Giuliano
Un film visto per caso, svogliatamente, tanti anni fa, un’estate. L’ennesima replica di un vecchio film, di un genere che di solito mi interessa poco: ma c’era qualcosa di magnetico che mi ha preso subito, ed è diventato col tempo uno dei miei preferiti. Non so cos’è, e come definirlo: ma lo stato di grazia esiste, e “Alta società” è davvero girato in stato di grazia. Non sto a raccontarvi la storia, che è identica a quella di mille altri musical e commediole (la ricca e bella ereditiera che si riconcilia con l’ex marito), ma i protagonisti sì: una Grace Kelly radiosa e bellissima, quasi un’apparizione; Bing Crosby che fin lì non avevo mai potuto sopportare e che da allora invece mi piace moltissimo; e, in mezzo a tanti caratteristi molto bravi, l’apparizione sfolgorante e straordinaria di Louis Armstrong.
Sono belli anche i colori, quei bei colori pieni degli anni ’50; e i costumi, e le scenografie. Il nome del regista non mi diceva niente vent’anni fa, e continua a dirmi poco: ma in film come questi penso che ci sia un Nume che discende direttamente dal cielo (si direbbe Dioniso, sotto le vesti di Satchmo), e che partecipa alla festa: una gran bella festa, di quelle felici e senza pensieri.
P.S: Nel film c’è anche Frank Sinatra, ma con lui il miracolo non m’è riuscito: continua a piacermi poco, sia come attore che come cantante continuo a preferirgli il vecchio Bing.
Sono belli anche i colori, quei bei colori pieni degli anni ’50; e i costumi, e le scenografie. Il nome del regista non mi diceva niente vent’anni fa, e continua a dirmi poco: ma in film come questi penso che ci sia un Nume che discende direttamente dal cielo (si direbbe Dioniso, sotto le vesti di Satchmo), e che partecipa alla festa: una gran bella festa, di quelle felici e senza pensieri.
P.S: Nel film c’è anche Frank Sinatra, ma con lui il miracolo non m’è riuscito: continua a piacermi poco, sia come attore che come cantante continuo a preferirgli il vecchio Bing.
Alta società... UN MITO!!! E che dire della versione precedente in bianco e nero, con Katharine Hepburn nel ruolo poi di Grace Kelly, Cary Grant in quello di Bing Crosby e James Stewart in quello di Frank Sinatra? Rivisti ambedue in tv di recente. Un'indigestione coi fiocchi di "vecchio" cinema !
RispondiEliminaAbbraccioni
Roby
Vedi quante cose che s'imparano: non ne sapevo nulla, dell'altro film. Beh, James Stewart al posto di Sinatra è una bella cosa, e anche Katharine Hepburn era bella ed elegante come Grace Kelly, ma temo che nel primo film non ci fosse Satchmo...
RispondiEliminaPoffarbacco Roby, non sapevo nulla nemmeno io, dell'altro film! E con quegli attori, poi! Dici che l'hanno passato in TV recentemente?! Ma dove, ma quando, ma a che ora? Quella dei vampiri, come ormai sono usi a fare le rare volte che si decidono a far vedere qualcosa di decente?
RispondiEliminaLa prima versione cinematografica si intitola "Scandalo a Filadelfia" (Philadelphia story) di George Cukor, 1940, adattamento di una commedia interpretata a teatro dalla stessa Hepburn. Curiosità: ultimamente Vanessa Incontrada, la nota (??) showgirl(!!)italo-spagnola ha riportato sulle scene la storia, nel ruolo che fu della Hepburn e della Kelly... Curiosità n°2: vi allego la stroncatura della critica anni '40 al film di Cukor:
RispondiElimina"A non sapere che il film Scandalo a Filadelfia è di alcuni anni fa verrebbe fatto di sospettare che a Hollywood, con quella loro tipica quanto indecente volontà di infrangere i muri della vita privata, si siano voluti divertire a far dollari con la vicenda matrimoniale di Cary Grant, marito divorziato dalla miliardaria e snob Barbara Hutton. Il film — infatti — narra di una ricca e aristocratica ragazza di Filadelfia che divorzia dal marito e se lo risposa negli ultimi metri di pellicola; non senza, come intermezzo, una sbornia colossale.
Il film è noioso, scarsamente interessante, e rivelatore di quella crisi d'ispirazione in cui si dibatte, malgrado certe riuscite, il cinema americano costretto ad attaccar trame e pretesti dalle commedie di successo di Broadway.
C'è molta gente che è persuasa, da anni, che Caterina Hepburn sia una grande attrice e che debba ancora trovare il suo regista. Intanto gli anni sono passati, e il gran film non è venuto: mentre è venuto invece per la Garbo e la Davis che anche loro, quanto a registi, non hanno avuto molta fortuna. Si aggiunga alla delusione di Scandalo a Filadelfia che in questo film non si fa che parlare della bellezza irresistibile della Protagonista, la nominata Caterina. Con bella indifferenza verso i dati obiettivi della realtà, la non più giovane e magrissima Hepburn ci viene presentata in costume da bagno. L'idea che un uomo, che l'ha già avuta in moglie, faccia il diavolo a quattro per ripigliarsela, è la sola cosa buffa, anche se di una comicità non voluta, di una pellicola sbagliatissima".
Pietro BIANCHI (Da Candido, 26 Aprile 1947)
PS: Giuliano, è vero, non c'era Satchmo. E non mi sembra che al suo posto ci sia qualcun altro...
PPS: Gabriella, qui in Toscana c'è Tele37 che ogni giorno, dalle 14 alle 16, ci delizia ritrasmettendo vecchi film...
Roby, è molto divertente leggere le critiche a caldo, cioè fatte poco dopo l'uscita del film, perchè si trovano delle cantonate colossali. Pietro Bianchi, quello della critica che hai messo, ne infila una sfilza notevole, a parte il tono generale, che trovo piuttosto volgare.
RispondiEliminaNon sapevo fra l'altro che nel dopoguerra scrivesse su un settimanale come Candido, a leggerlo di nota, perchè trasuda un antiamericanismo da ignorante, che ancora oggi è diffuso in Italia.
A me è successo di leggermi alcune critiche relative al Settimo Sigillo: da tenersi la pancia dalle risate, leggendo la supponenza con cui trattano quello sconosciuto svedese (Bergman), e meno male che nessuno gli aveva detto che per fare quel film, Bergman ci aveva messo solo 35 giorni.
saludos
Solimano
Ahhhhhhh!! "Scandalo a Filadelfia"!!! Ma ceeeeerto che lo conosco, il deliziosissimo "Scandalo a Filadelfia"!!!
RispondiEliminaOra mi sento meglio :-)
E già che ci sono e curiosità per curiosità: Miles Davis (genuflessione e riverenza, almeno da parte mia) apprezzava moltissimo Armstrong come musicista, ma si imbestialiva a vederlo impersonare sui palcoscenici e in questo film il ruolo di "negro Zio Tom" sempre sorridente e al seguito dei bianchi. Miles sapeva benissimo -- come scrive nella sua autobiografia --- che quella di Satchmo era una precisa strategia, e che Satchmo non era lo stupidone che voleva far credere, ma si imbestialiva lo stesso...