sabato 26 gennaio 2008

Le invasioni barbariche (2)

Karen Kain

Les invasions barbares, di Denys Arcand (2003) Con Rémy Girard, Stéphane Rousseau, Dorothée Berryman, Louise Portal, Dominique Michel, Yves Jacques, Pierre Curzi, Marie-Josée Croze, Marina Hands, Johanne-Marie Tremblay, Sophie Lorain Musica: Pierre Aviat, Mozart "Sonata K.381", Haendel, Arvo Part, Françoise Hardy Fotografia: Guy Dufaux (99 minuti) Rating IMDb: 7.9
Solimano
Non ho finito, con Le invasioni barbariche. Ci sono pochi minuti che chi ha visto il film non dimentica. Rémy, all'ospedale, è spesso attorniato dagli amici e dalle amiche (che sono generalmente le ex amanti che hanno fatto pace con sua moglie). Tutte persone che suo figlio Sébastien ha convinto ad essergli vicine negli ultimi mesi di vita, mentre all'inizio del film Rémy era solo. Ora sono ben contenti di essergli attorno, perché Rémy è un vulcano, lui non ricorda, lui rivive. Così, compaiono le sue giovanili ossessioni erotiche, che in realtà non hanno niente di ossessionante, c'è nella presenza di queste figure femminili un po' di storia non secondaria di quegli anni.

La prima che compare è Ines Orsini, l'attrice che fece giovanissima la parte di Maria Goretti nel film Cielo sopra la palude del 1949. Maria Goretti fu proclamata santa da Pio XII nel 1950, un anno dopo.

Ines Orsini nel film "Cielo sopra la palude" (1949)

Sul giornale "Il Riformista" del 28 novenbre 2006 è uscita una intervista a Ines Orsini. Di questa intervista riporto alcuni brani che ho trovato interessanti. Ognuno si fa l'idea che crede. La mia idea è un po' complessa, perché considero diversi aspetti: l'azione della Chiesa Cattolica e di Pio XII in particolare, molto vigorosa negli anni attorno al '48, l'indubbio connotato erotico che Augusto Genina, che era un ottimo regista, inserì nel suo film del 1949, il fatto che il film appartiene del tutto al neorealismo, a cui in quegli anni appartenevano Paisà e Ladri di biciclette, e che uno dei film più belli di Rossellini è Francesco, giullare di Dio, realizzato un anno dopo, nel 1950.
Considerare la Chiesa (Cattolica soprattutto) da una parte e l'erotismo dall'altra può essere sbagliato, basta guardare con attenzione tante pale d'altare presenti nelle chiese. Ho trovato amaramente interessante anche l'ultimo brano dell'intervista, che racconta quello che succede ad una attrice che oggi fa la parte di Maria Goretti. Tutto è cambiato, evidentemente, ma fa impressione che un film di un regista non trascurabile non sia riuscito finora ad ottenere i 5 (cinque) voti necessari per comparire nel Rating IMDb. Intanto, negli Stati Uniti ci sono delle Associazioni "Per la Purezza" e una delle prime cose che fanno è di riunirsi per vedere il film di Genina. Per me fanno bene, se guardassero anche "Le invasioni barbariche" farebbero ancora meglio.
Ma ecco i brani dell'intervista a Ines Orsini:

(...)
«Quando ho visto Le invasioni barbariche - ci ha detto - sono rimasta molto sorpresa. Mamma mia, ho detto, non avrei mai pensato che le mie gambe potessero far colpo in quel modo. Per me era una scena molto ingenua quella, non potevo immaginare che qualcuno la vedesse sotto un altro aspetto. E poi tutti quegli apprezzamenti sul mio conto: "Oh, Ines Orsini!", dice l'attore, "ma guardatela, è la più bella!". La cosa mi ha fatto davvero molto piacere».
(...)
Quando le chiediamo come mai la sua carriera si sia interrotta a quindici anni, Ines ci dà una risposta clamorosa: «Perché lo avevo promesso al papa». Al papa? «Sì a Pio XII. Il film è uscito nel '49, l'anno dopo la Goretti è stata proclamata santa. In quell'occasione mi hanno portato dal papa e io gli ho promesso che avrei fatto solo film a scopo religioso».
(...)
«Da quattromila bambine che eravamo, alla fine rimanemmo in tre. Le altre due mi ricordo che portavano liquori e pastarelle pur di essere prese, io no. Pensavo solo alla storia di Maria Goretti che mi avevano raccontato. Mi ero davvero immedesimata in lei. Pensi che il ragazzo che faceva la parte di Alessandro, l'assassino, lo scansavo perché avevo paura, non ci mangiavo nemmeno vicino. Sul set erano tutti molto contenti di me. Quando facevamo gli interni a Cinecittà, la moglie di Genina portava le sue amiche e mi faceva fare davanti a loro la scena della mia morte, che poi è quella del perdono, me l'avrà fatta fare cinquanta volte!».
(...)
In occasione del centenario della morte, nel 2003, la Rai ha prodotto una fiction sulla piccola martire interpretata da Martina Pinto. «Non mi è piaciuta, le dico la verità. Sono rimasta quando ho visto Maria Goretti con gli orecchini, ma scherziamo, con quella povertà che c'era all'epoca?». Anche la nuova Goretti è stata coerente però. Dopo gli orecchini, è andata in crescendo. «Sì è diventata una ballerina, il sabato sera sta dalla Carlucci ».

Ines Orsini nel film "Cielo sopra la palude" (1949)

Ma nel 1962 nella vita di Rémy irrompe una ragazza francese di diciotto anni, Françoise Hardy, cantando una canzone che vendette più di due milioni di copie e di cui trascrivo qui la prima strofa, ammesso che qualcuno non se la ricordi:

Tous les garçons et les filles
Parole: Françoise Hardy
Musica: Françoise Hardy, Roger Samyn

Tous les garçons et les filles de mon âge
Se promènent dans la rue deux par deux
Tous les garçons et les filles de mon âge
Savent bien ce que c'est qu'être heureux
Et les yeux dans les yeux
Et la main dans la main
Ils s'en vont amoureux
Sans peur du lendemain
Oui mais moi, je vais seule
Par les rues, l'âme en peine
Oui mais moi, je vais seule
Car personne ne m'aime.

Mes jours comme mes nuits
Sont en tous points pareils
Sans joie et pleins d'ennui
Personne ne murmure «je t'aime» à mon oreille

Giustamente, le immagini che compaiono nella testa di Remy e negli occhi degli spettatori sono immagini volutamente casuali, qui dietro di lei compare un signore occhialuto, serio e un po' pelato, con la camicia bianca ed il nodo detto scapino alla cravatta.

Françoise Hardy

Rémy era già costituzionalmente infedele. Più o meno negli stessi anni compare Julie Christie, una giovane attrice inglese però nata in India nel 1941, con una serie di film a breve distanza l'uno dall'altro. Credo che Rémy, più che al Dottor Zivago, pensasse a Billy Liar, a Darling e a Petulia, forse anche a Fahrenheit 451. Julie Christie era adatta a certi film che piacevano ad una minoranza però non piccola. L'apprezzo molto in Via dalla pazza folla, un film oggi ingiustamente sottovalutato in cui il personaggio di Julie Christie è al centro dell'attenzione di tre personaggi interpretati da Peter Finch, Terence Stamp e Alan Bates. Il film è tratto da uno dei romanzi più importanti di Thomas Hardy, il regista è John Schlesinger, ma l'immagine di Remy viene da un film che non conosco.

Julie Christie

Arrivano gli anni '70, e Remy decide che è ora di cambiare, e cambia radicalmente: una sportiva adesso, e che sportiva! La tennista Chris Evert, che vince a diciannove anni, nel 1974, il suo primo Roland Garros. Poi ne vinse altri sei, più sei Open USA, più tre Wimbledon più tanti altri, ritirandosi nel 1989 dopo una carriera molto lunga. L'immagine del film non è delle più belle, ma coglie il momento in cui la Evert era più concentrata: quello del servizio. Gli sport hanno anche loro un va e vieni, allora sbocciò il grande tennis femminile, anche se la Court, la Wade, la Billie Jean King e la Esther Bueno avevano già dato molto. Gli incontri della Evert con la Navratilova erano scontri di virtù contro furore, l'armonia non fredda ma lucidissima della Evert e l'aggressività appassionata della Navratilova. Ci giocava anche il diverso orientamento sessuale, per la prima volta accettato manifestamente. Il tennis ha i sui pro' ed i suoi contro, come tutti gli sport, ma allora vedere forza e grazia fra loro gemelle era un incanto, che proseguì poi con Gabriela Sabatini e Martina Hingis. Oggi, la forza prevale, ahimè, complici le superfici, le racchette e... qualcosa d'altro. Ma anche in campo maschile, vedere gli scontri fra due così diversi come Mac Enroe e Borg, che meraviglia. E pensare che prima era considerato uno sport hobby, uno sport per signorine, mentre queste e questi andavano avanti per ore, a menarsi fisicamente e psicologicamente. Una specie di piccola e ritualizata epica moderna. Comprendo del tutto Rémy.

Chris Evert

Infine, sorpresa delle sorprese, un nome a me del tutto sconosciuto, Karen Kain, grande ballerina canadese. Vista la cura con cui sono scelte le immagini, più che la prediletta di Rèmy è quella del regista Dennys Arcand. Nata nel 1951, divenne famosa (non per me) nel 1973. A vederla, l'impressione è quella di una moderna danza acrobatica però unita al rigore classico. Le due immagini ne sottolineano il profilo quasi perduto, come in certi ritratti dei manieristi e la gestualità del braccio e della mano esalta più che mascherare la forza del volto.

Com'è, infine, l'erotismo di Rémy? L'erotismo di un uomo colto perfettamente in grado di accorgersi del mutare dei tempi in cui vive, le sue emozioni sono anche le sue ragioni.

Karen Kain