lunedì 9 luglio 2007

Il barone di Munchausen

The Adventures of Baron Munchausen di Terry Gilliam (1988) Dai libri di Rudolph Erich Raspe e Gottfried August Burger, Sceneggiatura di Charles McKeown e Terry Gilliam Con John Neville, Eric Idle, Sarah Polley, Oliver Reed, Charles McKeown, Winston Dennis, Jack Purvis, Valentina Cortese, Jonathan Pryce, Uma Thurman, Robin Williams, Sting Musica: Eric Idle, Michael Kamen Fotografia: Giuseppe Rotunno (126 minuti) Rating IMDb: 6.9
Giuliano
Ecco un altro film esemplare: in teoria c’è tutto per far nascere un capolavoro, in pratica il film non decolla mai.
Ci ho pensato a lungo, e non sono riuscito a stabilire bene il perché di questo fallimento. Ci sono dei difetti evidenti, ma molti film belli e di successo (a partire da Via col vento e da Casablanca) sono pieni di difetti, eppure non ci si fa caso. Ci sono dei meriti strepitosi, per esempio le scene e i costumi – opera di Dante Ferretti e di Gabriella Pescucci – sono di quelli da stropicciarsi gli occhi, meravigliosi e di grande giustezza e fantasia. C’è la storia, la vecchia storia del Barone fanfarone e dei suoi magnifici servitori. C’è il teatro nel teatro (il film comincia sul palcoscenico), che a me piace sempre moltissimo; e ci sono scene divertenti e memorabili, come la nascita di Venere dalla conchiglia, come in Botticelli: Venere è Uma Thurman a diciott’anni, il gelosissimo Vulcano è un grande Oliver Reed. E Robin Williams è il re della Luna (per motivi burocratici recita sotto il nome Ray D. Tutto), con Valentina Cortese a fargli da regina: le loro teste si staccano dal corpo per elevarsi e dedicarsi ai pensieri spirituali, ma il corpo le reclama sempre con insistenza per tutte le altre cose.
Non so: di certo il film appare troppo lungo, molto slegato, quasi che fosse montato controvoglia, di fretta, dopo che la produzione si è lamentata per i troppi soldi spesi: e forse è andata proprio così. Rivedendolo, mi ha ricordato un po’ “Eyes wide shut” di Kubrick (uscito diversi anni dopo): anche qui tutto bello, ma qualcosa manca – e quel qualcosa era il tocco finale di Kubrick, che non ha potuto finire il suo lavoro. O forse è la storia che imprigiona un po’ troppo Gilliam: il regista inglese aveva alle spalle due capolavori di fantasia come “Brazil” e “I banditi del tempo”, ma in questi due film aveva una libertà d’invenzione che qui non ha, ed è come se fosse un po’ in gabbia. Di sicuro, so che molti attori sono sbagliati: a partire dal protagonista John Neville, che è certamente un ottimo attore di teatro ma che qui pare sempre spaesato e coperto sotto quintali di trucco. Ma anche i servitori sono un po’ pallidi, e le musiche firmate da Michael Kamen sono un po’ troppo di seconda mano: cose già sentite da altre parti, e anche in arrangiamenti migliori.
Il pensiero corre al vecchio film tedesco del 1942: anche quello non era un capolavoro, ma la scena del Barone sulla Luna era notevole. E’ un peccato non averlo sottomano...

Uma Thurman nel Munchausen di Gilliam

Sandro Botticelli: La nascita di Venere

4 commenti:

  1. Giuliano, questo film non l'ho visto e mi dispiace, malgrado che ti abbia un po' deluso.
    Intanto, ho trovato molto bella l'idea di Uma Thurman agli inizi come Venere nascente, difatti l'immagine che ho trovato richiama quella del Botticelli, e non è che l'abbia ridotta per censura (quando mai...) in rete c'è solo così. Se l'avessi trovata intera l'avrei messa per analogia con quella botticelliana.
    La cosa è venuta a punto perché ho deciso di dar corso anche alla serie La pittura nel cinema, che si affianca alle altre: I luoghi, Gli oggetti, Il lavoro, La musica che fra l'altro sono un ottimo sistema per parlare più volte dello stesso film.
    Per il Munchausen ho trovato il luogo, ed è interessante, appena trovo le immagini lo metterò.

    saludos
    Solimano

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  2. Non ho visto questo film, e conosco Terry Gillian più per la sua appartenenza ai Monty Python che per i suoi film da solista. Lacuna da colmare. Buona serata.

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  3. Per me di Thurman ce n'è una sola, e MITICA: la Thurman di Kill Bill di Tarantino

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  4. Per Annarita: i film migliori di Gilliam sono i primi due, "I banditi del tempo" e "Brazil", ai quali aggiungerei "Paura e delirio a Las vegas".
    (Sono film un po' fuori di testa, ma girati da un vero maestro).

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