domenica 29 giugno 2008

Lolita (Adrian Lyne)

Lolita (1997) Regia: Adrian Lyne, Sceneggiatura: Stephen Schiff basata sul romanzo di Vladimir Nabokov, Fotografia: Howard Atherton, Scenografia: John Hutman, Costumi: Judianna Makovsky, Montaggio: Julie Monroe, Musica: Ennio Morricone
Interpreti: Jeremy Irons, Dominique Swain, Melanie Griffith, Frank Langella, Suzanne Shepherd, Keith Reddin, Erin J. Dean, Joan Glover, Pat Pierre Perkins, Ed Grady, Michael Goodwin, Angela Paton, Ben Silverstone, Emma Griffiths, Malin, Ronald Pickup, Michael Culkin, Annabelle Apsion, Don Brady, Trip Hamilton, Michael Dolan, Hallee Hirsh
USA - Francia, 1997, Durata: 2h. 17' Rating IMDb:6.7

Gabrilu sul suo blog NonSoloProust

Sollecitata ed incuriosita da un commento lasciato da Francesca (Galassia Libri), mi sono procurata ed ho visto Lolita diretto da Adrian Lyne.

Che dire? Gli attori principali sono tutti bravissimi: Jeremy Irons è un Humbert Humbert addirittura straziante, con il suo amour fou non ricambiato per Lolita. Melanie Griffith (Charlotte Haze, la madre di Lolita) è bella e brava come sempre. Dominique Swain è una Lolita strepitosa.
Ricostruzione ambientale, scenografie, fotografia, costumi, musica (di Ennio Moricone) perfetti.

La versione Lyne di Lolita dura ben 2 ore e 17 minuti ed è fedelissima al romanzo di Nabokov. Apparentemente molto più fedele di quanto lo fosse il film di Kubrick del 1962 e segue il testo capitolo per capitolo. All'inizio c'è, ad esempio, l'episodio dell' Humbert adolescente con Annabel, episodio che sta alle radici della sua predilezione per le ragazzine poco più che impuberi; il personaggio di Quilty occupa, in termini di durata di presenza scenica, lo stesso spazio (e cioè poco) che occupa nel romanzo di Nabokov e soprattutto Lyne non solo non taglia ma dedica molta cura a tutta la parte on the road del romanzo in cui Humbert e Lolita percorrono in macchina, per mesi, tutta l'America da un capo all'altro. Senza meta e alloggiando quasi sempre in motel e alberghi.

Insomma, tutto (quasi) ineccepibile.

E allora? Allora, il film di Lyne non mi ha convinta.

Dmitri Nabokov in una intervista ha dichiarato:
Trovo che la versione di Lyne sia molto più vicina a quello che è lo spirito originale del romanzo di mio padre. Non sono mai stato entusiasta della versione di Kubrick (alla quale collaborò anche Vladimir Nabokov, nda), anche se era un bellissimo film si allontanava troppo dai temi e dalle atmosfere originali del romanzo. Il film di Lyne mi soddisfa pienamente perché spiega il sottofondo psicologico che anima le azioni di Humbert: lui cerca di trovare in tutte le donne che osserva una ragazzina che amò durante l'adolescenza e che morì di tifo pochi giorni dopo il loro primo incontro. Per questo si innamora di Lolita, la sua non è pedofilia come noi possiamo intenderla oggi, ma un bisogno disperato di ritrovare quella parte di sé che gli fu strappata brutalmente dal destino e che in lei trova una sorta di surrogato.

Io invece mi permetto molto umilmente di dire che la Lolita di Lyne è un esempio da manuale di come si possa essere pedissequamente fedeli alla trama di un romanzo ma tradirne invece -- a mio modestissimo parere, si intende --- contenuto e spirito.

Il film -- patinato come una video clip -- è sicuramente confezionato molto bene e piacevole da vedere ma ahimè non basta la bravura degli attori e una fedeltà al testo che sebbene appaia totale è in realtà solo di facciata.

C'è una cosa la cui totale assenza stravolge il romanzo di Nabokov: dov'è infatti la micidiale ironia ed autoironia del monologo di Humbert? Dov'è la satira feroce di Nabokov? L'Humbert di Nabokov è personaggio complesso, è un manipolatore e, almeno all'inizio non è innamorato di Lolita. La sua è attrazione erotica e basta. E' un rapace. L'Humbert di Lynes nelle scene iniziali in casa Haze sembra quasi essere lui il sedotto piuttosto che il seduttore, si innamora subito perdutamente di Lolita e quello che emerge dal film è la drammatica e romanticissima figura di un uomo dal cuore spezzato. Non ci sono sfumature, non ci sono chiaroscuri. Humbert-Irons è un uomo innamorato e basta.

L'Humbert di Nabokov non concede mai sconti a se stesso: sa perfettamente, all'inizio della sua storia con Lolita, che la sua è un'ossessione erotica ed una delle cose che rende interessante e non banale il personaggio è la graduale presa di coscienza, da parte sua, che questa ossessione erotica si va mutando lentamente ma inesorabilmente in amore fino al momento in cui, dopo la fuga di Lolita, si rende conto di "volerle bene" (nel senso più autentico di "volere il suo bene") rendendosi conto infine di tutto il male che le ha fatto. Non dimentichiamo quando, nelle ultime pagine del romanzo, ammette con se stesso di avere "spezzato qualcosa dentro di lei"


Paradossalmente, la visione del film di Lyne mi ha fatto comprendere meglio il film di Kubrick: perchè alcune apparenti infedeltà al testo di Nabokov servono in realtà, a Kubrick, per esprimere con gli strumenti della cinematografia e con i suoi codici linguistici proprio l'ironia, il sarcasmo, il doppio registro del comportamento di Humbert che riesce a fare emergere dalla straordinaria mimica facciale di James Mason. L'Humbert di Mason-Kubrick pronuncia parole che sono contraddette dall'espressione del volto, abbiamo sempre l'impressione di trovarci di fronte ad un doppio livello di comunicazione ed è questo che lo rende interessante. I personaggi del film di Lyne sono invece quello che appaiono. C'è solo un testo, senza alcun sottotesto. C'è la banalizzazione al posto della complessità. L'illustrazione didascalica al posto della espressione artistica tradotta da una forma d'arte (la scrittura) ad un'altra (quella dell'immagine).
La versione di Kubrick, che poteva sembrare troppo libera e piena di tagli riusciva a fare una cosa importantissima: rendere sfuggenti e sottilmente sgradevoli tutti i personaggi della storia, proprio come essi sono nel libro di Nabokov.

Di tutto questo gli attori -- ripeto, bravissimi -- sono assolutamente incolpevoli. Loro fanno quello che viene imposto loro dal taglio, dalla chiave di lettura della storia decisi dal regista.

Come posso prendermela, ad esempio, con Melanie Griffith, se Lyne le ha fatto impersonare una Charlotte Haze troppo bella, troppo elegante, troppo raffinata, sciocca, si, ma sicuramente non insopportabile e che quindi non ha nulla a che spartire con la grassa e poco attraente Charlotte Haze di Nabokov? Quanti uomini darebbero della "mucca" a questa smagliante Charlotte-Griffith?


E a proposito della morte di Charlotte: approfondimento psicologico del comportamento di Humbert prima e immediatamente dopo la morte della moglie... zero. Ma posso mai prendermela con Jeremy Irons, se il copione prevedeva lo zero? Lui fa (benissimo) quello che gli è stato chiesto di fare.

Stendo un velo pietoso sulla sequenza finale dell'uccisione di Quilty da parte di Humbert: semplicemente disgustosa, inutilmente e stupidamente splatter. Se penso a come l'omicidio di Quilty-Peter Sellers da parte di Humbert-James Mason era stata affrontata e risolta da Kubrick mi viene solo da dire: "Signore e Signori, la classe non è acqua!".

Mi ha incantata invece la Lolita di Dominique Swain. Nella costruzione del suo personaggio Lyne ha dato a mio parere il meglio del film: gli innumerevoli primi piani per Lolita con l'apparecchio ai denti, Lolita imbrattata di rossetto, Lolita che mangia una mela, Lolita piangente e disperata, Lolita esterrefatta ed umiliata quando Humbert le molla uno schiaffo, Lolita e il suo continuo masticar chewing gum... Lolita con gli occhiali, Lolita sciatta e già vecchia a diciassette anni... Dominique Swain riesce ad essere maliziosa, ingenua, seduttiva, dolce ma anche volgare, irritante, insopportabile, tenerissima, rompiscatole... proprio come Lolita. Bravissima.

Ho letto che Lyne ha selezionato più di 2.500 ragazzine e secondo me l'ha proprio trovata, quella giusta. Dominique Swain era una quindicenne studentessa della Malibu High School : apparentemente una ragazzina come tante ma con una freschezza ed un fascino speciali, una vera ninfetta nel senso che questo termine dava Nabokov.

Ho letto anche che per il film Lyne (regista, ricordo, di Nove settimane e mezzo, Proposta Indecente, Attrazione Fatale, Flashdance) si è avvalso dei consigli del figlio di Nabokov, Dmitri. Prendo atto e mi genufletto. Detto questo, il fim continua a sembrarmi corretto ma insipido e descrittivo.

Mi piacerebbe molto leggere pareri di altre persone che oltre ad avere letto il romanzo di Nabokov abbiano anche visto sia la trasposizione cinematografica di Kubrick che quella di Lyne.

5 commenti:

Solimano ha detto...

Gabrilu, il Lyne lo conosco, è un furbo di tre cotte, mezzo pruriginoso mezzo moralistico, come tutti i furboni. Il suo obiettivo è che a vedere i suoi film le persone avvertano che stanno peccando, però poi avvertono il fervore del pentimento e comunque il bene trionfa -che è comunque un bene, che il bene trionfi.
Sul figlio di Nabokov mi sono fatto quattro risate però rispettose, d'altra parte non poteva fare altro, visto che era coinvolto anche lui nel film.
Però sarebbe bello fare un blog sulla storia dei parenti dei grandi artisti (pittori, scrittori, registi etc). Camesasca ci dedicò un capitolo del suo "Artisti in bottega" un libro molto gradevole ed utile. Se non vado errato il titolo del capitolo era "Le vedove". Faccio solo due nomi: Marta Abba (che non era neppure la vedova, però i diritti ce li aveva lei) e Isabella Far. Il film di Lyne non l'ho visto né credo che lo vedrò, mi spiace solo per Melanie Griffith con cui sono sempre stato in rapporti molto amichevoli (almeno da parte mia). Certo che è un bel contrappasso vedere l'attrice di "Qualcosa di travolgente" fare la signora Haze. A parte gli scherzi, la fedeltà eccessiva al testo è indizio di insicurezza, a meno che sul testo ci si possa camminare sopra, cosa che credo impossibile con Nabokov (Vladimir).

grazie e saludos
Solimano
P.S. Avevo qualche immagine un po' più osée ma ho preferito seguire le tue scelte...

Giuliano ha detto...

Cara Gabriella, di Lyne abbiamo già accennato sul tuo sito. So che è uno molto bravo, ma che l'autore di Flashdance e Nove settimane e mezzo abbia rifatto un Nabokov+Kubrick mi ha sempre dato un po' di tristezza.
Certamente, un grande attore come Irons lo si guarda sempre.
Per quel che mi riguarda, ho guardato il film perché era di Kubrick, e ho letto il libro perché era di Nabokov...

Per chi passa di qui, il parere di Nabokov è in archivio: in alto a sinistra c'è il motore di ricerca interno al blog, oppure basta usare il link che si trova alla fine del post.

gabrilu ha detto...

Solimano e Giuliano quello che penso di questo film l'ho detto già nel post e non mi ripeto. Però tengo a sottolineare che secondo me la Lolita di Dominique Swain è cento volte più aderente alla Lolita del romanzo che non la Sue Lyon di Kubrick, il suo personaggio è secondo me perfetto. Il che non è poco, trattandosi se non della protagonista, almeno della deuteragonista, e cmq sicuramente il ruolo del racconto più arduo da traslocare sullo schermo.
Il film di Lyne non è assolutamente da buttare. Tutt'altro.
Anch'io ero piena di pregiudizi, prima di vederlo. Però poi ho deciso che per parlarne, conveniva prima vederlo.
In quanto al parere di Nabokov... possiamo fantasticare, certo, ma non potremo conoscerlo mai, visto che Nabokov è morto nel 1977 e il film di Lyne è del 1997. Noi conosciamo solo quello che Nabokov ha scritto sul film di Kubrick e del suo rapporto con il regista.
Immagini pruriginose? Puoi sempre sostituirle, Solimano. Anche se privilegiare quelle un po' osée secondo me servirebbe solo a falsare il senso del film. Che è un film che giustamente sottolinea (cosa che Kubrick per i noti motivi non aveva potuto fare) gli aspetti erotici della relazione, proprio come nel romanzo di Nabokov. Ma non ci sono mai scene volgari e tanto meno di sesso esplicito. Proprio come non ci sono nel romanzo di Nabokov.
Ciao a tutti e sempre grazie

Giuliano ha detto...

Cara Gabrilu, giusto per perdere un po' di tempo:
Sai come l'avrei fatto io "Lolita"? Prima di tutto avrei messo qualcosa di Nabokov dentro ad Humbert, e l'entomologia sarebbe andata benissimo: non in modo caricaturale ma serio, da scienziato. L'entomologia come la filologia o l'archeologia, qualcosa in cui è indispensabile osservare e catalogare.
E poi - non ridere, è solo un paradosso (ma neanche poi tanto) - avrei cercato un attore che somigliasse almeno un po' ad Ugo Tognazzi. Sai chi sarebbe andato benissimo? Il Gino Cervi giovane, quello di "Quattro passi fra le nuvole". O magari Vittorio De Sica, sempre da giovane.
Ecco, forse Vittorio De Sica sarebbe stato il regista ideale: così come ha trovato il volto giusto per "Umberto D." e "Ladri di biciclette" avrebbe saputo trovare un Humbert perfetto, magari un non attore.
Shelley Winters penso che sia perfetta, meglio di così non si poteva fare.
Per la ragazza, non mi piace nessuna delle due... Qui ci voleva qualcosa di peggio, non una perfettina quasi adulta ma una ancora bambina, che so, una Britney Spears o uno dei suoi mille cloni. Ma io non le avrei dato molto spazio, lo spazio - come nel libro, del resto - lo avrei dato a Quilty: che non si vede mai ma c'è, come gli indios in "Aguirre" di Werner Herzog.
E quindi direi che sono d'accordo in tutto con te: in tutti e due i film c'è qualcosa di buono, ma l'intuizione giusta l'ha avuta Kubrick facendo iniziare il film con Sellers e Mason in quel modo. Se avesse continuato così, avremmo avuto un capolavoro assoluto, invece così non è stato.

Grazie per le tue scelte! E' bello essere in tanti, tutti diversi l'uno dall'altro.
Poi magari ogni tanto si sbuffa, ma a me va benissimo.
Giuliano

Anonimo ha detto...

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