tag:blogger.com,1999:blog-344684100306295084.post7170124424331766536..comments2024-03-06T11:14:53.119+01:00Comments on Abbracci e pop corn: I caratteri nel cinema: I vitelloniSolimanohttp://www.blogger.com/profile/17301547043674128905noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-344684100306295084.post-90752241852736458222007-09-18T21:49:00.000+02:002007-09-18T21:49:00.000+02:00Giuliano, io Campanini con Totò non me lo ricordo...<B>Giuliano</B>, io Campanini con Totò non me lo ricordo, mentre lo ricordo bene co Walter Chiari. Era formidabile, faceva ridere anche lui, non era solo una spalla.<BR/>Poi era personalmente simpaticissimo.<BR/><BR/>saludos<BR/>SolimanoSolimanohttps://www.blogger.com/profile/17301547043674128905noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-344684100306295084.post-65936593605901805852007-09-18T11:33:00.000+02:002007-09-18T11:33:00.000+02:00Sabato scorso, all’ora di pranzo, ho trovato in tv...Sabato scorso, all’ora di pranzo, ho trovato in tv “Il ratto delle Sabine”, con Totò e Carlo Campanini. Ecco, il personaggio di Leopoldo Trieste nei Vitelloni è un po’ parente di questo di Campanini: il letterato di provincia che trova ascolto in un capocomico, ma solo perché il capocomico ha una fame atavica da soddisfare. I due interpreti sono ovviamente perfetti: Campanini candido e ingenuo, Totò che ne approfitta alla grande. Il disgraziato drammone epico-storico di Campanini viene fatto a pezzi dal capocomico e dagli attori, e anche se alla fine ha successo e il film è quasi soltanto un veicolo per le uscite di Totò, c’è una bella ricostruzione di come funzionavano le cose in teatro e al cinema, e di come funzionano ancora oggi. Mai come oggi tanti romanzi, anche famosi, vengono stravolti: a teatro non si sa mai se si vedrà l’Amleto o una libera reinvenzione del regista, e al cinema ricordo un karateka nel Settecento francese, per esempio, e un africano nero insieme a Robin Hood... Andrebbe tutto bene se i film poi fossero riusciti, ma così non è quasi mai. Forse si è un po’ esagerato, e non ci sono nemmeno più Totò e Campanini a farci sorridere.Giulianohttps://www.blogger.com/profile/06401398690125983204noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-344684100306295084.post-74392722351322828332007-09-17T10:57:00.000+02:002007-09-17T10:57:00.000+02:00Giuliano, l'episodio del vitellone intellettuale c...<B>Giuliano</B>, l'episodio del vitellone intellettuale che scambia lucciole per lanterne me lo ricordo molto bene, perché Leopoldo Trieste è bravissimo nel fare quella parte, che poi fece altre volte, ma anche perché Fellini infierisce con crudeltà. E qui va detta una cosa: Fellini era piuttosto lasco verso un vizio italiano, l'ignorantaggine. L'ignoranza era una funzione di stato dei nostri padri e dei nostri nonni, che in genere ci tenevano che figli e nipoti ne sapessero più di loro, l'ignorantaggine è una scelta, fatta per motivi diversi e diffusissima. Apparentemente si mettono di mezzo gli <I>sfigati libreschi</I>, come il Leopoldo Trieste ne <I>I vitelloni</I>, ma il vero obiettivo è prendersela con la cultura <I>tout court</I>. E' gente che ha fatto una propria scelta di non curiosità: tutto ciò che non conoscono è da sprezzare, proprio perché loro non lo conoscono. Come si permettono di esistere, delle cose che loro non conoscono?<BR/>L'ignorantaggine è ignoranza, però che se la tira, fierissima di essere ignorante. Quando li trovo, li sfotto volentieri, perchè dentro lo sanno qual'è la realtà: non vogliono entrare in campi in cui dovrebbero ascoltare molto, e questo gli secca. A parziale giustificazione, esiste una stratificazione dei colti di professione che cercano di escludere più che di includere (in Italia la cultura è anche una carriera, con tutti gli scodinzolamenti del caso). <BR/>Molti registi delle Commedie all'italiana hanno avuto compiacenze verso l'ignorantaggine. Purtroppo ce le ha anche Fellini: nei Vitelloni, in Amarcord, nella Dolce Vita, in Otto e mezzo, e non è certo il suo lato migliore.<BR/>Persino Scola c'è caduto, in questa trappola: il personaggio di Satta Flores in <I>C'eravamo tanto amati</I> è antipaticissimo.<BR/>Con questo non dico che non si debba prendersela con certi vizi al tempo stesso di pedanteria e di sfiga, dico però che il discernimento è importante, e Fellini, specie nella prima metà della sua carriera, non distingueva, sparava nel mucchio, e tutti a dire: bravo! bravo!<BR/>Non fu un bello spettacolo. Fellini poi si rese conto, gli ultimi film furono più pensati, difatti i bravo! bravo! si ridussero.<BR/>Il tutto, molto dopo che qull'ignorantone di John Ford aveva inserito Shakespeare in <I>My Darling Clementine</I>.<BR/><BR/>saludos<BR/>SolimanoSolimanohttps://www.blogger.com/profile/17301547043674128905noreply@blogger.com