venerdì 30 maggio 2008

Lolita (2)

Lolita di Stanley Kubrick (1962) Romanzo di Vladimir Nabokov, Sceneggiatura di Vladimir Nabokov, Stanley Kubrick
Con James Mason, Shelley Winters, Sue Lyon, Peter Sellers, Gary Cockrell, Jerry Stovin, Diana Decker, Lois Maxwell, Shirley Douglas Musica: Nelson Riddle Fotografia: Oswald Morris (152 minuti) Rating IMDb: 7.7

Gabrilu sul suo blog NonSoloProust

Sono sempre restia a paragonare un film con il libro dal quale quel film è stato tratto. Si tratta di due modalità espressive che utilizzano codici completamente diversi. Tranne casi macroscopici -- che esistono, purtroppo -- di plateale violenza del testo originario, può accadere che un film che contenga aggiunte o tagli rispetto al testo e che dunque apparentemente lo tradisca, giunga in realtà a coglierne lo spirito meglio di un film pedissequamente fedele che segua gli eventi pagina per pagina.

Il caso della Lolita di Kubrick è particolare perchè bisogna tener conto, nel giudicarlo, di alcune cose importanti.

Il film venne realizzato nei primi anni Sessanta, quando i vincoli della censura erano strettissimi e un tema come quello affrontato dal romanzo di Nabokov era considerato quasi un tabu. Si pensi solo al fatto che Laurence Olivier, che aveva accettato subito e con entusiasmo il ruolo di Humbert propostogli da Kubrick era stato costretto a rifiutare dai suoi agenti, che ritenevano la tematica troppo scottante e che temevano che interpretare questo ruolo avrebbe pesato negativamente sull' immagine e sulla carriera del grande attore.

Già il fatto stesso di essere riuscito a realizzare il film rappresentò per Kubrick un successo, anche se per farlo fu costretto ad andare a girarlo in Gran Bretagna. D'altra parte, lo stesso Nabokov aveva collezionato a Parigi parecchi rifiuti, prima di riuscire a trovare un editore disposto a pubblicargli il libro.

Chi conosce bene il romanzo di Nabokov si accorge che il film, anche se molto buono, è comunque molto più soft del libro, e non poteva che essere così.

Gli attori principali sono tutti eccellenti nell'interpretare parti che sono davvero ingrate (non esiste un personaggio decisamente positivo o anche solo semplicemente simpatico): da James Mason a Shelley Winters a Peter Sellers non saprei davvero fare una graduatoria di bravura.



Un discorso a parte, ed importante, sento però di farlo per Sue Lyon (Lolita).

Era difficilissimo trovare un'interprete che dimostrasse dodici anni all'inizio della storia e diciassette alla fine del film. A quell'età, due o tre anni incidono molto, nella crescita di una bambina. Cambia il fisico, cambia il modo di muoversi, cambia il comportamento, cambia il modo di guardare.


Venne scelta Sue Lyon, che incarna molto bene il personaggio di Lolita ed è bravissima nella recitazione però... non c'è dubbio che (non certo per colpa sua) non trasmette l'impressione di essere una bambina dodicenne ma di essere già sin dall'inizio un'adolescente. Questo è un punto di fondamentale importanza, perchè noi lettori sappiamo che se Lolita appare un'adolescente e non una bambina vuol dire che ha già varcato quella soglia oltre la quale Humbert non trova più interessanti e attraenti le cosiddette "ninfette". Ricordate quando, nel romanzo, Humbert dice di Lolita, quando questa compie tredici annni "la mia amante che invecchia"?

Sempre a proposito di Sue Lyon, una curiosità: nonostante fosse la co-protagonista del film, quando questo venne proiettato al Festival di Venezia non le fu consentito di assistervi; Sue aveva sedici anni ed ai minorenni era vietato l'ingresso in sala.

La sceneggiatura del film è firmata da Nabokov, che vi lavorò per più di sei mesi. Non tutto ciò che scrisse venne utilizzato da Kubrick, e dopo alcuni anni Nabokov pubblicò il testo integrale della sceneggiatura (tradotta e pubblicata anche in italiano da Bompiani).

Ma a questo punto propongo di leggere due stralci tratti da interviste in cui Nabokov e Kubrick dicono le loro impressioni.

Vladimir NABOKOV

La prima ebbe luogo il 13 giugno (Loew's State, Broadway e Quarantacinquesima, E 2 + 4 platea, "posti orribili" dice senza peli sulla lingua la mia agenda). La folla dava la posta alle limousine che approdavano una a una, e dentro una di quelle c'ero anch'io, entusiasta e innocente come i fans che ne sbirciavano l'interno sperando di intravedere James Mason ma trovandoci solo il placido profilo di una controfigura di Hitchcock. Qualche giorno prima, a una proiezione privata, avevo scoperto che Kubrick era un grande regista, che Lolita era un film di prima qualità con attori magnifici, e che della mia sceneggiatura erano stati usati solo brandelli sparsi. Le modifiche, il travisamento delle mie trovate migliori, l'omissione di intere scene, l'aggiunta di altre, e ogni genere di cambiamenti ulteriori, non erano forse sufficienti a far cancellare il mio nome dai titoli di testa ma di certo rendevano il film tanto infedele alla sceneggiatura originale quanto lo sono certe traduzioni di Rimbaud e Pasternak fatte da un poeta americano.

Mi affretto ad aggiungere che queste ultime osservazioni non vanno assolutamente interpretate quale riflesso di un tardivo rancore, di uno stridulo biasimo nei confronti dell'approccio creativo di Kubrick. Nel travasare Lolita su schermo sonoro, lui vedeva il mio romanzo in un modo, io in un altro: tutto qui, né si può negare che un'assoluta fedeltà può anche essere l'ideale per un autore, ma per il produttore può risultare rovinosa.

La mia prima reazione al film fu un misto di irritazione, rammarico, e restio godimento. Più d'un'intrusione (quale la macabra sequenza del ping-pong o l'estatica sorsata di scotch nella vasca da bagno) mi parve azzeccata e spiritosa.



Penose, però, altre (quali il crollo della brandina pieghevole o i fronzoli dell'arzigogolata camicia da notte della signorina Lyon).



Le sequenze, per lo più, non erano certo migliori di quelle da me pensate con tanta cura per Kubrick, e mi pentii amaramente del tempo perso, pur ammirando la saldezza di Kubrick, nel sopportare per sei mesi l'evoluzione e la somministrazione di un prodotto inutile.

Ma mi sbagliavo. Rammarico e irritazione si placarono presto al ricordo dell'ispirazione tra le colline, la sedia a sdraio sotto la jacaranda, la spinta interiore, la luce, senza le quali non avrei portato a termine il compito. Mi dissi che dopotutto nulla era andato perso, che la mia sceneggiatura restava intatta nella sua custodia e che un giorno l'avrei potuta pubblicare: non come meschina confutazione di un film dovizioso ma semplicemente come vivace variante di un vecchio romanzo.

Montreux, Dicembre 1973
(Dalla Prefazione di Vladimir Nabokov a Lolita: Una Sceneggiatura, Bompiani, 1997)

Stanley KUBRICK

Nel libro si poteva pensare che lui la volesse soltanto... che non pensava ad altro. Ma siccome tutte queste cose non potevano passare nel film, l'interesse che lo spingeva verso Lolita veniva immediatamente percepito come una certa forma di amore e non solo di desiderio carnale. In questo senso, credo, il film ne ha perso il valore: a causa dell'impossibilità di mostrare la parte erotica. E' la sola parte che mi abbia deluso. La pellicola sarebbe stata migliore, se fosse stato costantemente presente un potente elemento erotico. [...] La pellicola rispettava fedelmente i personaggi, la loro psicologia del romanzo, ma non aveva affatto tutto il violento aspetto sessuale che avrebbe dovuto possedere. [...] Se Lolita è un fallimento, è imputabile solo alla mancanza di erotismo.

(Da un'intervista di Renaud Walter a Stanley Kubrick)

5 commenti:

gabrilu ha detto...

WOW! Grazie sempre :-)

Vedo che come entrée hai preferito mettere, dear Imaginifico (mi piace, "Imaginifico" con una sola "m"), piuttosto che il fotogramma d'apertura di mani e piedi che avevo scelto io (le immagini dei titoli di testa, quando ci sono, e se i registi son bravi, raccontano già tutto il film -- i titoli di testa sono l' incipit di un film e su questo tema qualcuno ci sarà pure, prima o poi che si deciderà a scriverci sopra un dotto trattato) un "tete à tete" dei due piccioncini con al centro un bel cocacolico simbolo fallico e la cosa mi diverte molto :-)

Mi correggo: mi diverte **moltissimo** ^__^

Solimano ha detto...

Gabrilu, mi interessa dire la mia -sai perché- sull'argomento pedofilia.
Gran parte dei casi di pedofilia avvengono in famiglia, nelle Sacre Famiglie: lo si sa, ma si finge di non saperlo, difatti questi casi ai giornali non arrivano quasi mai, perché le famiglie si chiudono a riccio.
Poi c'è la distinzione fra ciò che è in natura e ciò che è in cultura. Certe confusioni mi fanno venire in mente il fatto che le leggi dei romani non prevedevano il parricidio, perché si riteneva impossibile che un figlio uccidesse il padre. Difatti.
Poi c'è il caso del reato di pedofilia. E' giusto considerarlo un reato, ricordando però che le leggi si muovono su certe assunzioni necessariamente convenzionali, tipo l'età puberale e la minorità. Il che significa una differenziazione con un altro tipo di grave reato: la violenza carnale, che non ha convenzioni di età.
Che il fatto storicamente accertato che l'incesto (che voleva spesso dire anche pedofilia) sia stato molto nei secoli storici, aiuta a dare chiarezza e ad evitare confusioni improprie fra natura e cultura. Il fatto stesso che, riguardo ad un altro argomento, l'omosessualità, si sia parlato per secoli di "peccato contro natura" la dice molto lunga. Dante, da buon tomista, nell'Inferno non fa così, riguardo Brunetto Latini, e dice con esattezza dei peccatori carnali "che la ragion sommettono al talento, chiarissima distinzione fra natura (talento) e cultura (ragione). Ma a chi crede al buon selvaggio ed al paradiso terrestre tutto ciò non sta bene, e bisogna starci attenti, perché possono essere persone pericolose.
Mi sembra sia Pascal a dire; "Chi vuol farsi angelo si fa bestia".

gtazie e saludos
Solimano

Solimano ha detto...

Gabrilu, vengo al film di Kubrick. Ammiro molto le parole di Nabokov riguardo al film che dimostrano una magnanimità (magno animo) rara nei grandi scrittori.
La Signorina Sue Lyon mostra chiaramente che il film è infedele al libro, perché detta Signorina è desiderabile da maschietti normali, tutt'altro che pedofili.
Come succede alla Signorina Jane March del film L'Amante, tratto dal romanzo della Duras.
C'è solo un caso di film significativo che si muove sul filo del rasoio: Pretty Baby di Malle, che fu bravissimo, sostenuto dalla grande interpretazione di Susan Sarandon che fece la mamma di Brooke Shields.
Il libro Lolita però non è solo la storia di una ossessione: c'è l'America, l'Europa e la loro interrelazione e ci sono personaggi come la mamma di Lolita e quello di Quilty che sono unici.
E penso che anche Giuliano, kubrickiano di ferro, sappia che questo bel film non è il meglio di Kubrick.

saludos
Solimano

gabrilu ha detto...

Solimano
Guarda che puoi dire la tua anche da me, se ne hai voglia, eh. E sai a cosa mi riferisco.
...Ma ora finiamola di parlare in codice ;-) e torniamo alla coppia Kubrick-Nabokov:
nelle interviste raccolte nel volume "Intransigenze" ci sono pagine molto interessanti a proposito di come Nabokov ha descritto l'America in "Lolita". Lui dice che quello che lo interessava di più era descrivere il continuo spostamento, il non "posare mai" da nessuna parte e precisa più volte che la sua non voleva essere una critica dell'America, verso cui nutriva una profonda gratitudine e anche ammirazione. E più volte e in varie occasioni anche a distanza di anni ripete Mi sono dovuto inventare l'Europa, e poi ho dovuto inventarmi l'America.
Riparlerò presto di Nabokov, di cui sto finendo di leggere l'Adelphone Una bellezza russa ed altri racconti e di cui a Parigi ho trovato, in francese, un libro che in italiano non mi risulta essere stato pubblicato. Spero che Adelphi lo pubblichi presto, perchè la lettura della prime dieci pagine già mi ha mandata in sollucchero.
Ah Gallimard, Gallimard! Adoro la collezione Folio, tanto quanto in Italia adoro Adelphi ed abbraccerei Calasso.
Ma sto divagando, come ahimè spesso mi succede. Chiedo venia.

Giuliano ha detto...

Cara Gabrilu, la chiacchierata l'abbiamo già fatta a casa tua. Su Nabokov e su Kubrick non si finirebbe mai di parlare.
Piuttosto, bisognerà dire a Solimano che questi non sono tempi di fare discorsi colti... Come hai visto, c'è sempre chi fraintende, magari facendolo apposta.
I pedofili non piacevano neppure a Nabokov, almeno stando a quello che scrive lui quando ne parla.
Il vero soggetto di "Lolita" è che non si può tornar bambini, ed è davvero così. Che tristezza!