lunedì 3 dicembre 2007

Hollywood Party (2)

The Party, di Blake Edwards (1968) Sceneggiatura di Blake Edwards, Tom e Frank Waldman Con Peter Sellers, Claudine Longet, Steve Franken, Kathe Green, Sharron Kimberly, Gavin MacLeod, Fay McKenzie, J. Edward McKinley, Denny Miller Musica: Henry Mancini "Nothing To Lose" cantata da Claudine Longet Fotografia: Lucien Ballard (99 minuti) Rating IMDb: 7.4
Solimano
Non è opportuno che io racconti per esteso tutto quello che succede in Hollywood Party nell'ora e mezzo che dura il film (il prologo di otto minuti e quaranta secondi l'ho già raccontato). Andrei avanti per sette od otto post e stuferei tutti, me compreso, quindi procedo in un altro modo, con tre consigli preliminari.
A chi non l'ha mai visto consiglio di vederlo.
A chi l'ha visto una volta, raccomando di vederlo una seconda volta.
A chi l'ha visto due volte, intimo di vederlo una terza volta.
Non perché faccia molto ridere, il punto non è qui, è che soprattutto l'ultimo quarto d'ora del film mette in uno stato analogo all'ascolto ad esempio del terzo tempo del concerto KV271 di Mozart che non per caso sto ascoltando mentre scrivo: uno stato di felicità un po' commossa, quindi ancora più felice. Mentre giravano Hollywood Party, dovettero buttare via giorni intere di riprese, tanto si divertivano.
Ma la trama è pur necessario raccontarla, non sta bene se no, potrei scopiazzare il Morandini o il Farinotti, ma la metto giù come mi viene:
"Ad Hollywood, un attore indiano poco noto, Hrundi V. Bakshi (Peter Sellers), viene invitato per errore a un party molto esclusivo nella villa del boss di una Major, Fred Clutterbuck (J. Edward McKinley). Bakshi non conosce nessuno dei presenti ed è ansioso di socializzare, ma una serie di sue azioni, di per sé non volte al mal fare, portano al progressivo svaccamento del party: persone, arredi, villa. Allo svaccamento danno utile collaborazione il cameriere alcoolista Levinson (Steve Franken), un gruppo di musicisti, cantanti e ballerini russi, la figlia di Clutterbuck con i suoi amici e un giovane e mansueto elefante indiano. Quando lo svaccamento è ormai irreversibile, la grande maggioranza dei presenti comincia a divertirsi per davvero. Bakshi si innamora di una giovane attrice e cantante francese, Michele Monet (Claudine Longet) e probabilmente la cosa avrà un seguito". Tutto qui, speravo però di essere più corto.
Adesso commento alcune immagini, ne ho limitato il numero altrimenti non smetterei, a volte smettere è dura.
Nell'immagine all'inizio del post si vede Hrundi V. Bakshi in un accappatoio rosso che però non è suo, bensì di Fred Clutterbuck, come si vede dalle iniziali. Bakshi sembra contento, avrà i suoi motivi. Forse gli piace l'accostamento dei colori: fiore giallo e accappatoio rosso.

Qui sopra si vede Bakshi in azione nel bagno signorile della villa. Circa dieci minuti prima, guardando la scultura di un putto che fa pipì nella piscina, ha sentito l'urgenza di fare altrettanto, ed ha iniziato la ricerca della toilette, che è stata più lunga del previsto. Finalmente ha trovato, ma dopo aver felicemente provveduto a sé stesso, si accorge che lo sciacquone continua a buttare acqua e cerca di agire sul galleggiante. Non sa ancora cosa l'attende: il quadro appeso sopra il water (alcuni critici dicono che l'ha fatto Chagall) finirà nel serbatoio che Bakshi ha scoperchiato, Bakshi cercherà di provvedere usando la carta igienica, ma il rotolo continua a girare, allora Bakshi cerca di infilare tutta la carta igienica srotolata nel water, ma lo sciacquone continua ad emettere acqua, il water è intasato, bussano alla porta del bagno. Bakshi evade dalla finestra, ma piomba in piscina, non sa nuotare, lo salva Michele Monet, però tutti e due sono bagnati fradici, e debbono cambiarsi.

Bakshi, con l'accappatoio rosso del boss, sente dal corridoio che una donna piange in camera. E' Michele, che è stata maltrattata dal produttore C. S. Divot (Gavin MacLeod) con cui è venuta alla festa. Lei sapeva le sue intenzioni, ma lui è stato molto sgarbato, e Michele gli ha resistito. Divot le ha detto imprecando che non le farà ottenere il provino. Bakshi non lo sa ma lo intuisce, vuole farla smettere di piangere, e ci riesce perché è molto gentile, a suo modo furbo. Sa dirle una frase bellissima: "Wisdom is the province of the aged, but the heart of a child is pure". Sarà la frase, il fiore giallo o l'accappatoio rosso, Michele infine scoppia a ridere. Hanno lo stesso problema, come fare per andare avanti nel cinema. Tutti e due sono delusi, ma non è un buon motivo per non ridere.

Il party prosegue, malgrado gli inconvenienti. Sono arrivati i russi, suonatori, cantanti e ballerini e stanno facendo del loro meglio. Ma arriva, del tutto inattesa, la figlia di Clutterbuck, Molly (Kathe Green) , con molti suoi coetanei. Con loro c'è un giovane elefante che hanno dipinto a colori vivaci e con slogan di controcultura, tre sono riuscito a leggerli: "THE WORLD IS FLAT", "SOCRATES EATS HEMLOCK" (hemlock è la cicuta), "GO NAKED". Alice Clutterbuck (Faye McKenzie), moglie di Fred e madre di Molly, si turba vedendo l'elefante, e piomba in piscina. Tutti di tuffano per soccorrrerla, suo marito grida: "Pensate ai gioielli!" Molti sono ormai bagnati fradici, il gruppo russo non si tira certo indietro, ma il colpo di grazia lo dà Bakshi, che protesta con gli studenti riguardo l'elefante (simbolo del suo paese!) perché l'hanno colorato e riempito di slogan. Gli studenti gli danno ragione, e con stracci, acqua e detersivo si mettono tutti a lavare l'elefante.

L'elefante è lavato, ma la piscina è piena di detersivo, e la schiuma cresce, cresce, cresce. Solo il piccolo complesso, che esegue la musica di Henry Mancini dall'inizio della serata, continua imperterrito a suonare, però il cameriere Levinson, l'alcoolista che già aveva causato diversi guai, stabilisce una liaison con una ospite alta e bionda, anche lei alcoolista, in perfetto parallelo di Bakshi con Michelle, solo che il cameriere passa subito a vie di fatto. Mentre il detersivo sale si sente la voce tonante di Fred: "Salvate i quadri!", qualcuno si precipita verso il ritratto della moglie, e Fred dice: "No, quello no, solo i quadri di valore!" Attorno, tutti o quasi sono stranamente contenti, il personale di servizio fa circolo attorno ad una cameriera nera che sta ballando, ma prevedo che prima o poi si spogli, Fred si scusa con l'uomo politico importante che aveva invitato, ormai è mattina e tutti se ne vanno verso casa. Bakshi sulla sua triruote dà un passaggio a Michele, piantata in asso da C. S. Divot.

Ecco, sono arrivati dove abita Michele. Bakshi le aveva dato il cappello da cow boy che a lui aveva regalato il famoso attore 'Wyoming Bill' Kelso (Denny Miller), l'unico ( a parte Michele...) a simpatizzare con lui durante il party. Michele fa per restituirglielo, e trascrivo il loro dialogo:

Michele: Oh, here's your hat.
Hrundi: Oh, look... you keep it.
Michele: But you may need it.
Hrundi: No, I'd like you to keep it.
Michele: All right. If you think that you should want it or need it sometimes...
Hrundi: Well, if I need it... I could always come, perhaps, and pick it up.
Michele: That would be very nice.
Hrundi: When would you be available for me to pick up my hat?
Michele: Well...

(laughs shyly)
Michele: maybe next week.
Hrundi: I'll come and get it then.
Michele: OK.
Hrundi: For I'd love to have my hat back.
Michele: Goodbye.
Hrundi: Bye bye.

Hrundi J. Bakshi parte contento con la sua triruote, che scoppietta un po' ma è un mezzo di trasporto gradevole. Credo che Bakshi abbia un carissimo amico francese che gliel'ha venduta o prestata, un certo Monsieur Hulot, che è un po' più anziano, il suo film è del 1953.
E' bene che io lasci le due ultime righe del post ad una importante dichiarazione, degna di Groucho o di Chico Marx, che Hrundi V. Bakshi pronunzia durante il film:
"Thirty days have September, October, June and February, all the rest have 29, except my brother who got six months".

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Sul cd del "Dottor Stranamore", tra gli extra, c'è un'intervista a Peter Sellers presa dalla tv sul set del film di Kubrick.
Sellers, in meno di tre minuti, passa in rassegna tutte le possibili pronunce inglesi: quattro solo per Londra, poi Birmingham, poi lo scozzese, eccetera.
Ecco, questi sono i momenti in cui mi dispiace di non essere inglese...

PS: Le foto dell'elefantino le cercavo da anni!

Solimano ha detto...

Confesso una mia sconfitta, Giuliano. Non sono riuscito a trovare tutti gli slogan che erano dipinti sull'elefante, che erano ben più di tre. Ne sarebbe uscito (dopo opportuna e difficile traduzione in italiano) un ottimo e sintetico programma politico con cui presentarsi alle elezioni.
Del film va detto che, oltre a Peters Sellers, danno un bel contributo il cameriere alcoolista, il boss della Major, sempre triste, dominante ed imperturbabile (salvo quando c'è da salvare gioielli e quadri)e la ragazza francese, non particolarmente bella ma piena di grazia e di spirito, verrebbe proprio voglia di conoscerla.

saludos
Solimano