Giuliano
Nel film “La cambiale” , del lontano 1959, Sylva Koscina interpreta la parte, molto esplicita, di una prostituta furba e affascinante. E’ un film a episodi: ci sono anche Gassman, Tognazzi, Vianello, Totò, Peppino de Filippo e tanti altri grandi attori.
Il ruolo interpretato dalla Koscina è simile a molti di quelli che interpreterà Edwige Fenech negli anni ’70, ma la differenza è enorme. L’unica cosa paragonabile è la bellezza delle due donne; ma come attrice Sylva Koscina era molto brava, e la stesso non si può dire della Fenech, al di là della sua simpatia ed eleganza. Guardando questo episodio da appassionato di cinema, non potevo non pensare alla via che ha preso la nostra critica cinematografica, con Marco Giusti (ex Blob) in testa. Perché un conto è rivalutare la simpatia dei film di Pierino, un po’ troppo bistrattati alla loro nascita, e un altro conto è fare seriamente il mestiere di critico. Per dire: “La cambiale” è diretto da Camillo Mastrocinque, non da Germi o Risi o Monicelli, e nemmeno da Fellini o De Sica (De Sica Vittorio, intendo): eppure funziona tutto a meraviglia, la fotografia è ottima, le scene perfette, gli attori uno più bravo dell’altro anche nei piccoli ruoli. Anche nei film più piccoli e malriusciti di quel periodo si avverte sempre l’alto livello di artigianato di tutti i collaboratori, cosa che non succede nei film degli anni ’70 e ’80, sempre molto raffazzonati e dilettanteschi: un critico degno di questo nome dovrebbe accorgersene, e renderne conto ai suoi lettori; ma così non capita, anzi. Quello che capita (e la stessa cosa succede in politica…) è che si dice che, siccome Totò in vita era sottovalutato dalla critica, anche Alvaro Vitali merita di essere rivalutato come Totò, il che è francamente troppo. Così capita che spesso nel giornalismo “politico” si dica che “siccome tutti hanno sempre rubato…” (eccetera): sarebbe una bella battuta per un film di Totò, ma purtroppo non si può più fare. Il tempo passa, passa per tutti, e non è detto che il passare del tempo porti necessariamente al progresso.
Nel film “La cambiale” , del lontano 1959, Sylva Koscina interpreta la parte, molto esplicita, di una prostituta furba e affascinante. E’ un film a episodi: ci sono anche Gassman, Tognazzi, Vianello, Totò, Peppino de Filippo e tanti altri grandi attori.
Il ruolo interpretato dalla Koscina è simile a molti di quelli che interpreterà Edwige Fenech negli anni ’70, ma la differenza è enorme. L’unica cosa paragonabile è la bellezza delle due donne; ma come attrice Sylva Koscina era molto brava, e la stesso non si può dire della Fenech, al di là della sua simpatia ed eleganza. Guardando questo episodio da appassionato di cinema, non potevo non pensare alla via che ha preso la nostra critica cinematografica, con Marco Giusti (ex Blob) in testa. Perché un conto è rivalutare la simpatia dei film di Pierino, un po’ troppo bistrattati alla loro nascita, e un altro conto è fare seriamente il mestiere di critico. Per dire: “La cambiale” è diretto da Camillo Mastrocinque, non da Germi o Risi o Monicelli, e nemmeno da Fellini o De Sica (De Sica Vittorio, intendo): eppure funziona tutto a meraviglia, la fotografia è ottima, le scene perfette, gli attori uno più bravo dell’altro anche nei piccoli ruoli. Anche nei film più piccoli e malriusciti di quel periodo si avverte sempre l’alto livello di artigianato di tutti i collaboratori, cosa che non succede nei film degli anni ’70 e ’80, sempre molto raffazzonati e dilettanteschi: un critico degno di questo nome dovrebbe accorgersene, e renderne conto ai suoi lettori; ma così non capita, anzi. Quello che capita (e la stessa cosa succede in politica…) è che si dice che, siccome Totò in vita era sottovalutato dalla critica, anche Alvaro Vitali merita di essere rivalutato come Totò, il che è francamente troppo. Così capita che spesso nel giornalismo “politico” si dica che “siccome tutti hanno sempre rubato…” (eccetera): sarebbe una bella battuta per un film di Totò, ma purtroppo non si può più fare. Il tempo passa, passa per tutti, e non è detto che il passare del tempo porti necessariamente al progresso.
P.S. Alla mancanza di immagini decorose del film supplisco con una immagine di Syla Koscina, che se la merita.
Giuliano, è impressionante in questo film - ma non è il solo - l'abbondanza di talenti coinvolti, sia come sceneggiatura che come attori. Sarei curioso di sapere qunto tempo ci hanno messo a girarlo, perchè credo che sia stato brevissimo. Ognuno, a suo modo, collaborava con la mano sinistra, e verrebbe da dire se non sarebbe stato meglio se questi film fossero stati fatti con un maggior tempo a disposizione e con meno talenti, però più coinvolti.
RispondiEliminaMa ha un fascino, ed una sua durata nel tempo, che siano stati realizzati così, in un rapporto strettissimo fra chi il film lo faceva e chi lo andava a vedere, uscendo dal cinema soddisfatto.
saludos
Solimano