabba usare la forma anglo-americana derivata dalla lingua latina. Comunque, l'uomo politico per definizione si deve prendere cura delle cose altrui, nel senso di "rationem habere rei publicae. Non c'è bisogno di specificare, altrimenti potrebbe venire qualche dubbio di ruffianeria. Lo stesso dicasi dei docenti che devono prendersi cura della educazione, istruzione e formazione delle nuove generazioni. Possiamo discutere sui modi con cui raggiungere gli obiettivi,. A me pare che il modo lassista abbia dato pessimi risultati.

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  12. Mah, a me sembra che il problema non sia il lassismo, e nemmeno la durezza. vanno bene tutti e due, e non va bene nessuno: l'insegnante è una di quelle professioni che non si imparano e non si improvvisano, se non c'è una minima predisposizione dentro. E' come fare il musicista o il calciatore: non si può barare. Purtroppo ci si può nascondere, la stecca di un insegnante non è così visibile come in orchestra, o come un calciatore che cicca la palla.
    Degli insegnanti, così a occhio, la metà è ottima a prescindere dal metodo che usa; nell'altra metà molti dovrebbero proprio cambiare mestiere, anche tra quelli volenterosi e benintenzionati.

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