Nel 1975 Linnea Reese (Lily Tomlin) ha 36 anni e sta a Nashville, dove tanti vivono del business della musica country. E' sposata con Delbert Reese (Ned Beatty), ha due figli ed apparentemente fa la casalinga. Ma non è vero per almeno tre motivi. Il primo è che il marito non è cattivo, ma è un debole, sempre alla prese con lavori un po' così. Adesso, ad esempio, fa il portaborse dell'agente per la campagna elettorale di uno che si presenta come esponente del Terzo Partito (figurarsi!), quindi a Linnea tocca stare molto attenta e provvedere in qualche modo, con un marito che è brutto fuori e brutto dentro. Il secondo motivo è che con i figli ha un daffare in più: sono nati sordi e lei cerca di educarli in tutti i modi puntando sulla musica, forse riuscirà persino a farli cantare. Il terzo motivo è che ama molto la musica religiosa ed alla domenica dirige in chiesa un coro di cantanti blues.
Adesso c'è Tom Franck (Keith Carradine) che telefona, e cerca di farsi sotto con lei, che è anche lusingata, perché Tom è un gran bel ragazzo, canta bene ed è ambito da quasi tutte, ma proprio per questo sa che non ci può esserci una storia che duri, poi i figli, il marito... Ma una sera Franck l'invita a venire ad ascoltarlo in un locale, e Linnea in casa è stufa di tutto. Finisce che va a sentirlo, il locale è gremito e si siede in fondo, fra l'altro vicino ad uno che rompe. Franck comincia a cantare "I'm easy" e Linnea non sa che ci sono altre quattro donne nel locale, più giovani e più belle di lei, che pensano che Franck canti "I'm easy" per loro. Invece Franck canta proprio per lei, finirà che quella sera faranno l'amore insieme. Linnea sa benissimo come vanno le cose, sa che le è piaciuto, ma non perde di vista l'orologio. Si alza dal letto e cerca gli slip (dove saranno finiti?). Finalmente li trova, si riveste e prima di andarsene dà un bacetto a Franck, che sta telefonando ad un'altra donna per la prossima serata. Linnea non si meraviglia e se ne va seria, ma non dispiaciuta di quello che ha fatto. E adesso, al lavoro!
Nashville mi ha sempre spaventato, per le dimensioni e perché io non sono texano e non so molto del country, che conosco solo nell versioni "alte" e non in quelle più popolari, che devono essere un po' il Sanremo americano.
RispondiEliminaPer questo, lo confesso, ho guardato con molta attenzione i film più duri e più difficili di Altman, ma a Nashville ho rinunciato ormai da tempo.
Nasville lo devi vedere, Giuliano, la musica country è solo un trampolino (però bello), ma Nashville è ben altro. E' la critica più forte all'America fatta da uno che l'America l'ama moltissimo, e proprio per questo riesce a criticarla in profondità, perché coglie le tragedie che si annidano nelle qualità. Però andrebbe visto su grande schermo, nello scatolotto perde. Qui nel post ho solo raccontato una delle ventiquattro storie che lo compongono intersecandosi l'una con l'altra, senza confusione né approssimazione. Altman è progettuale, da ingegnere quale era, ed è così anche negli altri due grandi film, Anerica Oggi ed I protagonisti. Ciò detto, amo moltissimo anche alcuni piccoli film: McCabe & Mrs.Miller e Cookie's Fortune, con Glenn Close, Julianne Moore e Lyv Tyler.
RispondiEliminaAltman ha una fluvialità controllata che pochissimi hanno avuto, non solo nel cinema.
Ad esempio, I protagonisti comincia con un piano-sequenza di quattordici minuti (!) un altro ci avrebbe messo sei mesi e non ne sarebbe uscito, lui magari ce l'ha fatta in tre giorni, e te ne accorgi che è un piano sequenza solo dopo che ti hanno avvertito.
saludos
Solimano