Giuliano
In questo film c’è una sequenza chiave, molto vistosa, che però non trovo quasi mai citata nelle recensioni e nei libri. E’ quella del pellegrinaggio, alla quale partecipano tutti i personaggi del film: c’è commozione autentica, una luce sembra davvero illuminare i nostri poveri personaggi. Alla fine della sequenza, molto intensa e di una verità quasi da antropologo, tutti si ritrovano sui prati romani a mangiare pane e mortadella; e per la piccola e ingenua prostituta Cabiria, interpretata da Giulietta Masina, è una grande delusione. "Siamo rimasti tutti quelli di prima!" grida delusa, e non vuole sentire ragioni; gli altri la scusano dicendo che è ubriaca e la portano via, in attesa che si calmi. Per loro, è normale: si fa la processione alla Madonna, ci si pente e si piange, e si è anche sinceri; ma poi "si torna quelli di prima", ed è ovvio e normale che sia così. E’ un’esperienza che tutti abbiamo vissuto. C’è sempre un momento, nella nostra vita, in cui la vita sembra avere un senso, un momento che ci illumina; ma poi non dura, c’è sempre ad attenderci, immutabile, una realtà dura o squallida o anche solo normale. Non è così facile, la vita. Anche i grandi Santi ricevono l’illuminazione, ma poi la vita non è facile nemmeno per loro, vengono derisi e svillaneggiati, spesso subiscono il martirio: figuriamoci cosa può succedere a una piccola prostituta romana che vorrebbe solo un po’ di luce nella sua vita... In Fellini c'è quasi sempre dolcezza e malinconia, contrapposte alla nostra vitale volgarità e a quella del mondo in cui viviamo; esemplari in questo senso i due personaggi di Zampanò e Gelsomina in "La strada", forse il film più bello di Fellini e certo quello che spiega di più la sua poetica (e che la spiega senza pesare, con una tale naturalezza che a molti critici questo film apparve "sdolcinato"...). E ancora la volgarità e la rozzezza di Trimalcione nel Satyricon, le truffe del "Bidone"... E' davvero ora di guardare a Fellini con più attenzione, magari un momento prima che venga dimenticato dalle nuove generazioni, che forse ne ignorano perfino il nome.
La strada e Le notti di Cabiria sono due favole, non c'è nulla di riduttivo. Sono come certe belle favole scritte, che hanno quotidianità e concretezza di dettagli - relismo, con termine improprio - ben superiori a quelle dei libri non fiabeschi scritti nello stesso periodo loro. Anche Lo sceicco bianco e I vitelloni sono favole, in un certo senso persino Amarcord mentre non lo sono i film imperfetti, come Il bidone e Ginger e Fred, che sono - entrambi - film profetici, e di che lo sai.
RispondiEliminaMi fermo qui, per stavolta.
saludos
Solimano