giovedì 7 giugno 2007

Alta società

High Society di Charles Walters (1956) Commedia di Philip Barry, Sceneggiatura di John Patrick Con Bing Crosby, Grace Kelly, Frank Sinatra, Celeste Holm, John Lund, Louis Calhern, Louis Armstrong Musica: Col Porter Fotografia: Paul Vogel (111 minuti) Rating IMDb: 6.9
Giuliano
Un film visto per caso, svogliatamente, tanti anni fa, un’estate. L’ennesima replica di un vecchio film, di un genere che di solito mi interessa poco: ma c’era qualcosa di magnetico che mi ha preso subito, ed è diventato col tempo uno dei miei preferiti. Non so cos’è, e come definirlo: ma lo stato di grazia esiste, e “Alta società” è davvero girato in stato di grazia. Non sto a raccontarvi la storia, che è identica a quella di mille altri musical e commediole (la ricca e bella ereditiera che si riconcilia con l’ex marito), ma i protagonisti sì: una Grace Kelly radiosa e bellissima, quasi un’apparizione; Bing Crosby che fin lì non avevo mai potuto sopportare e che da allora invece mi piace moltissimo; e, in mezzo a tanti caratteristi molto bravi, l’apparizione sfolgorante e straordinaria di Louis Armstrong.
Sono belli anche i colori, quei bei colori pieni degli anni ’50; e i costumi, e le scenografie. Il nome del regista non mi diceva niente vent’anni fa, e continua a dirmi poco: ma in film come questi penso che ci sia un Nume che discende direttamente dal cielo (si direbbe Dioniso, sotto le vesti di Satchmo), e che partecipa alla festa: una gran bella festa, di quelle felici e senza pensieri.
P.S: Nel film c’è anche Frank Sinatra, ma con lui il miracolo non m’è riuscito: continua a piacermi poco, sia come attore che come cantante continuo a preferirgli il vecchio Bing.

6 commenti:

  1. Alta società... UN MITO!!! E che dire della versione precedente in bianco e nero, con Katharine Hepburn nel ruolo poi di Grace Kelly, Cary Grant in quello di Bing Crosby e James Stewart in quello di Frank Sinatra? Rivisti ambedue in tv di recente. Un'indigestione coi fiocchi di "vecchio" cinema !

    Abbraccioni

    Roby

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  2. Vedi quante cose che s'imparano: non ne sapevo nulla, dell'altro film. Beh, James Stewart al posto di Sinatra è una bella cosa, e anche Katharine Hepburn era bella ed elegante come Grace Kelly, ma temo che nel primo film non ci fosse Satchmo...

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  3. Poffarbacco Roby, non sapevo nulla nemmeno io, dell'altro film! E con quegli attori, poi! Dici che l'hanno passato in TV recentemente?! Ma dove, ma quando, ma a che ora? Quella dei vampiri, come ormai sono usi a fare le rare volte che si decidono a far vedere qualcosa di decente?

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  4. La prima versione cinematografica si intitola "Scandalo a Filadelfia" (Philadelphia story) di George Cukor, 1940, adattamento di una commedia interpretata a teatro dalla stessa Hepburn. Curiosità: ultimamente Vanessa Incontrada, la nota (??) showgirl(!!)italo-spagnola ha riportato sulle scene la storia, nel ruolo che fu della Hepburn e della Kelly... Curiosità n°2: vi allego la stroncatura della critica anni '40 al film di Cukor:

    "A non sapere che il film Scandalo a Filadelfia è di alcuni anni fa verrebbe fatto di sospettare che a Hollywood, con quella loro tipica quanto indecente volontà di infrangere i muri della vita privata, si siano voluti divertire a far dollari con la vicenda matrimoniale di Cary Grant, marito divorziato dalla miliardaria e snob Barbara Hutton. Il film — infatti — narra di una ricca e aristocratica ragazza di Filadelfia che divorzia dal marito e se lo risposa negli ultimi metri di pellicola; non senza, come intermezzo, una sbornia colossale.
    Il film è noioso, scarsamente interessante, e rivelatore di quella crisi d'ispirazione in cui si dibatte, malgrado certe riuscite, il cinema americano costretto ad attaccar trame e pretesti dalle commedie di successo di Broadway.
    C'è molta gente che è persuasa, da anni, che Caterina Hepburn sia una grande attrice e che debba ancora trovare il suo regista. Intanto gli anni sono passati, e il gran film non è venuto: mentre è venuto invece per la Garbo e la Davis che anche loro, quanto a registi, non hanno avuto molta fortuna. Si aggiunga alla delusione di Scandalo a Filadelfia che in questo film non si fa che parlare della bellezza irresistibile della Protagonista, la nominata Caterina. Con bella indifferenza verso i dati obiettivi della realtà, la non più giovane e magrissima Hepburn ci viene presentata in costume da bagno. L'idea che un uomo, che l'ha già avuta in moglie, faccia il diavolo a quattro per ripigliarsela, è la sola cosa buffa, anche se di una comicità non voluta, di una pellicola sbagliatissima".
    Pietro BIANCHI (Da Candido, 26 Aprile 1947)

    PS: Giuliano, è vero, non c'era Satchmo. E non mi sembra che al suo posto ci sia qualcun altro...

    PPS: Gabriella, qui in Toscana c'è Tele37 che ogni giorno, dalle 14 alle 16, ci delizia ritrasmettendo vecchi film...

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  5. Roby, è molto divertente leggere le critiche a caldo, cioè fatte poco dopo l'uscita del film, perchè si trovano delle cantonate colossali. Pietro Bianchi, quello della critica che hai messo, ne infila una sfilza notevole, a parte il tono generale, che trovo piuttosto volgare.
    Non sapevo fra l'altro che nel dopoguerra scrivesse su un settimanale come Candido, a leggerlo di nota, perchè trasuda un antiamericanismo da ignorante, che ancora oggi è diffuso in Italia.
    A me è successo di leggermi alcune critiche relative al Settimo Sigillo: da tenersi la pancia dalle risate, leggendo la supponenza con cui trattano quello sconosciuto svedese (Bergman), e meno male che nessuno gli aveva detto che per fare quel film, Bergman ci aveva messo solo 35 giorni.

    saludos
    Solimano

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  6. Ahhhhhhh!! "Scandalo a Filadelfia"!!! Ma ceeeeerto che lo conosco, il deliziosissimo "Scandalo a Filadelfia"!!!
    Ora mi sento meglio :-)
    E già che ci sono e curiosità per curiosità: Miles Davis (genuflessione e riverenza, almeno da parte mia) apprezzava moltissimo Armstrong come musicista, ma si imbestialiva a vederlo impersonare sui palcoscenici e in questo film il ruolo di "negro Zio Tom" sempre sorridente e al seguito dei bianchi. Miles sapeva benissimo -- come scrive nella sua autobiografia --- che quella di Satchmo era una precisa strategia, e che Satchmo non era lo stupidone che voleva far credere, ma si imbestialiva lo stesso...

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