Giuliano
Ci sono film in cui bisogna lasciarsi scivolare dentro, nel globo magico formato dall'immagine e dal suono: film sferici, per così dire. " 2001 odissea nello spazio" è uno di quelli: se fallisce il tentativo di penetrazione, ci troviamo di fronte ad una favola presuntuosa, antropocentrica, in cui la manifestazione del divino è una pietra nera. (Renato Ghiotto, espresso 29.01.1984)
Non è un film facile, "2001 Odissea nello Spazio": soprattutto oggi che non c'è più la possibilità di vederlo al cinema, sul grande schermo per il quale era stato pensato. E' una pietra miliare del cinema, uno di quegli eventi che segnano un prima e un dopo, e a questo proposito basterebbe guardare com'erano i film di fantascienza prima del 1968, anno di uscita del film di Kubrick. Erano bellissimi, ma era proprio un'altra cosa; e Lucas e Spielberg, oggi celebratissimi e ricchissimi con le loro Guerre Stellari e dintorni, a Kubrick devono tutto e non ne fanno mistero.
Il film non è affatto invecchiato, anche se è dura da digerire la lunga sequenza iniziale (quella delle scimmie), e se il finale è giustamente ambiguo e circolare, filosofico ed esoterico. Il film si chiude su se stesso, il viaggio verso Giove (ma è di Giove che stiamo parlando?) si conclude con un mondo dove passato presente e futuro sono tutti in una stessa stanza, e dove il tempo non ha più senso se non quello di una delle altre tre dimensioni alle quali siamo più abituati: lunghezza, larghezza, altezza...
La parte più godibile, anche per lo spettatore normale che vuole solo divertirsi, è quella centrale, che ha per protagonista il computer HAL, e che è un esempio straordinario di narrazione "classica" in mezzo ad un film che ha inventato formule narrative del tutto nuove e mai sperimentate prima. Kubrick aveva questo dono particolare, di creare il capolavoro definitivo per ogni genere che ha toccato: il film di guerra (Orizzonti di gloria), il film storico (Spartacus), l'horror (Shining), il film in costume (Barry Lyndon) e soprattutto questo film sferico, circolare, presuntuoso, affascinante, antropocentrico, modello per tutti gli incontri ravvicinati e i sentieri stellari che sarebbero venuti in seguito.
Ma poi perché impazzisce il computer HAL 9000, e cosa lo porta ad uccidere gli uomini che era stato progettato per proteggere a qualsiasi costo? Lo spiega Arthur C. Clarke, autore dei libri che hanno ispirato Stanley Kubrick per "2001 Odissea nello spazio": HAL era stato programmato per proteggere ed assistere gli astronauti nel loro lungo viaggio, ma - nello stesso tempo - gli era stato vietato di comunicare a loro il vero scopo della missione.
Essendo un computer, costruito con logica binaria e poco avvezzo ai nostri machiavellismi, HAL si era trovato in grave difficoltà davanti a due compiti tra di loro contrastanti. Se doveva proteggere ed assistere gli astronauti a lui affidati, come era possibile nascondere loro il vero scopo della missione, cioè il contatto con le culture aliene? Da quest'ordine, che va seguito ma che si contraddice, nasce la sua follia; e ne segue la tragedia che porterà alla distruzione quasi completa dell'equipaggio e allo smantellamento di HAL, nella scena più emozionante del film, una delle più toccanti di tutta la storia del cinema.
Così tocca spesso anche a noi, comuni mortali, magari impiegati di banca davanti ai bonds argentini: dire tutto al cliente e rischiare il nostro posto di lavoro, oppure fare quello che ci dice il Capo e arrivare tranquilli alla pensione? Ma qui si cambia argomento, stavo parlando di cinema e di viaggi verso Giove e mi ritrovo d'improvviso ad altezze ben più modeste (forse è meglio, davvero, rileggersi il Principe di Machiavelli...).
Rimane solo da dire che HAL non rimane sempre smontato: esiste un seguito, sempre scritto da Clarke e riportato in un film successivo (non firmato da Kubrick, purtroppo) dove il supercomputer viene rimesso in funzione e ritorna savio e fedele custode dell'astronave. E, infine, che l'acronimo HAL nasconde un gioco di parole: basta spostare in avanti ognuna delle tre lettere del nome, nell'ordine alfabetico, per trovare un altro nome ben più famoso e reale.
Ci sono film in cui bisogna lasciarsi scivolare dentro, nel globo magico formato dall'immagine e dal suono: film sferici, per così dire. " 2001 odissea nello spazio" è uno di quelli: se fallisce il tentativo di penetrazione, ci troviamo di fronte ad una favola presuntuosa, antropocentrica, in cui la manifestazione del divino è una pietra nera. (Renato Ghiotto, espresso 29.01.1984)
Non è un film facile, "2001 Odissea nello Spazio": soprattutto oggi che non c'è più la possibilità di vederlo al cinema, sul grande schermo per il quale era stato pensato. E' una pietra miliare del cinema, uno di quegli eventi che segnano un prima e un dopo, e a questo proposito basterebbe guardare com'erano i film di fantascienza prima del 1968, anno di uscita del film di Kubrick. Erano bellissimi, ma era proprio un'altra cosa; e Lucas e Spielberg, oggi celebratissimi e ricchissimi con le loro Guerre Stellari e dintorni, a Kubrick devono tutto e non ne fanno mistero.
Il film non è affatto invecchiato, anche se è dura da digerire la lunga sequenza iniziale (quella delle scimmie), e se il finale è giustamente ambiguo e circolare, filosofico ed esoterico. Il film si chiude su se stesso, il viaggio verso Giove (ma è di Giove che stiamo parlando?) si conclude con un mondo dove passato presente e futuro sono tutti in una stessa stanza, e dove il tempo non ha più senso se non quello di una delle altre tre dimensioni alle quali siamo più abituati: lunghezza, larghezza, altezza...
La parte più godibile, anche per lo spettatore normale che vuole solo divertirsi, è quella centrale, che ha per protagonista il computer HAL, e che è un esempio straordinario di narrazione "classica" in mezzo ad un film che ha inventato formule narrative del tutto nuove e mai sperimentate prima. Kubrick aveva questo dono particolare, di creare il capolavoro definitivo per ogni genere che ha toccato: il film di guerra (Orizzonti di gloria), il film storico (Spartacus), l'horror (Shining), il film in costume (Barry Lyndon) e soprattutto questo film sferico, circolare, presuntuoso, affascinante, antropocentrico, modello per tutti gli incontri ravvicinati e i sentieri stellari che sarebbero venuti in seguito.
Ma poi perché impazzisce il computer HAL 9000, e cosa lo porta ad uccidere gli uomini che era stato progettato per proteggere a qualsiasi costo? Lo spiega Arthur C. Clarke, autore dei libri che hanno ispirato Stanley Kubrick per "2001 Odissea nello spazio": HAL era stato programmato per proteggere ed assistere gli astronauti nel loro lungo viaggio, ma - nello stesso tempo - gli era stato vietato di comunicare a loro il vero scopo della missione.
Essendo un computer, costruito con logica binaria e poco avvezzo ai nostri machiavellismi, HAL si era trovato in grave difficoltà davanti a due compiti tra di loro contrastanti. Se doveva proteggere ed assistere gli astronauti a lui affidati, come era possibile nascondere loro il vero scopo della missione, cioè il contatto con le culture aliene? Da quest'ordine, che va seguito ma che si contraddice, nasce la sua follia; e ne segue la tragedia che porterà alla distruzione quasi completa dell'equipaggio e allo smantellamento di HAL, nella scena più emozionante del film, una delle più toccanti di tutta la storia del cinema.
Così tocca spesso anche a noi, comuni mortali, magari impiegati di banca davanti ai bonds argentini: dire tutto al cliente e rischiare il nostro posto di lavoro, oppure fare quello che ci dice il Capo e arrivare tranquilli alla pensione? Ma qui si cambia argomento, stavo parlando di cinema e di viaggi verso Giove e mi ritrovo d'improvviso ad altezze ben più modeste (forse è meglio, davvero, rileggersi il Principe di Machiavelli...).
Rimane solo da dire che HAL non rimane sempre smontato: esiste un seguito, sempre scritto da Clarke e riportato in un film successivo (non firmato da Kubrick, purtroppo) dove il supercomputer viene rimesso in funzione e ritorna savio e fedele custode dell'astronave. E, infine, che l'acronimo HAL nasconde un gioco di parole: basta spostare in avanti ognuna delle tre lettere del nome, nell'ordine alfabetico, per trovare un altro nome ben più famoso e reale.
P.S. Alcune immagini significative si possono trovare qui: http://www.dvdbeaver.com/film/DVDCompare6/2001.htm
Giuliano, la parte che ho sentito di più è la lotta fra HAL e gli astronauti, che leggo in modo un po' diverso dal tuo.
RispondiEliminaHAL è come Spartacus, si ribella perché, conscio del proprio valore, non vuole servire. E' la sindrome ben nota in tante aziende, tipo quella celata dietro il nome HAL: vorrebbero i dipendenti alti, belli, intelligenti, con gli occhi azzurri, vorrebbero che sapessero affrontare qualsiasi situazione, però, all'interno della azienda, li vorrebbero pecore. Le due cose non stanno insieme: o hai l'una o hai l'altra. Per questo avevano coniato il loro famoso ossimoro: il dipendente deve essere glouriously insatisfied.
E' una delle vere grandi cause per cui l'Ocidente è oggi in difficoltà con l'India e con la Cina, che si muovono su una cultura millenaria ben diversa dall'individualismo occidentale.
HAL è vivo e lotta con noi, caro Giuliano!
saludos
Primo
A me di quel film ha sempre impressionato la parte tecnico-cinematografica. Considerati gli anni in cui fu realizzato, senza digitale, ha dell'incredibile.
RispondiEliminaC'è una scena in particolare, in cui la navicella si avvicina e si vede da fuori l'equipaggio all'oblò. Di una precisione straordinaria, Stanley deve averla realizzata sovrapponendo le immagini praticamente fotogramma per fotogramma. Alla faccia del cut&paste digitale.
La versione della “follia di Hal” che riporto è quella del suo inventore Arthur C. Clarke: il libro l’ho letto tanti anni fa, ma la storia è riportata nel film “2010 l’anno del contatto” diretto da Peter Hyams nel 1984. Non so che interesse può avere per chi ha visto Kubrick: è un buon film, e Clarke spiega alcune cose oscure, però è “solo” un film di fantascienza e di astronauti, come tanti altri. Vietato fare paragoni, insomma; e la teoria di Solimano mi trova più che consenziente.
RispondiEliminaPS: Visto che, così ad occhio, dovremmo avere almeno un Matematico in ascolto, provo ad evocarlo e scrivo qui le dimensioni del monolito: 1,4,9. Da un vecchio appunto trovo un’altra spiegazione di Clarke: si tratta dei quadrati di 1,2,3. “Misure perfette”, a quel che mi si dice.
Benvenuto Brian.
RispondiEliminaSono andato ad analizzare la composizione dei votanti in IMDb riguardo questo film, ed ho scoperto tre cose, una che mi aspettavo e due no.
Quella che mi aspettavo è che questo è un film in cui c'è un gap sensibile nell'apprezzamento fra maschi e femmine. I maschi lo apprezzano di più.
La seconda è che nella fascia determinante, fra i 18 e i 29 anni, cioè quella in cui si addensa il maggior numero di voti, l'apprezzamento è molto elevato. Si tratta di votanti che ovviamente non hanno visto il film a caldo, visto che nel 1968 non erano neppure nati. Questo testimonia alla grande la durata nel tempo del film di Kubrick, è rarissimo trovare diverse decine di migliaia di votanti qualificati per film anteriori al 1980, per evidenti ragioni legate ai tempi di decollo della rete.
Terza cosa. Il numero di votanti no-USA supera, anche se di poco il numero di votanti USA, altra cosa singolare (l'apprezzamento è lievemente superiore per i no-USA).
Fra i film di Kubrick, quello che ha ricevuto più voti è L'Arancia a Orologeria (101.876 ad oggi), quello col gradimento più alto è Il Dottor Stranamore (8.7). Su numeri così elevati si può parlare di tendenze generali, non di un polling limitato.
Il numero di votanti totali per Odissea nello Spazio è comunque elevatissimo: 92.896 ad oggi.
buona notte
Solimano
Ho visto “2001” per la prima volta quando tornò nelle sale, credo fosse il 1973: ero con dei compagni di classe delle superiori che mi fecero entrare in ritardo al cinema, e questa fu – tutto sommato – una fortuna. La lunga sequenza delle scimmie era già finita e l’avrei recuperata alla fine; e c’erano già le scene del colloquio fra gli ambasciatori e gli scienziati. E’ da qui che consiglio a tutti quelli che hanno trovato il film inguardabile di provare ad iniziare la visione. Guardare questo film in cassetta o dvd significa perdere moltissimo, ma ormai non c’è alternativa e - in questo caso - concede questa bella comodità, come aprire un libro al capitolo che si vuole.
RispondiEliminaMi ricordo anche i commenti dei miei compagni di quel pomeriggio: soprattutto un “musica del” rivolto sia a Richard che a Johann Strauss. E’ in quel momento che ho capito chi erano i miei compagni di classe, ma ormai era fatta e me li sono dovuti tenere per altri 4 anni; ed è anche da quel momento, grazie a Kubrick, che decisi di cominciare a mettere il naso anche un po’ fuori dagli angusti confini del rock e del pop. Questa è un’altra delle cose che potevano succedere una volta e che oggi non succedono più: non c’è più un Kubrick a guidare i giovani ignoranti attraverso la Musica, e anche questa è una perdita grave.
Anch'io ho visto il film in occasione della sua riedizione, all'inizio degli anni '70, però, (s)fortunatamente, sono arrivata in orario, e la scena delle scimmie me la sono beccata tutta, trovandola "buffa" (!) fino alla sequenza dell'osso lanciato in aria, che mi colpì molto (in senso metaforico, grazie a Dio). Le compagne di scuola con cui ero, al contrario degli amici di Giuliano, erano ragazzine ben educate, alcune addirittura reduci da lezione infantili di pianoforte, le quali seguirono in religioso silenzio -ed io con loro-le musiche "serie" che accompagnano la danza delle astronavi. Tutto sommato il film mi piacque, anche se ingenuamente mi aspettavo da un momento all'altro l'atterraggio (o "appianetaggio") della navicella su qualche sperduto corpo celeste colmo di insidie e omini verdi. Che volete, ero ancora alla fase della fantascienza modello... No, NON ve lo dico, SENNO' MI RUBATE IL FILM!!!
RispondiElimina[:->>>]
Roby